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Caso Ghosn, il manager si difende: "Contro di me accuse senza alcun fondamento"

Nella sua prima apparizione pubblica dal 19 di novembre, l'ex presidente di Renault e Nissan si è difeso e ha cercato di capire i motivi dell'ordine di custodia cautelare che lo tiene in carcere da settimane e che è stato più volte prorogato.

Carlos Ghosn, Presidente di Renault

XPB Images

Carlos Ghosn è apparso per la prima volta in pubblico dal 19 novembre 2018, giorno in cui è stato emesso un mandato d'arresto nei suoi confronti perché accusato di aver mentito sulla dichiarazione dei propri emolumenti, sull'utilizzo improprio di fondi Nissan e per "violazione della fiducia", un reato che, stando al codice penale giapponese, si riferisce ai dirigenti che abusano della loro posizione per un tornaconto personale a livello economico.

Ghosn, apparso piuttosto dimagrito dopo tante settimane passate in carcere a Tokyo dove con i detenuti stranieri sono molto rigidi riguardo il tenore di vita dei detenuti, ha parlato in un'audizione pubblica al tribunale di Tokyo per la sua prima deposizione definendo "insensate e infondate" tutte le accuse di cui abbiamo parlato poche righe fa.

"Ho sempre agito con integrità e non sono mai stato accusato di alcun illecito nella mia carriera professionale ultra decennale. Sono stato accusato e detenuto ingiustamente sulla base di accuse infondate e senza senso", ha affermato Ghosn davanti al giudice Yuichi Tada nell'udienza richiesta dai legali del manager di origini libanesi per conoscere le ragioni del provvedimento di custodia cautelare emesso il 19 novembre scorso e più volte prorogato nel corso del mese di dicembre e a inizio gennaio.

Nel corso dell'udienza, l'ex manager di Renault e Nissan ha spiegato come la Casa giapponese non fosse obbligata a pagargli nulla mentre le trattative sui suoi compensi successivi al pensionamento erano in corso. Ghosn ha affermato che la firma sul contratto non è mai stata apposta e di non aver mai percepito nulla dalla Nissan che non fosse stato reso pubblico come richiesto dalle normative giapponesi.

"Per me, la prova è il 'test della morte': se morissi oggi, i miei eredi potrebbero obbligare la Nissan a pagare qualcosa di diverso dal mio assegno di pensione? La risposta è un inequivocabile 'no'", ha detto a tal proposito Ghosn.

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