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Analisi

Condizionamenti F1: Wolff e Horner, attenti a quei due!

Lewis Hamilton e Max Verstappen se le sono suonate in pista a Silverstone, mentre Toto Wolff e Christian Horner continuano a beccarsi a livello mediatico. I due team principal stanno alimentando la rivalità sportiva con comportamenti e dichiarazioni che andrebbero misurati. Quali saranno gli effetti in Ungheria di questi atteggiamenti aggressivi e utilitaristici?

Toto Wolff, Team Principal and CEO, Mercedes AMG

Foto di: Steve Etherington / Motorsport Images

L’episodio di Silverstone è già scolpito nella storia della Formula 1, ma gli effetti dell’incidente fra Lewis Hamilton e Max Verstappen alla curva Copse durante il primo giro del GP di Gran Bretagna li scopriremo solo nel tempo.

Quale sarà l’atteggiamento del pilota olandese che è finito qualche ora in ospedale mentre il rivale andava a vincere la gara, interrompendo un periodo di 5 GP di fila a secco? Lewis era consapevole che la Mercedes gli aveva affidato per la corsa di casa una W12 competitiva, dotata di un nuovo pacchetto aerodinamico che ha funzionato.

Davanti a 150 mila tifosi impazziti per lui, Hamilton ha dato un segno chiaro ed inequivocabile che non ha alcuna intenzione di abbassare la testa di fronte all’astro nascente Max Verstappen. Non ha cercato il contatto (nella manovra alla Copse non c’è stato dolo), ma certamente ha voluto misurare qual era la soglia del rischio che l’olandese era disposto a prendere.

L’arancione non ha mai avuto paura e, quindi, non ha tolto il piede dal gas sebbene si trovasse all’esterno di una delle curve più da brivido del mondiale. I due contendenti per il titolo hanno preso le misure uno all’altro e sarà molto interessante capire quale sarà la piega che prenderà il campionato dopo questo fatto.

Le sportellate fanno parte della storia della F1, sarà da capire chi saprà trarne il maggiore giovamento e se ci sarà chi ricorrerà ancora alle maniere forti per rimarcare uno status che, almeno finora, era fatto di grande rispetto.

 Christian Horner, Team Principal Red Bull Racing, con Adrian Newey

Christian Horner, Team Principal Red Bull Racing, con Adrian Newey

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

Chi deve riporre le armi sono i rispettivi team principal che continuano a beccarsi come due comari. Toto Wolff (Mercedes) e Christian Horner (Red Bull) sono i due personaggi che hanno alimentato che la cenere ardesse e si trasformasse in pericolosi incendi.

I due manager, navigatissimi nel saper usare i media per far passare i loro messaggi, nel weekend inglese hanno perso una grande occasione per tacere: hanno parlato e straparlato avvalorando comportamenti solo da esecrare.

Toto, per difendere Hamilton dopo il crash, si è presentato nella sala del collegio dei commissari sportivi per far valere le sue ragioni, dopo che il direttore di corsa, Michael Masi non aveva risposto alla mail che l’austriaco gli aveva scritto, invitando l’austriaco ad andare dai giudici di primo grado.

Un errore gravissimo da censurare. Non è il team principal che interviene, ma tutt’al più viene convocato il pilota e il rappresentante della squadra che è il direttore sportivo. Si viene chiamati e non ci si autoconvoca.

Male ha fatto Masi a consigliare Wolff di affacciarsi nella sala dei commissari sportivi e male ha fatto la FIA a chiarire che certi soprusi non saranno più accettati: ci voleva un provvedimento la domenica stessa. Come segnale poteva anche bastare una multa salata.

Christian Horner non è da meno dell’illustre collega. Il team principal della Red Bull ha cominciato a pontificare che il danno sulla RB16B di Max era quantificabile in 1,8 milioni di dollari, circa 1,5 milioni di euro. Quasi il doppio della cifra stimata da Helmut Marko qualche giorno prima. L’abile manager inglese ha sparato alto, aggiungendo che si è rivolto a un avvocato per chiedere alla FIA una revisione della pena sportiva di 10 secondi che è stata ritenuta eccessivamente blanda.

È fin troppo chiaro che la speranza di Christian è di appensatire il provvedimento dell'inglese e, magari, indurre la FIA a non conteggiare i costi del crash nel Budget cap, liberando risorse che erano state destinate allo sviluppo della vettura.

Insomma si fanno valere questioni di cassetta e non di principio, tirando la giacchetta al potere sportivo che mostra carenze e lacune. Se andremo avanti di questo passo vedremo apparire nel paddock gli ispettori delle assicurazioni che andranno a fare i rilevamenti in pista per stabilire chi avesse ragione o torto. C’è una chiara volontà di piegare le regole scritte a volontà proprie.

E non si capisce perché il collegio dei commissari sportivi debba giudicare un azione, un sorpasso, un incidente indipendentemente dai danni che provoca, mettendo sullo stesso piano un largo nella sabbia con una terribile crash ad alta velocità.

Se un automobilista passa con il semaforo rosso se la può cavare con una multa salata e la perdita dei punti sulla patente, ma se provoca un incidente o dei feriti può vedersi privato della patente se non si prende anche una denuncia. La sanzione, dunque, varia in funzione della gravità del fatto. Cosa che non avviene in pista.

Con il nuovo regolamento di F1 che entrerà in vigore nel 2022 forse bisognerebbe riscrivere anche alcune norme del codice sportivo internazionale, a cominciare dal capitolo che regola i sorpassi. Giusto per fare un po’ di chiarezza…

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