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F.1: è una rivoluzione che allontana i tifosi?

Analizziamo cosa insegnano i primi quattro giorni di test a Jerez. Il problema non sta nel suono dei motori ma...

Bernie Ecclestone, il promotore del campionato mondiale di Formula 1, spara a zero contro le nuove monoposto dotate del motore V6 Turbo, troppo silenziose e poco affidabili. Paul Hembery, direttore di Pirelli Motorsport, si preoccupa del livello di competitività delle monoposto: l’esperto manager inglese, proprio come Mister E, ha paura che il Circus abbia fatto il passo più lungo della gamba nella rivoluzione dei regolamenti 2014 e scappino via i tifosi nel vedere macchine che girano a cinque secondi da quelle dell’anno prima. Si teme per l’affluenza sulle tribune e, soprattutto, per il crollo delle audience televisive. I TIFOSI DELUSI DALLA NUOVA F.1 Al rientro dai quattro giorni spagnoli, nel volo Ryanair per Bologna, abbiamo incontrato degli appassionati delusi che avevano speso un gruzzolo in tempo di crisi per assistere dal vivo al debutto della Ferrari F14 T. Dopo una giornata in pista hanno preferito andare a visitare Siviglia con le rispettive fidanzate perché quella Formula 1 proprio non gli piaceva. Segnali di allarme che devono far riflettere il Circus che, troppo spesso, si contorce su sé stesso senza trovare delle vere scelte condivise. CARROZZERIE CON POCHI SPONSOR La fotografia che si ricava da Jerez è per certi versi impietosa: più di metà delle squadre hanno le carrozzerie prive di sponsor principali e i bilici nel paddock sono quasi anonimi, nonostante il gran dispendio di energie. Gran brutto segno, se si considera che già l’audience tv del 2013 è stata tutt’altro che edificante rispetto al 2012. In Italia si sono persi in media un 1,2 milioni di spettatori, passando dal monopolio RAI che aveva 6,2 milioni di ascoltatori a Gp a 5,0 milioni del 2013 facendo la somma di SKY più RAI. AUDIENCE TV IN CALO Il calo dell’audience televisiva può avere effetti nefasti sui budget delle squadre perché i pochi sponsor rimasti possono ritenere che lo spettacolo nel quale stanno spendendo i loro soldi non valgono gli investimenti, riducendo in futuro il loro supporto finanziario. E questo è un rischio che l’attuale Formula 1 non si può permettere, anche perché il grosso dei proventi che arrivano alle squadre derivano dai diritti televisivi. Se lo spettacolo non sta in piedi, Bernie potrà lucrare finché i contratti con le tv più importanti non andranno al rinnovo, ma poi dovrà fare i conti con la realtà, abbassando le pretese e, quindi, riconoscendo ai team un utile minore. E con meno pubblico saranno meno disponibili a spendere anche gli organizzatori dei Gp e gli autodromi. IL PROBLEMA NON E’ IL SUONO DEI V6 TURBO Insomma la F.1 deve stare molto attenta a non avvitarsi su se stessa. Noi non siamo così catastrofisti come gli autorevoli personaggi del paddock, ma i segnali di allarme non devono essere affatto disattesi. Il suono delle monoposto è molto diverso. È vero, non è più lancinante al punto di richiedere l’uso dei tappi, ma ha una sua musicalità. Bisogna farci l’orecchio, ma ascoltando bene si possono riconoscere… vari strumenti dell’”orchestra”: il motore termico, il sibilo del turbo e quello dei motori ibridi. Un mix che a Jerez non era ancora amalgamato, ma che potrà dare qualche acuto in più quando si cercheranno le prestazioni e non solo l’affidabilità. Bocciato l’Energy Renault che per ora sembra una pentola di fagioli a cottura lenta, è accattivante il suono del Mercedes, anche se la sensazione è che lo 059/3 raggiunga un regime leggermente più alto dei 13 mila giri con cui girava la power – unit di Brixworth. TROPPE NOVITA’ TUTTE INSIEME Il sound è solo una componente del gioco e a questo nuovo aspetto ci si farà l’abitudine. Il rischio vero, infatti, sta