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Bottas, Perez, Ricciardo: le seconde guide in crisi d'identità

In questo avvio di stagione le seconde guide di Mercedes, Red Bull e McLaren hanno sino ad ora deluso, ma soltanto per Ricciardo e Perez può valere l'attenuate del cambio di team. Bottas, invece, sembra in una crisi profonda.

Daniel Ricciardo, McLaren MCL35M

Zak Mauger / Motorsport Images

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Ottimi primi, secondi così così. Potrebbe sembrare la recensione di un ristorante dalle ambizioni stellate, ma in realtà è il giudizio sul menù offerto dai 3 top team di Formula 1 in occasione delle prime due trasferte della stagione andate in scena in Bahrain e ad Imola.

Se le prime guide non hanno deluso, riuscendo in alcuni casi a sopperire alle carenze delle rispettive vetture, i secondi piloti non sono stati ancora alle altezze delle aspettative. Talenti del calibro di Lewis Hamilton, Max Verstappen e Lando Norris hanno monopolizzato l’attenzione con prestazioni degne dei loro curricula, mentre Valtteri Bottas, Sergio Perez e Daniel Ricciardo hanno faticato a brillare in questo avvio di stagione fornendo prestazioni altalenanti che hanno lasciato basito il pubblico a casa e gli addetti ai lavori.

Valtteri Bottas: un avvio da incubo

Le prime due gare della stagione per Valtteri Bottas sono state un calvario. Se è vero che in Bahrain il finlandese ha patito non solo un pit stop lentissimo che gli è costato oltre 10’’, ma anche una W12 che sino al venerdì aveva definito inguidabile, è altrettanto vero che lo spettacolo messo in mostra ad Imola è stato desolante.

Sul tracciato intitolato ad Enzo e Dino Ferrari, Valtteri ha ampiamente deluso in qualifica dopo essere stato il più rapido al termine delle due prime sessioni di Libere. Bottas, autore del miglior crono nel Q1, è mancato quando si è trattato di piazzare la zampata decisiva ed ha chiuso il Q3 con un ottavo tempo che ha senza dubbio infastidito Toto Wolff, specie considerando il gap di quasi mezzo secondo rimediato da Hamilton.

La partenza dalla quarta fila non ha certamente aiutato Bottas che nei tratti bagnati del tracciato di Imola è apparso alla deriva piuttosto che nel pieno controllo della sua monoposto.

I primi 33 giri di gara hanno mostrato un Bottas apatico, privo di mordente, assolutamente incapace di sfruttare il potenziale di una W12 che sicuramente non sarà ancora la vettura di riferimento come quella del 2020, ma di certo vale molto di più delle vetture che si è trovato davanti.

Nel caos scatenato dal contatto tra il finlandese e George Russell, e che ha visto Toto Wolff usare parole durissime e oggettivamente fuori luogo nei confronti del talento della academy Mercedes,  tutto il mondo si è concentrato nell’analizzare le immagini al rallentatore per capire chi fosse il responsabile dell’incidente, ma quasi nessuno si è chiesto come mai Valtteri Bottas, pilota Mercedes, si trovasse in lotta con una Williams.

L'auto di Valtteri Bottas, Mercedes W12, dopo l'incidente con George Russell, Williams

L'auto di Valtteri Bottas, Mercedes W12, dopo l'incidente con George Russell, Williams

Photo by: Charles Coates / Motorsport Images

“Se si guarda all'anno scorso, ci sono state gare molte gare in cui avrei potuto fare un lavoro migliore. Molte volte sono riuscito ad ottenere le performance che volevo, ma poi ci sono momenti in cui per qualche motivo non ci sono riuscito e mi sono sentito come se non potessi ottenere il 100% da me stesso e dalla squadra intorno a me”.

“Penso di aver capito che questo problema sia principalmente mentale e sto cercando di concentrarmi su tutti gli insegnamenti degli anni precedenti”.

“In alcune occasioni ho messo troppa pressione su me stesso. Ci sono state delle volte in cui ho subìto troppa pressione dall’esterno ed altre dove non ne ho messo abbastanza. Devo trovare il giusto equilibrio”.

Le parole pronunciate da Valtteri Bottas ad inizio marzo, in occasione della presentazione della Mercedes W12, suonano oggi beffarde alla luce di quanto visto ad Imola. Avere un compagno di squadra come Hamilton non rende certamente la vita facile, ma trovarsi a lottare in gara con chi ambisce al tuo sedile nel 2022 non è assolutamente ammissibile.

Sergio Perez: tra sfortuna e scarso feeling

Si può ritenere il messicano una delusione dopo i primi due appuntamenti stagionali? Se si guarda a quanto accaduto in Bahrain, dove Perez ha rimediato ad una strategia in qualifica discutibile chiudendo in rimonta in quinta posizione dopo essere stato costretto a scattare dalla pit lane per un problema elettrico che ha rischiato di metterlo fuori gioco già nel giro di ricognizione, la risposta è no.

Se, invece, si analizza la sofferenza vista nel rocambolesco Gran Premio dell’Emilia Romagna, allora tutto cambia.

Sergio al sabato è stato quasi perfetto ed ha conquistato il secondo tempo,ed il diritto a scattare per la prima volta in carriera dalla prima fila, con un gap di appena 35 millesimi dal crono firmato Lewis Hamilton.

