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Domenicali capo di F1: l'uomo giusto al posto giusto!

Il CEO di Lamborghini ed ex team principal della Ferrari approda al ruolo che è stato di Bernie Ecclestone a capo della Formula 1. Il compito a cui sarà chiamato l'imolese di 55 anni non sarà affatto facile, ma è certamente un manager rappresentativo che conosce le esigenze dei grandi Costruttori, la vita del paddock e le contraddizioni del Circus.

Stefano Domenicali

Stefano Domenicali

Alex Galli

Quello di Stefano Domenicali non è un blitz, ma una trattativa lunga che è durata diverse settimane. Gli americani di Liberty Media non volevano fare passi nel vuoto con il successore di Chase Carey, il presidente e CEO di Formula 1.

Il baffone ha completato il suo ciclo garantendo la ripartenza del mondo dei GP dopo il lockdown dovuto al Coronavirus. Chase ha avuto il merito di chiudere in agosto l’accordo per il rinnovo del Patto della Concordia che dovrebbe dare stabilità alla F1 con l’introduzione di una diversa e più equa ripartizione dei premi e con il Budget cap che limiterà i costi.

I proventi di F1 in questo 2020 bisestile sono crollati, per cui il compito di Stefano Domenicali sarà difficile, molto difficile, ma John Malone ha scelto l’uomo giusto al momento giusto.

L’imolese di 55 anni lascerà la Lamborghini dopo aver portato il marchio di Sant’Agata Bolognese al suo massimo fulgore con l’introduzione del SUV Urus che ha aperto nuovi mercati al Toro con un incremento del giro d’affari del 28%. Esce dal Gruppo Vw a testa altissima, dopo che in Audi solo il Dieselgate aveva affossato l’ingresso dei tedeschi in F1. Il piano era pronto ed era stato accantonato.

Stefano ha maturato una grande esperienza tanto da meritarsi l’attenzione per ruoli di prestigio come l’NBA o la direzione delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina. Ha preferito restare nel mondo delle quattro ruote, seguendo il richiamo della F1. Non poteva ambire a un ruolo più prestigioso: dovrà proseguire il lavoro che era stato cominciato da Bernie Ecclestone e ereditato da Chase Carey.

Siamo stupiti che un italiano che arriva al vertice della F1 non abbia meritato un richiamo in prima pagina di tutti i quotidiani, restando la notizia relegata nelle pagine dello sport (non sul Corriere dello Sport): è la riprova di come il nostro Paese non sappia valorizzare il buono che c’è e che all’estero è molto apprezzato. Certo, Stefano ha fatto del basso profilo il suo credo, ma questo non toglie nulla alla sua rappresentatività.

Dicevamo che l’approdo di Domenicali a Londra nella sede di F1 a St. James Market non è frutto di una decisione repentina, ma di una trattativa lunga che ha coinvolto anche le squadre che hanno dato il loro pieno assenso alla scelta di Liberty Media. Nessuna controindicazione perché il Circus torna nella mani di chi non conosce solo il mondo della comunicazione o della finanza, ma è ben radicato nella vita del paddock dei GP.

Stefano è un “racer” che è arrivato a essere team principal della Ferrari dopo aver fatto una lunga trafila nella squadra del Cavallino. Ha fatto parte del dream team dell’era Schumacher con Jean Todt, presidente FIA, e Ross Brawn, direttore sportivo di F1.

La Scuderia ritrova un personaggio che ne conosce la storia e il prestigio (era stato corteggiato per un rientro a Maranello, ma non se n’è fatto nulla perché non si è liberato il ruolo che avrebbe meritato) e nel mondo inglese questo orientamento dei vertici con il Cavallino ha fatto storcere qualche bocca.

Ma il ruolo di Domenicali non sarà quello di compiacere la Ferrari, quanto assicurare alla F1 una ripresa dopo la crisi del COVID-19. Chase Carey nel rinnovo del Patto della Concordia ha fatto una concessione molto pericolosa: permette ai team di lasciare il Circus con il preavviso di nemmeno un anno sull’uscita senza il pagamento di alcuna penale, mentre un team che volesse entrare dovrebbe mettere a disposizione di quelli esistenti 200 milioni di euro come fee di ingresso.

La F1 vorrebbe diventare un circolo chiuso autofinanziato da sponsor e diritti tv. Ma come c’è la clausola d’uscita (ci pensa Mercedes?) si devono porre delle condizioni affinché grandi Costruttori possano avere interesse a mettere piede in F1.

Si vocifera di un interessamento del Gruppo Vw se non arriverà un’altra mazzata a seguito del Dieselgate: Domenicali potrebbe essere una garanzia per l’ingresso dei tedeschi nel Circus e, questo, probabilmente potrebbe trascinare anche la BMW.

Domenicali dovrà rendere la F1 attrattiva per nuovi marchi: non crediamo che le monoposto 2022 saranno una risposta o una panacea, ma ci sarà tempo e modo di correggere il tiro introducendo a livello tecnico dei temi di ricerca che potrebbero avere una rapida ricaduta sul prodotto di serie, cercando nuove sfide che vadano oltre le power unit.

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