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Clamoroso: la sostituzione di Kvyat decisa prima di Sochi!

La Red Bull ha riscritto il contratto di Verstappen, decidendo di promuoverlo sulla RB12 dalla Spagna. Ecco perché Kvyat era così nervoso in Russia: Daniil è stato sottoposto ad una pressione esagerata che lo ha portato a urtare Vettel due volte

Daniil Kvyat, Red Bull Racing

Daniil Kvyat, Red Bull Racing

Red Bull Content Pool

Daniil Kvyat, Red Bull Racing RB12
Daniil Kvyat, Red Bull Racing RB12 tampona Sebastian Vettel, Ferrari SF16-H alla partenza
Daniil Kvyat, Red Bull Racing
Daniil Kvyat, Red Bull Racing RB12
Daniil Kvyat, Red Bull Racing RB12
Daniil Kvyat, Red Bull Racing
Daniel Ricciardo, Red Bull Racing, Daniil Kvyat, Red Bull Racing, Max Verstappen, Scuderia Toro Ross
Daniil Kvyat, Red Bull Racing celebrates his third place
Podium: third place Daniil Kvyat, Red Bull Racing
Daniil Kvyat, Red Bull Racing RB12
Daniil Kvyat, Red Bull Racing with fans
Daniil Kvyat, Red Bull Racing

Nell’affare Verstapper-Kvyat-Red Bull si sono amalgamate tante situazioni, ed è emerso un quadro nel quale è facile confondere la causa con l’effetto. Apparentemente la decisone del boss Helmut Marko di rispedire Daniil Kvyat in Toro Rosso sembra legata ai macroscopici errori commessi dal russo nella scorsa gara di Sochi.

Ma siamo fuori strada, perché la decisione di rivedere la line-up dei piloti di casa Red Bull è stata presa prima del Gran Premio di Russia. Questo è il clamoroso retroscena che è emerso dopo che Daniil è stato rispedito nel team di Faenza.

Il motivo? Max Verstappen. Il pilota olandese è approdato nel mondo Red Bull a metà 2014, al termine di una feroce asta con la Mercedes che papà  Jos seppe cavalcare alla perfezione. L’allora sedicenne Max venne messo sotto contratto, e già due anni fa si sussurrò che una delle opzioni (ancora a favore di Verstappen!) gli lasciava la possibilità di svincolarsi qualora non fosse stato garantito il passaggio in Red Bull racing dopo due (o tre) stagioni.

A quanto pare questo contratto non era proprio di ferro, come quelli degli altri piloti “junior” della Red Bull, al punto che dopo le performance da fenomeno del baby olandese, l’interesse intorno al suo futuro si è intensificato.

Un team voleva rompere il contratto di Max

Parliamo di team concorrenti, che avrebbero contattato il giovane pilota per valutare la possibilità di rompere il contratto firmato nel 2014. Si tratta di un’eventualità tutt'altro che non remota, perché c’è chi ha investito del tempo per valutarne l'effettiva fattibilità.

A questo punto è scattata la contromossa della Red Bull articolata in tre punti: 
1- passaggio nel team maggiore,
2- prolungamento del contratto (si parla di 2020!),
3- importante aumento di stipendio.

Un modo per non correre il rischio di vedersi soffiare sotto il naso un pilota su cui Helmut Marko ha creduto ciecamente. Per mettere in atto il piano era però necessario liberare un volante in Red Bull Racing, ed ecco che la storia di Verstappen incrocia quella di Kvyat.

Daniil "avvisato" dopo il podio di Sochi

Paradossalmente il russo dovrebbe aver appreso la decisione dei suoi superiori all’indomani del podio conquistato a Shanghai ed alla vigilia della sua gara di casa. Non è un caso che la Red Bull Racing abbia comunicato la decisione proprio dopo il Gran Premio di Sochi: farlo prima della gara di casa di Kvyat, per il russo sarebbe stato uno schiaffo ancora più forte, e avrebbe indispettito non poco gli organizzatori della gara russa.

Alla luce di questo quadro diventa più comprensibile il nervosismo manifestato da Daniil durante lo scorso fine settimana. Dopo le prove libere il russo si è anche scagliato contro Lewis Hamilton, reo di averlo ostacolato, poi in gara c'è stato il patatrac con Vettel. Che poi, a ben vedere, era un tentativo estremo (e finito male) di superare il compagno Ricciardo alla staccata della prima curva.

Da un professionista ci si aspetta sempre un autocontrollo totale, ma dentro i caschi ci sono pur sempre dei ragazzi, nel caso di Kvyat di 22 anni, che non sono dei robot. E quel cuore che spesso gettano oltre l’ostacolo per scrivere imprese importanti, a volte di ribella a logiche che esigono delle vittime.

Ma Kvyat (a differenza di altri piloti del vivaio Red Bull macinati negli anni precedenti), non è a piedi. Ha una chance importante, perché la Toro Rosso non è la Sauber, e può consentirgli delle rivincite. Basta però che ad andare di mezzo non ci siano altri Vettel, perché giocare con le carriere (come piace a Marko) può anche essere pericoloso.

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