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Clear: "La Ferrari ha più potenziale di quello visto in qualifica"

Jock Clear, responsabile degli ingegneri di pista della Ferrari, ammette che la SF16-H fatica nel giro secco a gestire le gomme, ma non crede che ci siano sistemi per controllare 2 PSI di pressione durante la gara

Jock Clear, Ferrari Engineering Director con gli ingegneri Mercedes

Foto di: XPB Images

Jock Clear, Ferrari Engineering Director
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Dave Greenwood, Ferrari race engineer and Jock Clear, Ferrari
Sebastian Vettel, Ferrari SF16-H
Sebastian Vettel, Ferrari SF16-H
Maurizio Arrivabene, Ferrari Team Principal with Sebastian Vettel, Ferrari

La Ferrari è partita alla volta di Montreal con nuove armi, ma resta l’incubo della gestione degli pneumatici in qualifica. A disposizione di Vettel e Raikkonen ci sarà qualche cavallo in più, nonché delle novità sulla SF16-H, ma la paura legata ai riscontri di sabato pomeriggio non è ancora alle spalle.

A confermarlo è Jock Clear, il responsabili dei tecnici in pista del Cavallino...
“Nelle ultime gare abbiamo avuto dei problemi in qualifica – ha dichiarato Clear ad auto motor und sport – ed è stata una brutta sorpresa. La nostra monoposto ha un potenziale molto maggiore rispetto a quanto abbiamo visto finora sul giro veloce, ma non abbiamo capito cosa accade nel momento decisivo quando c’è da tirare fuori il massimo dagli pneumatici. E questo nelle ultime tappe del Mondiale ci ha condizionato anche il risultato della gara. La domenica eravamo più veloci della Red Bull, ma abbiamo pagato un alto prezzo ai problemi avuti in qualifica”.

Il problema, evidenziato a Barcellona, si è ripresentato a Montecarlo. Ma a Maranello hanno identificato le cause?
“Onestamente no – ha spiegato Clear – ma sappiamo che serve un equilibrio perfetto che consiste nell’avere tutti i 4 pneumatici contemporaneamente nella finestra di lavoro. Bisogna portare le gomme anteriori e posteriori al momento giusto nella finestra ottimale. La chiave credo sia nei giri di warm-up che precedono la tornata veloce".

"A Montecarlo Vettel nel suo ultimo run in qualifica ha scaldato le gomme per due giri, ma alla fine non ha funzionato. Può far sorridere, ma alcuni aspetti degli pneumatici sono ancora un mistero, un buco nero. Abbiamo 1.000 sensori sulla monoposto, e conosciamo ogni più piccolo dettaglio della vettura, della power unit e della trasmissione".

"Ma se parliamo di gomme conosciamo solo la temperatura e la pressione. Ma ci sono molti altri aspetti all'interno di un pneumatico che non conosciamo. Questo rende la gestione delle gomme difficile e interessante. Non è una scienza esatta, anche perché giocano un ruolo importante la sensibilità del pilota e del suo ingegnere”.

Clear ha anche detto la sua sulla storia più chiacchierata del momento tra gli ingegneri della Formula 1, ovvero la capacità di alcune squadre nel mantenere la pressione del pneumatico stabile anche dopo la partenza della gara.
“È un aspetto importante, perché poter avere pressioni più basse vuol dire avere una maggiore aderenza. Se parliamo di un singolo giro è più facile mantenere le pressioni nella finestra di utilizzo che si desidera, ma in gara il discorso cambia. La pressione varia in base alle sollecitazioni a cui si sottopongono le gomme, all’energia che si mette su di esse, alla temperatura, agli angoli di camber e allo stile di guida del pilota".

"Noi non crediamo alle storie che riportano di alcune squadre in grado di avere dei valori di pressione significativamente più bassi rispetto ad altre. Forse mezzo PSI, ma non due! Pensiamo sia impossibile. E la FIA ha confermato che tutte le vetture in pista girano su valori legali, e non abbiamo motivo di dubitarne”.

 

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