Soltanto una sbavatura all’ultima curva in occasione dell’ultimo tentativo ha impedito a Perez di mettere la firma sulla sua prima pole position, ma nel confronto interno con Max Verstappen il messicano ha certamente avuto la meglio.

La situazione è però cambiata il giorno successivo. Perez è stato autore di una partenza discreta, a differenza di quella di Verstappen scattato come una furia dalla terza casella e subito in grado di strappare con forza la prima posizione ad Hamilton già alla prima curva.

Sergio Perez, Red Bull Racing RB16B

Sergio Perez, Red Bull Racing RB16B

Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images

Sergio, invece, non ha approfittato dell’avvio incerto del sette volte campione del mondo ed ha preferito accodarsi alla Mercedes numero 44 senza mostrare mai un ritmo tale da insidiarla.

La gara, poi, si è trasformata in uno strazio. Il pilota della Red Bull è stato punito con uno stop and go di 10’’ per aver superato in regime di safety car dopo essere uscito di pista tradito dall’asfalto scivoloso dell’Enzo e Dino Ferrari, ed ha poi commesso un altro errore quando la gara è ripartita precipitando così in undicesima posizione.

“Non conosco ancora come si comporta la vettura in queste condizioni” ha dichiarato un mortificato Perez a fine gran premio. “Mi è servito del tempo per mandare le gomme nella corretta finestra di temperatura nei giri iniziali”.

Sentire Perez in difficoltà nella comprensione delle gomme è una rarità assoluta. Il messicano è senza dubbio uno dei migliori interpreti delle Pirelli, ma la scarsa conoscenza della RB16B (aggravata da appena un giorno e mezzo di test pre-stagionale) non lo sta aiutando.

Sergio, però, aveva già dichiarato proprio in occasione dei test in Bahrain come gli sarebbero servite almeno 5 gare prima di poter estrarre il massimo potenziale dalla vettura disegnata da Adrian Newey. Baku sarà quindi il primo vero e proprio banco di prova per capire se la scelta di Helmut Marko e Christian Horner di puntare su un pilota non proveniente dal vivaio si sia rivelata corretta.

Daniel Ricciardo: paga il confronto con Norris

Inserire Daniel Ricciardo in questo elenco di piloti momentaneamente bocciati dispiace non poco, ma le prime due uscite dell’australiano con la McLaren hanno lasciato l’amaro in bocca.

Se è vero che in qualifica Daniel riesce ad essere allo stesso livello di Norris (il tempo cancellato a Lando nel Q3 di Imola avrebbe però portato ad una valutazione diversa ndr.), è in gara che l’ex pilota della Renault ancora stenta nel confronto diretto con il compagno di team.

In Bahrain la corsa di Ricciardo è stata rallentata sin dal primo giro da un danneggiamento al fondo frutto dell’impatto di Pierre Gasly contro la McLaren dell’australiano che ha costretto Daniel a chiudere in una anonima settima piazza, mentre ad Imola il pilota australiano non è mai riuscito a trovare il bandolo della matassa sin dal venerdì.

In occasione dei tre turni di libere, Ricciardo ha sempre faticato mentre Norris, nelle FP3, è riuscito a trovare quella chiave di lettura per avere tra le mani una MCL35M performante sull’asfalto del circuito dedicato ad Enzo e Dino Ferrari.

In gara, poi, si è assistito ad un crollo di prestazioni di Daniel. Quando è avvenuta la ripartenza i due piloti della McLaren hanno deciso di prendere daccapo il via con gomme soft (nell’illusione di avere un ottimo spunto in caso di avvio da fermi), ma Ricciardo è parso perennemente in difficoltà ed è stato invitato dal team a dare strada ad uno scatenato Norris che alla fine è riuscito ad artigliare il primo podio stagionale e rifilare oltre 20 secondi di distacco al compagno di team.

Daniel Ricciardo, McLaren MCL35M, Lando Norris, McLaren MCL35M

Daniel Ricciardo, McLaren MCL35M, Lando Norris, McLaren MCL35M

Photo by: Andy Hone / Motorsport Images

“Al via sono riuscito a guadagnare una posizione e per un po' ho occupato la quinta piazza, ma quando la pista ha iniziato ad asciugarsi ho accusato dal graining all’anteriore destra che non mi ha consentito di mantenere un buon ritmo”.

“Alla ripartenza abbiamo deciso di  montare gomma soft per sfruttare al meglio una potenziale avvio dalla griglia, ma ho fatto fatica sia con le posteriori che con le anteriori. Non è stata una gara fantastica, il mio passo non era assolutamente speciale. Dovrò soltanto continuare a lavorare e cercare di migliorare”.

Sentire un Ricciardo così abbattuto fa strano, ma i numeri non mentono. Il confronto interno con Norris è al momento a vantaggio dell’inglese, capace di cogliere un quarto ed un terzo posto nelle prime due gare della stagione.

Anche a Daniel, però, si dovrà concedere del tempo così come a Perez. L’ex pilota Renault dovrà abituarsi rapidamente ad una monoposto per lui inedita che può puntare con decisione al ruolo di terza forza.

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