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Analisi test Barcellona: Toro Rosso e motore Ferrari fanno più km!

La STR13 motorizzata Honda è la monoposto che in 4 giorni ha coperto 324 giri, 12 in più della Mercedes che di solito è la stakanovista dei test. Dietro alla W09 c'è la SF71H, male la Red Bull. Fra le power unit quella Ferrari precede la Mercedes.

Test di Barcellona, distanze percorse
Pierre Gasly, Scuderia Toro Rosso STR13
Toro Rosso Team member
Lewis Hamilton, Mercedes-AMG F1 W09 supera Max Verstappen, Red Bull Racing RB14 nella ghiaia
Lewis Hamilton, Mercedes-AMG F1 W09
Sebastian Vettel, Ferrari SF71H
Sebastian Vettel, Ferrari SF71H
I fan guardano Sebastian Vettel, Ferrari SF71H
Charles Leclerc, Alfa Romeo Sauber C37
Marcus Ericsson, Alfa Romeo Sauber C37
Motore Ferrari SF70H 2017
Max Verstappen, Red Bull Racing
Max Verstappen, Red Bull Racing RB14 nella ghiaia
La monoposto di Max Verstappen, Red Bull Racing RB14 viene recuperata dalla ghiaia
Nico Hulkenberg, Renault Sport F1 Team R.S. 18
Nico Hulkenberg, Renault Sport F1 Team RS18, Valtteri Bottas, Mercedes-AMG F1 W09

Qual è la squadra che ha percorso più strada nella prima sessione di test collettivi a Barcellona? Pensando alla superiorità mostrata nel tempo dalla macchina organizzativa teutonica verrebbe da dire la Mercedes, ma i dati dicono che non è così. E sapete qual è la power unit che ha macinato più chilometri? E’ quella Ferrari!

Il team di Brackley è stato sopravanzato dalla sorprendente Toro Rosso che ha collezionato12 giri in più di quelli messi insieme da Lewis Hamilton e Valtteri Bottas con la W09. La squadra di Faenza ha totalizzato 303 giri in quattro giorni, pari a 1.508 km.

Questi numeri ovviamente non sono comparabili con quelli dello scorso anno perché il grande protagonista del turno è stato il maltempo che ha imperversato quasi sempre, costringendo le squadre a cambiare continuamente i propri piani di lavoro per adeguarli alla situazione.

La Toro Rosso pare sia riuscita a fare in pochi mesi ciò che non la McLaren non è stata capace di realizzare in tre anni di rapporto esclusivo con la Honda nella fornitura della power unit. I giapponesi avranno risolto i guai di affidabilità del motore nipponico, ma è indubbio che l’aver installato il 6 cilindri nel telaio della STR13 deve essere stato un bel passo avanti nella vita del propulsore che ha la possibilità di respirare.

Il packaging del retrotreno della monoposto è stato condiviso fra le parti e l’affidabilità deve essere stata uno dei punti forti nella definizione del progetto fra Toro Rosso e Honda, mentre non deve essere stato così per la McLaren. Volete un esempio? Ieri con 14 gradi di aria la MCL33 ha dovuto aumentare l’estrazione dell’aria calda dalle pance altrimenti il motore Renault non sarebbe stato raffreddato abbastanza, rivelando una parte di dove fossero i problemi…

Dicevamo della Mercedes che è seconda nella percorrenza con 306 giri (pari a 1.424 km): il grosso del lavoro lo ha svolto Valtteri Bottas che ha girato anche quando le condizioni non erano certo quelle ideali, mentre Lewis Hamilton ha avuto modo di apprezzare le qualità della W09 nell’ultima mezza giornata, nella quale ha avuto la conferma che la nuova freccia d’argento in abito “lungo” avrebbe cancellato alcuni dei problemi che gli avevano resa difficile la vita nella prima parte della stagione.

La sensazione è che Bottas abbia accettato i galloni del “gregario” al cospetto di Sua Maestà, rivelando da subito un canovaccio che vedremo spesso nel corso del campionato 2018. La Mercedes ha dato la sensazione di essere una monoposto evoluzione di quella che ha vinto due titoli nel 2017 e ha, quindi, la possibilità di sfruttare da subito il suo potenziale, mentre la Ferrari che ha deciso di seguire la W09 nel passo lungo, deve ancora trovare le giuste coordinate per far funzionare al meglio una macchina che è molto più diversa di quello che si pensasse dalla SF71H.

Eppure i tecnici diretti da Mattia Binotto hanno fatto un buon lavoro perché se ne sono tornati a casa con i dati dei 298 giri percorsi, appena 8 in meno della Mercedes. Non solo ma, come abbiamo accennato all’inizio, la power unit 062 EVO montata sulla SF71H oltre che sulla Haas e l’Alfa Romeo Sauber è quella che ha messo insieme 768 tornate (pari a 3.575 km) senza alcun problema.

Corrado Iotti deve aver fatto un buon lavoro nell’inverno perché la power unit del Cavallino ha macinato più chilometri di quanto non abbia fatto quella Mercedes montata sulla freccia d’argento insieme a Williams e Force India. Buona anche la distanza della Renault che è arrivata a 742 giri. Al motore di Viry Chatillon sono mancati i chilometri della Red Bull: la RB14 è una macchina molto interessante che ha mostrato alcune criticità legate alle vibrazioni.

I deviatori di flusso ai lati delle pance si sono rotti spesso pare per le oscillazioni del profilo alare che li sostiene, così come sembra che anche il guasto alla trasmissione sia stato generato delle vibrazioni generate dal motore.

La macchina di Newey, quindi, non ha tradito le aspettative del passato mettendo nel carniere solo 209 giri, proprio come la Haas VF-18. Ha percorso solo due giri in più la Force India che ha nella mancanza di liquidità economica il vincolo più forte: pare che non sia ancora stata pagata la fornitura dei motori Mercedes dello scorso anno. Con queste premesse è difficile pe pensare che la squadra di Silverstone possa restare al quarto posto del mondiale Costruttori.

In materia di percorrenza va segnalato l’ottimo lavoro svolto dall’Alfa Romeo Sauber che con la C37 può contare su un pacchetto molto consistente che deve essere sviluppato, perché le prestazioni non sono ancora state pari alle attese.

Bene la Williams e la Renault che sta crescendo per diventare un vero top team, mentre delude la McLaren che ha collezionato una serie di problemi (non ultimo il cedimento di un dado ruota) e non ha dato la sensazione di aver invertito la tendenza del 2017, per quanto i volti sorridenti di Eric Boullier e Fernando Alonso dicano che sono usciti dal tunnel delle delusioni con la Honda…

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