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Analisi: la "Ferrari di tutti" è vincente grazie al cocktail tricolore

Mattia Binotto, Simone Resta, Enrico Cardile, Lorenzo Sassi sono i padri nobili della SF70H che è nata dalla collaborazione di un gruppo capce di rendere la Rossa vincente al debutto. Scopriamo quali sono state le chiavi del successo di Vettel a Melbourne.

Race winner Sebastian Vettel, Ferrari SF70H

Race winner Sebastian Vettel, Ferrari SF70H

XPB Images

Ferrari celebrate at the podium with flags
Race winner Sebastian Vettel, Ferrari SF70H
Mattia Binotto, Ferrari Chief Technical Officer
Sebastian Vettel, Ferrari SF70H
Podium: winner Sebastian Vettel, Ferrari, second place Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1, third place
Sebastian Vettel, Ferrari SF70H
Sebastian Vettel, Ferrari, 1st Position, Lewis Hamilton, Mercedes AMG, 2nd Position, and Valtteri Bo
Race winner Sebastian Vettel, Ferrari SF70H
Race winner Sebastian Vettel, Ferrari SF70H
Race winner Sebastian Vettel, Ferrari

Sembrava un’impresa impossibile, poi è diventata una speranza, ed ora è realtà. La Ferrari ha sbancato Melbourne, cogliendo un successo su cui solo un mese fa avrebbero scommesso davvero in pochi. Anzi, a dirla tutta c’era chi aveva previsto una stagione-calvario per gli uomini in rosso, con una monoposto senza padri (o con troppi genitori, scegliete voi) che sarebbe stata il risultato di una politica di ristrutturazione tecnica diciamo in controtendenza.

Perché mentre il mercato della Formula 1 vive di star dai contratti milionari anche nei ruoli di responsabili tecnici, a Maranello hanno deciso di mettere in atto una feroce opera di…potatura. Un taglio qui, un altro là, brevi comunicati stampa che annunciavano “la conclusione del rapporto con…”, senza però attingere al mercato dei VIP per rimpolpare l’organigramma.

E questo è stato visto come un errore, almeno fino ad oggi. Perché la pista ha detto altro, lasciando spazio a molte riflessioni. Il cocktail tricolore composto da Mattia Binotto, Simone Resta, Enrico Cardile, Lorenzo Sassi, e molti altri nomi che diventeranno sempre più familiari se il copione di Melbourne proporrà delle repliche, ha partorito una monoposto che (a Melbourne) si è rivelata un riferimento di equilibrio. E’ presto, e sarebbe errato battezzare la SF70-H come una vettura migliore della Mercedes. Ma era lì, nella scia di Hamilton dopo 16 giri di gara. Fondamenta importanti.

“E' in pista che si raccolgono i frutti del lavoro collettivo fatto in inverno – ha commentato il direttore tecnico Binotto - un lavoro intenso, in cui ciascuno ha raddoppiato l'energia e l'impegno. Già in qualifica si era visto che i valori in campo erano molto simili e sapevamo che la gara sarebbe stata molto tirata".

"Il GP si è giocato tutto al cambio gomme: in quel momento avevamo probabilmente un degrado di pneumatici migliore dei nostri avversari a fine stint, e questo ci ha permesso di restare in pista più a lungo. Da lì in avanti si è trattato di portare a casa il risultato dal punto di vista dell'affidabilità”.

Questa è la cronaca, ma la base è una monoposto che ha subito trasmesso grande fiducia al box ferrarista.

Molte le indicazioni arrivate nel corso del weekend. Dopo anni di sudditanza tecnica ed anche psicologica, oggi a Melbourne nel box del Cavallino non hanno avuto dubbi sulla volontà di voler giocare con la Mercedes ad armi pari.

Hamilton al pit-stop ha montato le soft? Ecco che Vettel sceglie la stessa mescola. In passato sarebbe stata scelta una strategia opposta a quella dei “grigi”, consci che a parità di condizioni non ci sarebbe stata chance. E una prova di forza è stata anche la sicurezza nella propria strategia, che ha visto cedere per prima Mercedes nella guerra di nervi legata all’undercut.

“Ci attendono altre diciannove sfide – ha concluso Binotto - e la gara di oggi dimostra quanto poco basti per essere davanti o dietro. Quindi dobbiamo continuare a spingere il più possibile sullo sviluppo”.

La vittoria di gruppo è stata celebrata anche da Maurizio Arrivabene, che continua a vivere il suo ruolo di team principal in modo quasi fisico. C’è molto del suo operato in questo gruppo di lavoro, nell’ossessionante messaggio che senza essere un gruppo non si va da nessuna parte. Il gruppo oggi c’è, in effetti, ed è anche arrivato il ritorno alla vittoria.

“Alla presentazione della SF70H l'avevamo definita "la Ferrari di tutti" – ha commentato Arrivabene - per questo il successo di oggi rispecchia lo sforzo di chi ha lavorato duramente, nei mesi scorsi, sia a Maranello che in pista. Questa è solo la prima gara del campionato: ne mancano ancora 19 e ad ogni Gran Premio dobbiamo mantenere alta la concentrazione, evitando di distrarci e guardando già da oggi avanti, al prossimo Gran Premio in Cina”.

 

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