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Analisi

F1 2025: i Costruttori vogliono dimezzare il costo dei motori

Nel "Congresso di Vienna" fra i grandi capi dei Costruttori che si sono riuniti al Red Bull Ring sono emerse delle priorità: ridurre le spese di ricerca sulle power unit e semplificare i componenti per facilitare l'accesso di un nuovo marchio. Trovare una sintesi che non sia solo un compromesso al ribasso non sarà facile: il rischio è che lo sport lasci il posto allo show.

Honda Powerunit

Foto di: Honda Racing

Quali risultati ha portato il “Consiglio di Vienna” che si è svolto sabato prima del GP d’Austria? A Spielberg si sono riuniti i vertici delle Case interessate a essere in F1 come motoristi dal 2025, quando il regolamento dovrebbe portare a power unit capaci di ridurre i costi del cinquanta per cento. Insomma, chi ci mette il grano non vuole aprire troppo il portafoglio.

Qualcuno ha bollato l’incontro in casa di Dietrich Mateschitz, che motorista è quasi costretto a diventarlo per il prematuro ritiro della Honda alla fine di questo campionato, come una divertente scampagnata, nella quale ciascun Costruttore ha espresso la propria visione del futuro, senza che si sia definita una vera linea guida.

In realtà si sono messe le basi per una discussione più concreta, cercando di fare una conta di chi è davvero interessato a recitare un ruolo in F1, considerando che la piattaforma di Liberty Media può essere un eccellente detonatore mediatico per riaffermare l’importanza del propulsore endotermico nella fase di transizione verso l’elettrico che sarà molto più lunga del previsto e, quindi, è l’ibrido a rappresentare il futuro a breve.

Grazie ai carburanti bio-fuel il motore a scoppio può trovare una seconda esistenza, senza che venga messo all’indice come è stato fatto con il diesel, demonizzato come il male assoluto, mentre sappiano che non è affatto così.

Il G6 promosso da FIA (Jean Todt) e F1 (Stefano Domenicali) ha catalizzato l’attenzione di Mercedes (Ola Kallenius), Ferrari (John Elkann), Renault (Luca De Meo), vale a dire i Costruttori che sono già nei GP, mentre Dietrich Mateschiz rappresentava Red Bull che erediterà il ruolo di Honda, mentre Porsche e Audi hanno manifestato la disponibilità a entrare nel Circus.

Il primo dato positivo è che i “capi” hanno potuto discutere liberamente sulla filosofia che la F1 dovrà adottare nel prossimo futuro, dando un indirizzo su quello che dovrà essere il mercato dell’auto alternativo al full-electric, senza che a “scannarsi” ci fossero i responsabili sportivi, tutti spinti a far passare delle soluzioni che si possono tradurre in un vantaggio prestazionale.

Nella logica della (drastica) riduzione dei costi, come caposaldo di una F1 che vuole diventare sostenibile, gli OEM impegnati oggi vorrebbero la continuità dei 6 cilindri a V con la Mercedes che preme per uno status quo. Chi deve affacciarsi al Circus, invece, sarebbe molto più propenso a rivedere le scelte tecniche dell’era ibrida per mettere anche i nuovi Costruttori nella condizione di essere competitivi subito.

Fra i partecipanti, si dice, ci fosse anche un convitato di pietra: la BMW ha fatto sapere che potrebbe guardare a un rientro in F1 se la power unit fosse bi-turbo, una tecnologia che la Casa bavarese ha esteso a molte vetture della sua produzione, ma l’idea è stata subito messa in un cassetto perché la volontà di base è di mantenere l’attuale architettura del motore.

Porsche e Audi, forti delle esperienze nel WEC, vorrebbero rafforzare l’elettrificazione, portando la trazione anche davanti. Questo, però, non significa dotare le F1 di una trazione integrale 4x4, perché l’azione dell’ibrido non sarebbe continuativa, ma frutto di una gestione complessa in funzione della parcellizzazione dell’energia elettrica disponibile nell’arco di un giro e che i due marchi tedeschi hanno avuto modo di sperimentare nelle gare di durata.

Ma trovare un punto di equilibrio fra il taglio dei costi, specie se deve rimanere la MGU-H, e la semplificazione di un motore che derivi da quello esistente non è facile, se non andando nella direzione dei pezzi standard, dove si azzera la ricerca su molti componenti.

Turbo, scarichi, ibrido, impianto di alimentazione potrebbero diventare uguali per tutti, lasciando al Costruttore la libera ricerca solo in camera di combustione. Naturalmente alla Ferrari questa visione del mondo non aggrada affatto, così come piacerebbe a Red Bull Powertrain partire da un foglio bianco, con un’architettura diversa.

Formula 1, però, spinge per l’ingresso di un altro Costruttore e la sintesi fra il vecchio e il nuovo non sarà facile. L’importante è che il mondo dei GP non si trasformi in una sorta di NASCAR, perché altrimenti lo sport sarebbe costretto a soccombere allo show. Potrebbe piacere molto agli americani di Liberty, ma il Circus non deve rinunciare al proprio DNA…

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