BMW nega l'interesse per la F1: "Ora non ci serve e c'è crisi"
Per la BMW il ritorno in Formula 1 al momento non è contemplato, stando a quanto ha dichiarato Klaus Fröhlich in una intervista rilasciata a Süddeutsche Zeitung.
Foto di: LAT Images
La Casa bavarese aveva abbandonato il circus nel 2009 per dedicarsi alla sostenibilità per un futuro migliore, più che per motivi legati alla crisi economica, cosa che l'AD Norbert Reithofer ha sempre negato.
A Monaco il discorso F1 pare non essere più venuto fuori in questi anni, come afferma appunto il responsabile dello sviluppo della Casa Bavarese, facente parte del suo Consiglio Direttivo.
"Il contributo del marchio è minimo e gli investimenti giganteschi, quindi non ci siamo pentiti dell'uscita dalla F1 - spiega Fröhlich - Fra l'altro, in questo momento la F1 sta attraversando un momendo molto difficile coi cambiamenti in atto".
Nick Heidfeld, che corse nel 2009 per la BMW Sauber, recentemente ha criticato l'allora decisione di mollare: "Come pilota dico che hanno sbagliato, era troppo presto per andarsene - ha commentato il tedesco al podcast 'Beyond the Grid' - Come azienda, allora eravamo nel periodo di crisi economica, quindi capisco che fosse la decisione giusta".
Come avevamo riportato ieri, Fröhlich si è mostrato critico anche sulle modalità in cui Audi ha abbandonato il DTM, senza avvisare prima BMW, che al momento si guarda attorno con la speranza di arrivare a nuovi format.
"La nostra strategia nel motorsport segue quella dell'azienda, non è che ci mettiamo a costruire una Formula 1 perché le altre auto sono noiose da fare. Non abbiamo bisogno di un campionato particolare per risaltare il marchio. Per alcuni grandi costruttori magari è così, ma dall'altro lato abbiamo delle strategie legate al prodotto di serie con motori termici ed elettrici su cui orientarci".
"Il fatto è che, in generale, la volontà di investire è più bassa e con l'aggiunta dei problemi legati al Coronavirus dobbiamo far fronte a quella che rischia di essere forse la più grande recessione economica dal 1945. Ecco perché vedo durissima che ci siano nuovi iscritti alla F1 in questo contesto. Le aziende hanno bilanci che variano molto e il motorsport ne è un riflesso. E per me si tratta di una cosa che va costruita bene, non è che puoi entrare e uscire a piacimento da esso".
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