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F1 | 50 anni dalla prima Safety Car: l'esperienza di Maylander

Cinquant'anni fa, nel Gran Premio del Canada del 1973, venne utilizzata per la prima volta in Formula 1 la Safety Car. Da quel momento la vettura di sicurezza ha cambiato volto in più occasioni, arrivando sino all'odierna alternanza tra Mercedes e Aston Martin. Da oltre vent'anni l'onore e onore di guidare la Safety tocca a Bernd Maylander, il quale ha raccontato il suo percorso e anche come sia cambiato l'utilizzo della vettura di sicurezza stagione dopo stagione.

Bernd Maylander, pilota safety car

Sono passati cinquant’anni da quel Gran Premio del Canada 1973, quando la Safety Car fece il suo debutto “ufficiale” in una gara di Formula 1. In quel caso si trattò di un esemplare giallo di Porsche 914/6, la quale diede il via a una lunga lista di auto che nel corso degli anni sono scese in pista con vetture di sicurezza.

Macchine ben conosciute e rinomate, come la Lamborghini Countach nel Gran Premio di Monaco 1983, la Porsche 911 e, più recentemente, le varie Mercedes e l'Aston Martin, le quali nelle ultime stagioni si sono alternate nel ruolo a seconda dei GP. Ma la storia della Formula 1 racconta anche di vetture più particolari, come la Ford Escort, la FIAT Tempra, la Renault Clio o una Opel Vectra, in tempi ormai lontani.

Nel corso degli anni, il suo utilizzo è cambiato in maniera importante, adattandosi alle varie ere dello sport. Da oltre vent'anni a questa parte, l'onere e l'onore di dettare il ritmo con la Safety Car tocca a Bernd Maylander, il quale, per celebrare la ricorrenza del cinquantesimo anniversario da quel Gran Premio del Canada del 1973, ha raccontato il suo percorso.

La Fiat Tempra 16V Safety Car precede Damon Hill, Williams FW15C Renault, GP del Brazile del 1993

La Fiat Tempra 16V Safety Car precede Damon Hill, Williams FW15C Renault, GP del Brazile del 1993

Photo by: Motorsport Images

“Ho iniziato nel 1990, ero in Formula 3000 e Charlie Whiting mi chiese se potevo guidare la Safety Car. Per me era una situazione completamente nuova, perché io al tempo correvo. Alle volte chiaramente mi ritrovavo dietro la Safety Car, ma poi da quel 1990, ma dagli anni 2000 ho fatto tutte le gare, di Formula 1, Formula 3, poi anche Formula 2 e GP2".

"Ora ci sono più comunicazioni, è cambiato molto in 33 anni, ci sono moltissimi dettagli. Ora, per esempio, non vedremmo mai la Safety Car davanti al gruppo per così tanti giri come in Canada nel 2011. Se la FIA sa che ci vorranno più di dieci giri, metterà la bandiera rossa, se c’è un grosso incidente metterà la bandiera rossa e così via. È cambiato molto dal punto di vista della sicurezza. Alle volte non è semplice prendere decisioni, ma cerchiamo di fare del nostro meglio", ha raccontato Maylander al podcast della F1, F1 Nations.

Al tempo, il pilota tedesco aveva ancora una carriera attiva in campo agonistico, conquistando anche un secondo posto alla 24 Ore di Le Mans del 1999 nella classe GT. Tuttavia, il richiamo del motorsport è stato più forte di tutto e, anche nel momento in cui ha deciso di lasciare le competizioni, Maylander ha deciso di dedicarsi a tempo pieno al ruolo di pilota della vetture di sicurezza nei vari campionati. Un entusiasmo vivo ancora oggi: “Quando iniziai nel 1990 ero sicuro che non lo avrei fatto per così tanti anni. Poi piano piano siamo andati avanti. Quando smisi di correre nel 2005, mi sono detto che avrei potuto continuare con questo lavoro a lungo, è interessante. Tutti noi in Formula 1 abbiamo lo stesso DNA, per questo amiamo guidare, siamo fortunati nel fare ciò che piace”.

Bernd Maylander, pilota della Safety Car, sulla griglia di partenza con Mika Hakkinen

Bernd Maylander, pilota della Safety Car, sulla griglia di partenza con Mika Hakkinen

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

"Nel mio cervello, mi sento ancora giovane. Ho 52 anni, non è semplice, ma la motivazione è la stessa di tanti anni fa, mi sento sempre nervoso, controllo ogni cosa, che sia una gara di Formula 1 o delle categorie propedeutiche. Cerco di fare sempre del mio meglio. In ogni momento bisogna sempre essere pronti. La scorsa settimana sono stato in vacanza a Le Mans, ho passato 18 ore urlando, cercando di vedere cosa stesse succedendo".   

Tendenzialmente, le maggiori critiche nei confronti della Safety Car giungono da parte dei piloti, i quali, essendo concentrati sul mantenere in temperatura gli pneumatici prima della ripartenza, spesso chiedono alla vettura di sicurezza di incrementare il ritmo. “Fortunatamente non sento i piloti via radio perché gli direi semplicemente che mi è stato consigliato dalla direzione gara di guidare più lentamente. La direzione gara ha una visione completa di cosa accade in pista, dove è l’incidente, se il tracciato è bloccato da qualche parte, le varie situazioni. In quel momento i piloti non ci pensano, perché sono concentrati su ciò che devono fare, mantenere la temperatura delle gomme, le pressioni al giusto livello e cose simili per la partenza".

Bernd Maylander, Safety Car Driver

Bernd Maylander, Safety Car Driver

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

"Io invece vengo informato di ciò che sta accadendo, se hanno bisogno di un’andatura più lenta perché hanno bisogno di più tempo per ripulire la pista, magari invece di fare 5 o 6 giri ne facciamo 3 o 4. La sicurezza al primo posto. Ma per me diciamo che i momenti migliori sono quelli in cui posso andare flat out, magari sui rettilinei come a Baku, eravamo ai 280 km/h. Ma si fa fatica a immaginare quanto siano veloci le vetture di Formula 1, è incredibile”, ha aggiunto il tedesco.

Maylander è ormai il riferimento di questo sport da oltre vent'anni e, stagione dopo stagione, ha osservato l'evoluzione dell'utilizzo della vettura di sicurezza. L'esempio più lampante che ha voluto citare è quello che nel 2007 coinvolse Robert Kubica in Canada: “Parlando del Canada, ricordo l’incidente di Robert Kubica nel 2007, in quel caso fu mandata in pista la Safety Car, ma oggi sarebbe da bandiera rossa immediata. Quindi i tempi sono cambiati in maniera importante”.

 

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