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Direttiva tecnica FIA: ai test Pirelli i team non devono portare piloti inesperti di F1

La Casa milanese, che quest'anno inizierà anche lo sviluppo delle gomme da 18", ha ottenuto l'appoggio della FIA a tutela della qualità dei suoi test in stagione. Peccato che molti team avevano venduto le giornate a giovani piloti disposti a pagare pur di guidare una F1.

Tatiana Calderon, pilota collaudatrice, Sauber C37

Foto di: Escuderia Telmex

Dopo diversi appelli lanciati ai team nelle scorse stagioni, la Pirelli ha deciso di tutelarsi chiedendo alla FIA di mettere nero su bianco.

L’oggetto del contendere sono i test che il fornitore di pneumatici del campionato Mondiale di Formula 1 programma con tutte le squadre del Circus, un totale di 25 giornate suddivise tra i vari team. Chilometri preziosissimi per i tecnici della Pirelli, vista la quasi impossibilità di svolgere altre prove, ma che negli anni precedenti non sempre hanno portato i riscontri attesi a causa della crescente tendenza da parte dei team ad utilizzare in queste prove piloti giovani e senza alcuna esperienza del contesto Formula 1.

L’aspetto curioso è che gli stessi team, che in alcune occasioni hanno voluto puntualizzare sull’operato della Casa milanese, quando si è trattato di svolgere le prove in pista hanno spesso affidato la loro monoposto a piloti esordienti, in alcuni senza neanche un brillante palmares nelle categorie minori.

Test che (non di rado) i piloti hanno pagato cifre astronomiche, creando un contesto che ha costretto la Pirelli ad intervenire.

Una direttiva tecnica inviata dalla FIA a dicembre obbliga i team ad impiegare nelle giornate di prove Pirelli “esclusivamente piloti che hanno maturato una esperienza significativa in Formula 1, e con la raccomandazione di dare la precedenza ai titolari”, aspetto quest’ultimo che sarà molto spinto sia dalla FIA che dalla Pirelli.

Un giro di vite, per cercare di garantire uno status elevato ai riscontri che è permesso raccogliere in pista durante le simulazioni di qualifica e gara, nonché nelle comparazioni di mescole e tipologie differenti di costruzione degli pneumatici.

Ad un primo approccio sembra essere un problema più per i piloti che per i team, visto che nella maggior parte dei casi il tutto si risolverà chiedendo ai titolari di restare in pista uno o due giorni in più dopo un paio di Gran Premi. Ma in realtà anche alcuni team avranno i loro grattacapi.

Chi ha pianificato il 2019 con grande anticipo, ha già assegnato le giornate dei test Pirelli a piloti (paganti) a caccia di chilometri. Le giornate a disposizione dei rookie sono solo due, ma diversi team hanno abbinato a queste prove anche le giornate dedicate ai test Pirelli, componendo dei programmi più corposi che garantiscono un buon ritorno economico.

Si ipotizza che fossero diversi piloti interessati a queste giornate (i nomi più gettonati sono quelli di Nicolas Latifi, Sergio Sette Camara, Dan Ticktum, Louis Deletraz, Tatiana Calderon, Sean Gelael e Guan Yu Zhou) ma le squadre dovranno ritirare le loro offerte, limitandosi a gestire i soli due giorni dedicati agli esordienti.

La decisione della Pirelli, più che giustificata, ha indirettamente riproposto il problema della mancanza di opportunità per i giovani che muovono i primi passi in Formula 1.

Chi dispone di ingenti risorse finanziarie (come è stato per Lance Stroll e Lando Norris, e come sarà nel 2019 per Nikita Mazepin) può chiedere ad un team di strutturare una vera e propria squadra test per un tour di prove con la monoposto utilizzata due anni prima.

Per tutti gli altri l’unica chance sono i simulatori, o una caccia feroce al chilometro in pista, merce sempre più rara.

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