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Boullier: "Il nostro telaio è da Top 3: potremmo sfidare subito la Ferrari"

Eric Boullier spiega l'organizzazione tecnica McLaren che è fatta con tre punte: Prodromou, Goss e Morris. Il francese crede nella crescita della Honda: "Oggi il rapporto è ottimo e stanno facendo passi importanti". Capito? "Sarà il CEO ma io risponderò a Dennis".

Eric Boullier, Racing Director McLaren

Foto di: McLaren

Eric Boullier, Racing Director McLaren
Fernando Alonso, McLaren MP4-31
Fernando Alonso, McLaren and Jenson Button, McLaren
Fernando Alonso, McLaren MP4-31
Eric Boullier, McLaren Racing Director
Jenson Button, McLaren
Jenson Button, McLaren MP4-31
Jenson Button, McLaren MP4-31
Jenson Button, McLaren MP4-31
Fernando Alonso, McLaren MP4-31 in the pits
Yusuke Hasegawa, Head of Honda F1 Programme
(Da sx a dx): Eric Boullier, McLaren Racing Director con Yusuke Hasegawa, capo del programma F.1 di
Jenson Button, McLaren Honda
Jenson Button, McLaren Honda
(Da Sx a Dx): Javier Bardem, Attore con Eric Boullier, Racing Director McLaren
Jost Capito, Volkswagen Motorsport Director
Fernando Alonso, McLaren MP4-31
Ron Dennis, Executive Chairman McLaren
Jenson Button, McLaren MP4-31
Fernando Alonso, McLaren MP4-31
Fernando Alonso, McLaren MP4-31
Atmosphere in the McLaren garage

La luce in fondo al tunnel adesso si vede. Non è proprio ancora lì, a portata di mano, ma c’è e diventa sempre più grande. Dopo un anno e mezzo durante il quale la McLaren ha vissuto il peggiore periodo della sua storia sportiva, la partnership con la Honda sembra iniziare a girare nel verso giusto. Sono in tanti al McLaren Technology Center a tirare un primo sospiro di sollievo, e tra i primi c’è Eric Boullier.

Da quando il 29 gennaio 2014 è approdato in McLaren, l’ingegnere di Laval (comune francese ad 80 chilometri da Le Mans) ha iniziato un lungo lavoro di ristrutturazione della squadra inglese. Boullier è un maniaco degli organigrammi e della divisione dei compiti, e non è stato semplice per un francese imporre le sue convinzioni nella Mecca del Motorsport britannico. Il suo lavoro è stato mortificato dal ciclo della power unit Honda, che di fatto ha gettato la squadra in una profonda crisi tecnica. Ma il suo impegno oscuro lentamente sta emergendo.

Eric, iniziamo dal momento più difficile che hai dovuto affrontare nell’ultimo anno e mezzo.
“Forse quando ho realizzato quanto lavoro sarebbe stato necessario fare per far funzionare tutto il pacchetto tecnico. Ma in realtà ogni weekend è difficile, perché non sono nel mondo delle corse per finire decimo, undicesimo o dodicesimo, e nemmeno quarto o quinto. Corriamo per cercare di vincere, e se non è possibile lottare al vertice, è sempre frustrante”. 

Come è strutturato oggi il vostro organigramma tecnico?
“Questo è stato il fronte su cui ho lavorato di più da quando sono arrivato in McLaren. Ho fortemente voluto ristrutturare quest’area, e credo che adesso tutto sia a regime. Abbiamo tre ingegneri “top”: Peter Prodromou, incaricato dell’aerodinamica, Tim Goss che segue il telaio ed i sistemi e Matt Morris, che è a capo della parte ingegneristica. Ognuno ha la propria responsabilità, e al di sopra di questi settori c’è un gruppo di lavoro che si riunisce ogni settimana e comprende me e Jonathan Neale, ma anche altre persone chiave dell’azienda come Andrea Stella, e prende le decisioni riguardo la direzione da seguire”.

Riguardo il rapporto con Honda, si può immaginare che non sia stato facile il rapporto nell’ultimo anno e mezzo.
“La Honda è un nostro partner. Non è un motore McLaren, è un motore Honda. Abbiamo dovuto imparare come lavorare insieme, affrontare le differenze culturali e le varie problematiche. Ci sono stati alti e bassi, ma oggi il rapporto tra McLaren e Honda è ottimo e i tecnici giapponesi stanno facendo degli importanti passi avanti importanti che ci portano sempre più vicini ai nostri avversari di vertice. Ogni mese ci incontriamo con Yusuke Hasegawa (responsabile del programma Honda Formula 1) in Giappone o nella sede McLaren, e ci sono molte riunioni programmate. Molti viaggi da fare. Abbiamo le conversazioni in videoconferenza, ma ci vediamo fisicamente una volta al mese”.

Quanto personale Honda è attualmente impegnato in McLaren?
“Non posso rivelare questo dato, ma sono molte. Non penso siamo tanti quanti in Mercedes o in Ferrari, ma sono comunque tante persone”.

Avete una cooperazione molto forte, come nel caso degli ultimi due token spesi per l’aspirazione. Le voci dicono che si trattasse di un componente realizzato dala McLaren…
“No, è Honda che ha progettato il sistema però abbiamo sempre più cooperazione tra le due aziende. Ci sono degli strumenti e dei procedimenti che mettiamo a loro disposizione”.

