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Analisi motori: in qualifica Mercedes precede Ferrari, con Renault che si avvicina

Stando alle rilevazioni fonometriche svolte a Montreal in qualifica, Bottas aveva una dozzina di cavalli in più di Hamilton. Il motore 2 di Vettel è vicino a quello dell'inglese. Delude la Honda staccatissima.

Mercedes-AMG F1 W09 diffuser detail

Foto di: Giorgio Piola

Lewis Hamilton, Mercedes-AMG F1 W09
Valtteri Bottas, Mercedes-AMG F1, Sebastian Vettel, Ferrari e Max Verstappen, Red Bull Racing festeggiano con Valtteri Bottas, Mercedes AMG F1
Il poleman Sebastian Vettel, Ferrari SF71H festeggia nel parco chiuso
Il poleman Sebastian Vettel, Ferrari SF71H, nel parco chiuso
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W09
Red Bull Racing RB14, dettaglio dello scarico
Dettaglio del motore di Daniel Ricciardo, Red Bull Racing RB14
Toyoharu Tanabe, Direttore Tecnico F1, Honda
Pierre Gasly, Toro Rosso STR13, nell'abitacolo della sua monoposto
Pierre Gasly, Toro Rosso
Brendon Hartley, Toro Rosso STR13

Qualcuno ieri a Montreal si è divertito a misurare le potenze delle power unit con degli strumenti fonometrici e dalla lettura dei dati sono emersi alcuni aspetti molto interessanti che meritano di essere analizzati.

Al di là della strepitosa pole position di Sebastian Vettel i tempi hanno detto che c’erano tre piloti e le tre monoposto dei top tam in appena 173 millesimi di secondo, a riprova di un grande equilibrio.

A dispetto di quanto si sarebbe potuto pensare la power unit che nel giro secco ha mostrato più brillantezza è stata quella di Valtteri Bottas, sebbene abbia sulle spalle quasi 5 mila chilometri, essendo al settimo GP di vita. Verrebbe da dire che non c’è una grande perdita di potenza fra un motore fresco e uno che è quasi arrivato al limite della sua durata.

I tecnici di Brackley non avrebbero spinto al massimo il “bottone magico” in qualifica per preservare l’affidabilità del 6 cilindri del finlandese che deve assolutamente vivere ancora un GP, in attesa che in Francia faccia il suo debutto il tanto atteso motore 2.

La nuova unità disporrà anche di una nuova benzina più energetica, adatta a sfruttare il pieno potenziale del propulsore di Brixworth che in Canada è stato portato solo come eventuale scorta, dopo che era emerso un problema di affidabilità durante l’ultimo long run svolto al banco dinamico.

Lewis Hamilton in Q3 disponeva di una dozzina di cavalli in meno rispetto al compagno di squadra che, al netto dell’errore dell’inglese che ha bloccato in staccata al tornantino, valgono quel decimo di differenza nei tempi fra le due W09.

Se si considera che il quattro volte campione del mondo di solito riesce a metterci del suo nelle prestazioni canadesi (ha collezionato 6 pole e 6 vittorie sull’Isola di Notre Dame) appare più che evidente che l’ordine Mercedes sia stato quello di prendere dei punti preziosi con il leader della classifica iridata, evitando un ritiro per problemi meccanici che avrebbe un effetto devastante sulla stagione.

La sbagliata scelta nella allocazione delle gomme (la Mercedes ha puntato su pochi treni di Hypersoft) ha peggiorato la situazione, ma Lewis disponeva di una power unit con più cavalli di quella di Ferrari di Sebastian Vettel.

La differenza si è sensibilmente ridotta: si parla di una decina di cavalli in versione da qualifica, ma potrebbe essere leggermente maggiore in condizione gara. Il motore 2 della Ferrari, quindi, rappresenta un piccolo passo avanti, ma il vero salto prestazionale ce lo dobbiamo attendere con lo step 3.

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È giusto, allora, rimarcare le qualità di telaio e di aerodinamica della Rossa che nel veloce di Montreal ha confermato la sue doti: oltre a rilevare la migliore velocità massima alla speed trap fra le monoposto dei tre top team con 326,4 km/h (contro 326,2 km/h di Bottas e 324,5 di Hamilton, con Verstappen a 324,1 km/h) la SF71H è risultata nettamente la più veloce negli altri tre punti di rilevamento.

In particolare sulla linea del traguardo si registra una differenza fra la Rossa del tedesco accreditato di 303,3 km/h contro i 301,2 km/h di Hamilton e i 299,9 km/h di Bottas. La Ferrari, dunque, rivela buone doti di percorrenza nell’ultima chicane e una perfetta trazione che esaltano le qualità delle novità aerodinamiche sono state introdotte nel fondo e nei bargeboard.

E il motore Renault? Stando ai rilevamenti fonometrici il 6 cilindri di Viry Chatillon che per la prima volta avrebbe usato il suo “bottone magico” in qualifica si attesterebbe a 27 cavalli dal Mercedes di Bottas. I francesi, quindi, per quanto con uno sviluppo piuttosto lento, starebbero chiudendo il gap da Mercedes e Ferrari che restano davanti.

Il fatto che Max Verstappen abbia pagato solo 173 millesimi da Vettel con la RB14 evidenzia che il telaio di Adrian Newey riesce a sopperire a certe mancanze di potenza, ma ci viene anche il sospetto che, forse, la FIA farebbe bene a non accanirsi con i controlli sulla Rossa, ma cominci a dare uno sguardo alla Red Bull e alla sua capacità di saper preservare gli pneumatici con qualche… alchimia nel controllare la pressione delle gomme.

Alla lista manca la Honda: la prestazione di Brendon Hartley con la Toro Rosso, 12esimo in griglia a 1”8 da Vettel, testimonia che i 27 cavalli in più che i giapponesi avevano visto al banco, in pista, almeno per ora non si sono visti. Tanto che si parla ancora di un… buco di oltre 50 cavalli per guardare al vertice.

La Red Bull sarebbe tentata di passare l’anno prossimo alle power unit Honda, ma questi dati frenano l’entusiasmo di chi già pensava di risparmiare un pozzo di soldi facendo due monoposto “gemelle” con la Toro Rosso, sfruttando quanto il regolamento ha già concesso alla partnership fra Haas e Ferrari…

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