Arrivabene: "In squadra clima diverso da quello che si legge sui giornali"
Il team principal della Ferrari, Arrivabene, ammette che sul team di Maranello c'è la stessa pressione che si esercita sulla Nazionale di calcio, ma il clima interno è migliore di quanto sembri fuori. Il bresciano soddisfatto delle ultine modifiche.
Foto di: XPB Images
Maurizio Arrivabene vuole essere l’uomo squadra della Ferrari. Anche se è ferito per gli attacchi che da più parti gli sono arrivati dalla stampa, va dritto per la sua strada, come se niente fosse. In realtà il team principal di Maranello sta subendo dall’inizio dell’anno una forte pressione dovuta alle aspettative troppo alte che il presidente Sergio Marchionne ha messo sulla squadra del Cavallino che, invece, si è rivelata incapace di reggere il confronto non solo con le Mercedes, ma anche con le Red Bull Racing che hanno preso il volo al secondo posto nel mondiale Costruttori.
La Ferrari, quindi, cerca di chiudere in maniera onorevole la stagione 2016, lavorando nel contempo in funzione del prossimo anno quando le monoposto saranno drasticamente diverse per l’ennesima rivoluzione regolamentare e potrebbe essere possibile cambiare le gerarchie in campo.
I miglioramenti visti a Suzuka sulla SF16-H sono finalizzati anche alla nuova vettura oppure no?
“E' una buona domanda. Perché quello che abbiamo messo in macchina a Suzuka, è studiato anche in vista del prossimo anno. La prestazione è stata buona, e viste le circostanze, dal momento che Suzuka è una pista ad alte prestazioni, era il tracciato ideale per saggiare alcuni particolari e per monitorare esattamente il comportamento della vettura in determinate condizioni. E abbiamo avuto tutte le risposte che volevamo”.
Luca Baldisserri in un’intervista al Corriere dello Sport ha detto che in Ferrari si respira un “clima di paura”. Come rispondi?
“Questa è una vecchia storia. La Ferrari in Italia è come la nazionale di calcio. Penso che avere la pressione sia normale, così come avere tensione e critiche. Dobbiamo convivere con questo stato. Poi a volte succede che c’è chi superi il limite. Il nostro compito è restare concentrati in quello che stiamo facendo. L’obiettivo è di seguire la nostra strada e di guardare a quello che stiamo facendo. Se si lavora a Maranello, se si è parte di un marchio come la Ferrari, si deve accettare tutto questo, che piaccia oppure no. L'atmosfera all'interno della squadra è completamente diversa da quello che la gente può pensare, o che a volte legge sui giornali”.
Come giudichi la collaborazione con Haas, il team americano che oggi corre in casa?
“Sono contento della partnership con Gene Haas. E devo anche dire che sono onorato di collaborare con Haas, perché è a mio parere è un esempio da seguire da parte dei team minori. Mi è piaciuto come è entrato in Formula 1, investendo in un campionato nel quale crede con un progetto di lungo termine. È un team serio, molto impegnato”.
“Nel tempo ho visto molte squadre entrare in F.1 e lasciare dopo poco avendo speso male tutti i soldi che avevano in tasca. Il team Haas non rientra in questa categoria: sono un esempio da seguire perché si sono dati degli obiettivi da raggiungere in un impegno di lungo termine. Quindi, io sono più che soddisfatto della collaborazione con la Haas. La Formula 1 ha bisogno di persone serie…”.
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