nella radicale rivoluzione che Jean Todt, presidente della FIA, ha condiviso con i Costruttori. Troppe novità, tutte insieme. Le scelte, ci teniamo a dirlo, non sono sbagliate. Anzi, le abbiano supportate. Non siamo d’accordo sul fatto che si impongano in un colpo solo, rendendo i Gp difficili da leggere non solo per le squadre e gli addetti ai lavori, ma soprattutto per gli appassionati. OCCHIO ALLA FORMULA CONSUMO! Il limite di consumo di 100 kg/h di carburante, almeno all’inizio della stagione, sarà devastante perché mostrerà in alcune fasi della corsa un trenino di monoposto viaggiare a velocità relativa per assicurarsi di arrivare in fondo, sempre che sia stata raggiunta la necessaria affidabilità dei complicatissimi sistemi per giungere in fondo. Una F.1 che non cerca la prestazione snatura la sua anima, tornando a circa trenta anni fa quando c’erano dei piloti costretti a spingere le proprie monoposto per tagliare il traguardo con il serbatoio a secco. LA RED BULL TORNERA’ ALLA RIBALTA Christian Horner, team principal della Red Bull Racing, prima di Jerez aveva esternato il dubbio che a Melbourne potrebbero non finire il Gp il cinquanta per cento delle vetture: l’astuto manager di Milton Keynes, evidentemente, era già a conoscenza dei problemi della power –unit Renault e aveva cominciato a mettere le mani avanti, ma non si aspettava che la RB10 di fatto non avrebbe girato a Jerez. Adrian Newey ha realizzato subito una macchina estrema che concede molto poco al raffreddamento per cercare la massima efficienza aerodinamica. Una scelta progettuale che caratterizza la sua filosofia: non sono bastate le orribili feritoie posticce aperte nelle pance per consentire a Daniel Ricciardo di girare un minimo, ma il progettista inglese ha già capito dove mettere le mani. Nelle prima gare, forse, non vedremo una gran Red Bull Racing, ma nel corso della stagione aspettiamoci la “remontada” di Sebastian Vettel, quando Adrian Newey ritroverà in pista i dati che ha cercato in galleria. ATTEGGIAMENTI DIVISTICI INUTILI Regole astruse, macchine poco affidabili, prestazioni scarse (le migliori GP2 al momento non sono troppo lontane…) sono gli elementi su cui lavorare: siamo certi che le performance un po’ alla volta verranno fuori, mentre temiamo per le perversioni della F.1. Il pubblico a Jerez si è visto solo nei due giorni in cui ha girato Fernando Alonso. Gli spagnoli si sono bagnati sugli spalti per vedere in azione il loro idolo sulla F14 T, ma Fernando ha fatto ben poco per ripagare i suoi tifosi. Ha assunto certi atteggiamenti divistici che non facevano parte del suo carattere. Si è negato anche ai fotografi prima di fare il suo debutto sulla Rossa, correndo fra i motorhome come se fosse stato inseguito da un’orda selvaggia e non da professionisti che stavano facendo il loro lavoro. Inutile e dannoso. Non basta “cinguettare” su Twitter per mantenere caldo il rapporto con i propri sostenitori. Anche perché Kimi Raikkonen ha dimostrato di saper andare subito forte… MONOPOSTO MOLTO DIVERSE In F.1 tutto è top secret, anche se si tratta di segreti di Pulcinella: non si può e non si deve parlare con nessuno, se non cinque minuti nei media corner con un personaggio al giorno. Questo è il momento in cui il Circus dovrebbe andare incontro ai suoi tifosi, senza sbattergli in faccia le porte. Perché quando questi, delusi, gli gireranno le spalle, sarà dura andare a riprenderli perché avranno voltato lo sguardo altrove. Peccato, perché mai come quest’anno, in tempi recenti, si sono viste monoposto molto diverse con interessanti soluzioni tecniche innovative. Sulle quali si potrà discutere per ore. A cominciare dagli orribili musi che sono stati decisi in interminabili riunioni da quelli che sono i primi a criticarli oggi. Così è troppo facile…

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