Ecco perché Norris voleva anticipare il debutto con la Toro Rosso anziché aspettare il 2019
Il leader della F2 era pronto a lasciare la serie cadetta fintanto che era in testa, perché il rischio è che altri giovani possano riacciuffarlo, dopo la gara monstre in Bahrain. Ora pare che aspetti la McLaren.
Foto di: Glenn Dunbar / Motorsport Images
C’è fame di chilometri in Formula 1. La drastica riduzione dei test ha avuto un effetto positivo sul budget delle squadre, ma ha tolto la possibilità di svolgere l’attività primaria di un team, ovvero girare in pista.
Le vittime maggiori di questo provvedimento in vigore ormai da anni sono i giovani piloti, che di fatto sono stati privati quasi del tutto della possibilità di poter maturare una preziosa esperienza al di fuori del contesto dei weekend di gara.
L’ultimo caso è quello di Lando Norris, pilota del vivaio McLaren che sembra sempre più avviato ad essere pilota titolare del team nel prossimo Mondiale.
Il management di Norris (capitanato da Zak Brown) vorrebbe dare al diciottenne pilota britannico la possibilità di macinare più chilometri possibili in vista dell’impegno full-time nel 2019, e ha bussato alla porta della Toro Rosso per sondare la l'opportunità di rilevare il sedile del deludente Brandon Hartley.
La Red Bull ha confermato un certo interesse, ma vorrebbe vincolare Norris per più stagioni, a fronte di un investimento comunque importante. La McLaren non sembra intenzionata ad avvallare questa richiesta, ed al momento la trattativa si è arenata.
I piani della McLaren prevedevano un esordio imminente, al Paul Ricard o sul Red Bull Ring, ovvero le prossime due tappe del Mondiale, scelta che avrebbe costretto Norris a salutare la Formula 2, serie che al momento lo vede al comando della classifica generale.
Stupisce un po' la frenesia con cui l’entourage di Norris sta cercando di anticipare il suo ingresso in Formula 1, soprattutto pensando a tutto il lavoro di preparazione varato già nel 2017 in vista del l’esordio ufficiale in Formula 2, avvenuto in questa stagione.
Lo scorso anno Norris ha completato un importante programma di test con una GP2 del team Carlin (squadra con cui corre quest’anno) arrivando ben preparato all’esordio. Vada per la preziosa possibilità di macinare chilometri al volante di una Formula 1, ma di fatto si vanificherebbe quanto programmato da tempo nella serie cadetta.
Forse un altro motivo c’è. Dopo la vittoria nella tappa inaugurale in Bahrain, il cammino di Norris in Formula 2 non è stato trionfale come sperato. Al successo di Sakhir non ne sono seguiti altri, e Lando è leader della classifica generale grazie soprattutto ad una condotta molto regolare, cosa non male per un pilota al primo anno nella categoria. Ma il suo passo non è stato finora lo stesso del suo predecessore Charles Leclerc, che confermò gara dopo gara il passo dei predestinati.
Il rischio, per una carriera iper-programmata come quella di Norris, è quello di ritrovarsi a fine anno alle spalle di altri rookie, come George Russel o Jack Aitken, che stanno prendendo le misure con un campionato non proprio facile con gli esordienti, soprattutto quando non ci sono molti chilometri di test alle spalle.
Se Norris riuscisse ora a lasciare la Formula 2, lo farebbe da leader, un escamotage per essere in linea con gli obiettivi (molto ambizioni) della vigilia. Ma per riuscirci serve un sedile che al momento la McLaren non può garantire senza perdere il cartellino del suo pilota.
Il volante ci sarà nel 2019, ma non ora, e la prospettiva di un esordio a chilometri “zero” è sempre più probabile. Al contrario del successo in Formula 2, che gara dopo gare sembra meno scontato di quanto sia sembrato dopo la prima tappa di campionato,
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