Avete una buona opinione del vostro telaio, ma ci si aspettava di più su piste come Monaco.
“Crediamo che il nostro telaio sia da top-3, diciamo tale da poter lottare con la Ferrari per il terzo posto. Monaco è stata un po’ una delusione, ma sappiamo cos’è successo. Il problema è stato legato alla gestione delle gomme”. 

Quanto vi manca rispetto allo chassis Red Bull?
“E’ difficile fare raffronti, bisognerebbe confrontare alte, bassa e media velocità. Se si ha più potenza si può utilizzare una maggiore downforce. Ma più carico aerodinamico significa anche più resistenza, cosa che non possiamo affrontare perché non abbiamo abbastanza cavalli. Quando Honda porta un aggiornamento, anche noi dobbiamo effettuare un upgrade aerodinamico, che porta più downforce e più drag, e funziona. Ma ora dobbiamo essere molto efficienti aerodinamicamente per non essere penalizzati in termini di velocità massima”. 

E’ stato il fattore tempo il maggior problema della Honda? Il fatto di aver cominciato il progetto tre anni più tardi rispetto a Mercedes e Ferrari?
“Se prendiamo Mercedes, Renault e Ferrari, hanno iniziato a lavorare sui nuovi motori nel 2010 e li hanno utilizzati dal 2014. La Honda ha deciso di partire nel 2013 e ha corso nel 2015. In due anni ha cominciato tutto da zero, mentre gli altri avevano già ingegneri con esperienza in Formula 1. La differenza è stata molto grande”. 

E’ vero che in McLaren c’è un gruppo di tecnici che lavora sull’avantreno e uno che si occupa del retrotreno?
“Si, ma è abbastanza comune”.

Che senso ha spendere grandi budget sul fronte piloti quando si fa fatica ad ottenere risultati? Da due anni avete in squadra dei campioni del mondo. Pensi che siano stati soldi investiti bene?
“Semplicemente non funziona così. Non è un mercato nel quale tu vai e ti compri un pilota. Se hai l’opportunità di lavorare con dei campioni del mondo, lo fai”.

Come viene visto il 2017 in McLaren? Avete fissato degli obiettivi?
“Non ci poniamo mai degli obiettivi oggi per il futuro, considerando anche che non abbiamo in mano lo sviluppo della power unit, che è della Honda, ma potremmo avere dei miglioramenti netti. Se saremo al livello della Mercedes, vorrà dire che lo step sarà di secondi, non di decimi. Se avremo la stessa potenza della Mercedes sappiamo che potremo lottare per le vittorie, i podi e probabilmente per il titolo”.

Come funzionerà ora il team con l’arrivo di Jost Capito?
“Lavorerà come CEO, tra Ron Dennis e me, anche se continuerò a fare rapporto direttamente a Dennis”.

Com’è lavorare con Dennis? Notoriamente non ha un carattere facile, come vi relazionate?
"
Non è sempre facile, Ron ha un carattere forte. Ma è estremamente competitivo, come me, e anche se con delle forme diverse. La maggior parte delle volte siamo d’accordo sulle cose da fare”. 

Da un po’ di tempo ormai la McLaren non ha un main sponsor…
“E’ diverso. Uno dei nostri più grandi sponsor non è sulla vettura, perché è un modello di sponsorizzazione diverso. Non ci sono più grandi sponsor come Vodafone ad esempio, il clima economico di oggi non favorisce le “accoppiate” globali, ma abbiamo nuovi sponsor, credo cinque nuovi in questa stagione”.

Ogni weekend sembra che in Formula 1 ci siano nuove regole, nuove indicazioni. Non pensi che sia tutto troppo complicato da capire?
“Sì, penso che sia troppo. La percezione dall’esterno non è positiva perché la gente non riesce a capire, vede troppe regole ed anche complesse. Non si può far questo, non può far quello… è difficile da capire anche per i fan della Formula 1”. 

Pensi che aver eliminato i test a favore di un maggior numero di gare sia stata una scelta positiva?
“Meglio avere più gare e più test! Comunque, siamo al limite in termini di calendario per quanto riguarda il personale delle squadre. Se si decidesse di tornare ad un maggior numero di test, saremmo obbligati a strutturare una squadra prove. E quando hai un test-team devi usarlo molto per ammortizzare i costi. Non saprei giudicare qual è il giusto bilanciamento, ma avere più gare aumenta anche i profitti”.

Stoffel Vandoorne ha impressionato al suo esordio in Bahrain. A quando la promozione nel ruolo di titolare?
“Sappiamo che Stoffel è pronto nella misura in cui è possibile esserlo. Nel senso che nessuno è veramente pronto per la Formula 1, serve molta esperienza specifica. Ma lui c’è. Poi vedremo nei prossimi mesi il da farsi”.

La McLaren continuerà ad investire sui giovani piloti?
“Ora molto meno, perché abbiamo già diversi piloti, e poi c’è Stoffel. Direi che siamo a posto per qualche anno. Il ciclo potrebbe riaprirsi in un paio di stagioni, ricominceremo magari a guardare ai giovani, ma per ora abbiamo ottimi piloti e non vogliamo distrarci”.

Nelle ultime settimane alcuni rumors di paddock hanno accostato il tuo nome alla Ferrari…
“Non ho mai sentito queste voci, e poi sto bene in McLaren”.

 

 

 

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