Analisi tecnica/3: la Red Bull era diventata il team da battere a Monaco
Daniel Ricciardo ha concluso il GP di Monaco al secondo posto, ma l'australiano avrebbe potuto essere il vincitore. Giorgio Piola e Matt Somerfield ci spiegano quali sono stati gli aggiornamenti della Red Bull nel Principato.
Foto di: XPB Images
F.1 analisi tecnica di Giorgio Piola
Giorgio Piola è l’esperto di tecnica di Formula 1 che segue i Gran Premi dal 1964. Il giornalista italiano è considerato il più autorevole divulgatore dei segreti delle monoposto: i suoi disegni e le animazioni permettono di scoprire le novità introdotte dai team ai Gp.
Red Bull
La minaccia della Red Bull nei confronti della Mercedes ora sembra essere reale: la vittoria in Spagna poteva essere confermata da un altro successo a Monaco, senza l'errore in pit lane, che ha privato Daniel Ricciardo delle gomme al pit stop. Anche se la classifica di campionato dice il contrario, sembrerebbe la Red Bull la vera sfidante della Mercedes, con la Ferrari un po' alla deriva nel corso delle ultime gare. L’aumento di potenza promesso dalla power unit Renault evoluta (sono stati spesi tre gettoni di sviluppo) potrebbe permettere una volta di più al team di Milton Keynes la ricerca del carico aerodinamico piuttosto che l'efficienza.
Il programma di sviluppo aerodinamico della Red Bull è stato forse meno intenso di quello che abbiamo visto da parte del team negli ultimi anni, ma la squadra ha cercato di consolidare il pacchetto prima che arrivasse la nuova power unit Tag Heuer (Renault). Per Monaco è apparsa una nuova ala posteriore (sopra) con diverse soluzioni che avevamo già visto in passato.
Gli interventi hanno riguardato soprattutto le paratie laterali. A Montmelò la feritoia verticale che è prossima al bordo d'entrata era più corta e meno profonda, mentre in coda non c'erano i quattro deviatori radiali che hanno il compito di deviare il flusso dello strato limit, mentre sono spariti i due soffiaggi in stile Mercedes che si erano osservati nella parte pià bassa in Spagna.
Le modifiche sono state pensate per aumentare la deportanza nel retrotreno rendendo più efficienti il diffusore e l'ala posteriore facendo in modo che i soffiaggi laterali permettano di farli funzionare all'unisono.
Di solito con questi angoli di attacco è necessario completare il pacchetto con l'adozione di un Monkey seat, mentre la Red Bull Racing è riuscita a farne a meno anche su un tracciato che richiede il massimo carico come Montecarlo.
Questa è l'ennesima testimonianza della superiorità in materia aerodinamica della RB12 che si è confermata nelle prestazioni di Daniel Ricciardo mentre la pista era bagnata
McLaren
La McLaren è arrivata a Monaco nella convinzione di far valere la qualità del proprio telaio nella speranza di fare la differenza su un circuito che richiede carico aerodinamico. Purtroppo, il team ha perso molto tempo nel definire quale fosse la migliore configurazione aerodinamica rispetto alle due versioni di Monkey seat disponibili che sono state provate nel corso delle prove libere (nella foto sotto).
La McLaren solitamente gira con una configurazione diversa che poi è stata usata in qualifica e in gara anche a Monaco: sotto, ecco il Monkey seat dotato di due flap e un soffiaggio e diverse paratie laterali dell'ala posteriore: le frecce mostrano gli slot che permettono di aumentare la portata d'aria sotto al profilo principale, e le bandelle radiali utili ad aumentare il carico verticale.
Nella parte anteriore della MP4-31 gli aggiornamenti portati a Barcellona sono stati utilizzati da entrambi i piloti, così come la nuova presa dei freni anteriore.
La McLaren ha conservato anche a Montecarlo la nuova presa dei freni anteriore: nel tondo si osserva la vecchia versione che aveva le prese per il raffreddamento fra la palpebra di carbonio e la gomma anteriore, mentre ora sono all'esterno di essa. Le feritoie vengono cambiate in funzione delle caratteristiche del tracciato per avere la migliore portata di aria al mozzo forato, al disco e alla pinza.
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