F1 | Addio ad Alberto Colombo, il capellone che ha sognato i GP
Dopo una lunga malattia, si è spento all'età di 78 anni il pilota di Varedo che ha provato tre qualificazioni in F1 con monoposto poco competitive, ma che si era messo in luce in F2 con tre podi conquistati in anni diversi. Titolare della Sanremo Racing, squadra che andava a correre nella serie cadetta con le risorse risicate, Alberto aveva cullato l'idea di dare vita a un team proprio di Formula 1. La Riviera è stata una monoposto che non si è mai vista in pista restando a lungo un curioso mistero.
Simpatico, sempre sorridente. Appassionatissimo di corse. Capellone, con una chioma riccioluta degna di Napo Orso Capo, il cartone animato degli Anni ’70. Il pilota gentleman di Varedo aveva la stoffa per mettersi in luce nel Motorsport, ma forse era di carattere troppo buono per conquistare un abitacolo fisso in F1. Il Circus lo aveva lambito solo di striscio con tre mancate qualificazioni, ma una reputazione solida se l’era fatta in Formula 2 dove aveva colto risultati brillanti.
Gli appassionati che non sono di primo pelo avranno riconosciuto Alberto Colombo, il pilota brianzolo che si è spento domenica 7 gennaio dopo una lunga malattia all’età di 78 anni. “Nel 1978 l’avevo voluto sulla mia seconda macchina nel GP d’Italia a Monza – ricorda un affranto Arturo Merzario -. Bernie Ecclestone aveva imposto alle squadre di schierare due vetture e diedi l’altra A1 ad Alberto che non era riuscito a superare le pre-qualifiche in quella che era a tutti gli effetti la gara sulla pista di casa”. La presenza di Colombo era stata supportata da una bellissima iniziativa dei lettori di Autosprint che avevano fatto una raccolta fondi per trovare le risorse necessarie a schierare la seconda Merzario A1 nel tempio della velocità.
La famiglia Colombo aveva un’avviata azienda che produceva cerchi da bicicletta che riusciva ad esportare anche in Cina già all’inizio degli anni ’70. Lo zio di Alberto, un innamorato dell’automobilismo, aveva acceso la passione nel nipote che fin dai primi contatti con le monoposto aveva mostrato buone doti motoristiche. Nel 1974 con la Scuderia del Lario, guidando una GRD-Ford e una March-Toyota era diventato campione italiano di F3. L’anno successivo passa in Formula 2 con la March-BMW della Trivellato Racing e conquista il primo punto nella serie europea a Nogaro. Nel 1977 è ottavo nella serie continentale con 18 punti e un terzo posto al Mugello. Dietro a Riccardo Patrese è secondo nel campionato italiano di F2.
Photo by: Rainer W. Schlegelmilch / Motorsport Images
Alberto Colombo, ATS HS1 Ford
Nel 1978 tenta il passaggio in F1: Gunther Schmidt, titolare dell’ATS, lo cerca per sostituire Jean-Pierre Jarier alla ATS. La HS1 era una macchina poco competitiva e Colombo fallisce la qualificazione nel GP del Belgio e di Spagna perdendo il posto, ma la squadra tedesca aveva alternato sei piloti in quella stagione e nessuno era mai riuscito ad andare a punti. Poi la delusione del tentativo mancato con la Merzario a Monza lo aveva portato a ripiegare nuovamente sulla Formula 2.
“Alberto era straordinario – spiega Marzario – gestiva con lo zio il Sanremo Racing e trascorreva tutto il suo tempo in officina a curare la macchina che poi portava in giro per l’Europa con un forgone, un carrello e un meccanico”. Con la March-BMW, in una stagione a mezzo servizio in Formula 2 ha conquistato 11 punti. Ha fatto meglio nelle due stagioni successive: nel 1979 è stato terzo a Thruxton e nel 1980 è salito sul podio a Hockenheim. A fine anno è passato dalla March-BMW alla Toleman-Hart e a Monza, in una gara non titolata per il Campionato Europeo ha concluso secondo in scia alla vettura analoga di Derek Warwick.
Dentro di sé Colombo aveva sempre coltivato il sogno della F1: avrebbe voluto dare vita alla sua squadra e aveva pensato la Riviera, una macchina pensata dall’ingegner Giorgio Valentini che non si è mai vista se non in qualche rara immagine.
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