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Caro Fernando non è un sogno, la Ferrari ora è matura

Il successo coreano di Alonso nasce anche dalla piena consapevolezza della squadra

Fernando Alonso l'aveva detto con chiarezza: “Il Gp di Corea non sarà decisivo per il mondiale, ma potrebbe mettere fuori gioco alcuni dei pretendenti al titolo”. Mai previsione poteva essere più azzeccata. L'incredibile Gp di Yeongam ha fatto naufragare le speranze di molti aspiranti al titolo piloti: Jenson Button ha già dichiarato che si metterà a disposizione di Hamilton negli ultimi due appuntamenti che restano, essendo ormai tagliato fuori dalla disputa iridata. Dovrebbe fare lo stesso anche Sebastian Vettel con 25 punti di distacco da Fernando Alonso, ma il tedeschino non è il tipo da arrendersi se non alla matematica, per cui è facile prevedere che la Red Bull continui nel lasciare liberi i piloti di fare la propria gara fino alla fine. Una tattica suicida della squadra di Milton Keynes, che insiste pervicacemente a tenere in lizza Vettel e proprio per questa scelta rischierà di rimanere con un pugno di mosche in mano, dopo un campionato che avrebbe dovuto dominare per la supremazia tecnica mostrata dalle Rb6. Christian Horner (pesantemente condizionato da Helmut Marko, il consigliore di Dietrich Mateschitz, padrone Red Bull) ha le sue colpe: non ha tutelato Mark Webber, l'uomo giusto. L'australiano già sabato in qualifica era teso, non era il solito Mark dal sorriso aperto: sapeva che l'avversario più temibile oltre ad Alonso era proprio il compagno di squadra, perché sostenuto da tutta la squadra di Milton Keynes. E Mark sull'asfalto viscido della Corea ha commesso il più banale degli errori, schiantando contro un muretto la supremazia mondiale. Ora deve inseguire la Ferrari di Alonso a 11 punti, nella consapevolezza di non aver dietro tutto l'appoggio di un team che è ancora pronto a scommettere su Vettel. Nell'acquitrino di Yeongam è venuta fuori la forza e la consistenza della Ferrari: il nocchiero Alonso ha spinto la squadra di Maranello a crederci sempre, anche dopo l'erroraccio di Spa (un'uscita simile a quella di Webber in Corea). Certo l'esplosione del motore Renault di Vettel ha facilitato l'apoteosi Rossa, ma la Ferrari che si è vista domenica è stata superiore anche ai propri sbagli (al pit stop dell'asturiano si è perso tempo prezioso perché è scappato dalla pistola il dado delle ruota anteriore sinsitra). Una squadra monolitica, molto determinata a portare a casa il massimo risultato. E non è un caso che alla fine dalle acque in tempesta sia venuto fuori anche Felipe Massa con un terzo posto che gli ridà motivazioni e cuore per il finale di stagione, al punto che potrebbe tornare utile alla causa (specie in Brasile), quando invece sembrava una boccia persa. Luca di Montezemolo è raggiante: “Quello che mi fa più piacere è che abbiamo dimostrato che con la determinazione, l’impegno, l’umiltà e la voglia di vincere si riesce ad uscire dalle situazioni più difficili. Siamo una squadra che non molla mai e lo ha fatto vedere ancora una volta”. Stefano Domenicali predica la calma: non vuole che il team perda la concentrazione proprio adesso, nella fase cruciale. La Ferrari mette in bacheca la quinta vittoria stagionale con Alonso, tre nelle ultime quattro gare. È chiaro che a Maranello hanno cambiato passo: certo la F10 non è la migliore monoposto dello schieramento (che resta la Rb6, seppur poco affidabile), ma è migliorata tantissimo nel corso della stagione. Va riconosciuto ai tecnici diretti da Aldo Costa di aver svolto un lavoro spesso oscuro per tornare alla ribalta: e non è un caso che siano tornati a vincere quando hanno deciso di seguire la propria strada di sviluppo, smettendo di scopiazzare le novità della concorrenza. E il collante di questa Ferrari è sicuramente Fernando Alonso. Lo spagnolo c'è nei momenti che contano come domenica. Il suo valore aggiunto è la capacità di unire e motivare gli uomini, ripagandoli con gare perfette, tipo quella disputata sotto il diluvio coreano. Realizzando imprese storiche con facilità apparente, quasi che tutto fosse già scritto. E, invece, solo lui sa quale sforzo ha sostenuto domenica: Fernando ha arpionato un successo insperato, andando fortissimo quando serviva e preservando la F10 in altri momenti. Con maturità ed intelligenza. Questa volta ha mostrato grande lucidità anche il muretto, colpevole nel recente passato di alcun svarioni clamorosi, che ha saputo dettare la “rotta” ad Alonso nella difficile navigazione: Vettel, leader indiscusso del Gp fino a pochi giri dalla fine, prima di veder esplodere il motore si stava lamentando anche dei freni. La F10, invece, è stata perfetta: i tecnici, addirittura, hanno consigliato il pilota via radio di non strapazzare le gomme in un paio di curve, consapevoli di quanto fosse aleatoria quella situazione di equilibrio. Insomma ciascuno in Ferrari ha fatto pienamente la sua parte e la squadra è stata ripagata di un risultato davvero inaspettato. Alonso torna in testa al mondiale, ma ora ha la consapevolezza di avere alle spalle una squadra matura per il titolo. Cosa che non era ad inizio campionato, anche se gli uomini sono gli stessi...

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