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Analisi GP della Cina: salvate il soldato (Ryan) Giovinazzi!

Due crash in due giorni: Antonio Giovinazzi paga lo scotto del noviziato in F.1. Da possibile sostituto di Kimi nel 2018 a sfascia-macchine, il passo è breve. Ecco perché bisogna preservare il talento dell'italiano per evitare che possa essere bruciato.

Antonio Giovinazzi, Sauber, ritorna al suo box dopo l'incidente nelle Qualifiche

Foto di: LAT Images

Antonio Giovinazzi, Sauber
Antonio Giovinazzi, Sauber C36, va a sbattere
Antonio Giovinazzi, Sauber C36, va a sbattere
Antonio Giovinazzi, Sauber C36, va a sbattere
Marshals remove the wrecked car of Antonio Giovinazzi, Sauber C36
Antonio Giovinazzi, Sauber
Antonio Giovinazzi, Sauber C36
Marshals clear the wreckage of Antonio Giovinazzi, Sauber C36
Antonio Giovinazzi, Sauber C36, dopo l'incidente
Antonio Giovinazzi, Sauber C36
Antonio Giovinazzi, Sauber C36
Antonio Giovinazzi, Sauber, Marcus Ericsson, Sauber
Antonio Giovinazzi, Sauber C36
Antonio Giovinazzi, Sauber
Antonio Giovinazzi, Sauber C36
Antonio Giovinazzi, Sauber, and Fernando Alonso, McLaren
Antonio Giovinazzi, Sauber C36, leads Kimi Raikkonen, Ferrari SF70H
Il casco di Antonio Giovinazzi, Sauber
Antonio Giovinazzi, Sauber

Salvate il soldato (Ryan) Giovinazzi! Antonio s’è messo in una posizione molto scomoda dopo il GP della Cina. Ha sbattuto il sabato per un eccesso di confidenza all'ultima curva con la Sauber C36 e ha ripetuto la “pirlata” domenica, poche centinaia di metri più avanti. Due macchine nel muro sono un bilancio molto pesante nello stesso weekend in Formula 1.

Perché se si bacchetta Lance Stroll per le sue frequenti uscite di strada con la Williams, non si può perdonare il giovane pugliese. Tanto più che papà Lance ha un portafoglio che può sostenere qualsiasi danno, mentre Giovinazzi (che non ha il becco di un quattrino) deve fare i conti con la Ferrari che ha deciso di investire sul suo talento.

Il 23enne di Martina Franca ha dimostrato di avere il piede per stare nel Circus, ma (evidentemente) non ancora la testa. E, forse, (ma speriamo di no) può aver disilluso il suo principale supporter: Sergio Marchionne.

E' Marchionne che punta su Antonio

Perché a volere fortissimamente il pugliese a Maranello è stato proprio il presidente della Ferrari, scompaginando i piani pre-costituiti sui giovani del Cavallino: Maurizio Arrivabene aveva scommesso su Charles Leclerc, campione GP3 promosso in Formula 2, mentre Massimo Rivola, responsabile dell’FDA, vedeva la graduale ascesa di Antonio Fuoco.

La nomina di Antonio Giovinazzi come terzo pilota della Ferrari è stata accolta come una benedizione dall’automobilismo tricolore. Seppur battuto nell’ultima gara della storia della GP2 da Pierre Gasly, il francese del vivaio Red Bull, il pugliese si è meritato l’attenzione e la stima di Sergio Marchionne che l’ha preso in simpatia portandolo nel bunker di Maranello.

Dai test al simulatore al debutto di Melbourne

Prima i test al simulatore, poi i collaudi a febbraio con la SF15-T a Fiorano e, quindi, i test sulla Sauber a Barcellona in sostituzione dell’infortunato Pascal Wehrlein che lo ha portato all’inatteso debutto nel Circus al GP d’Australia.

Il pilota tedesco ha dato forfeit dopo le prove libere del venerdì non avendo la preparazione fisica, dopo il brutto botto alla Race of Champion di Miami, per guidare al meglio le nuove Formula 1 che si sono rivelate molto “muscolari” rispetto alle monoposto 2016.

Antonio è stato messo in preallarme con un sms sabato mattina: nel debutto senza rete ha rivelato sangue freddo e talento, avvicinando subito le prestazioni di Marcus Ericsson, l’altro pilota titolare.

Il miracolo riesce solo una volta

Un miracolo riuscito. Il nome di Giovinazzi era sulla bocca di tutti i team manager. Il “predestinato” è salito sull’ascensore sociale e in un batter d’occhio s’è affacciato nel mondo che conta con il pedigree di chi non teme niente e nessuno. È sembrato tutto facile, terribilmente facile, mentre nella realtà ogni cosa è stata più complicata di quanto sia apparsa.

Sulla pista di Shanghai resa viscida dalla pioggia, Antonio non doveva dimostrare niente, ma fare esperienza. E, invece, via radio ha cominciato a chiedere all’ingegner di pista di voler rientrare in pit lane per togliere le Intermedie e montare la slick, seguendo l’esempio di Carlos Sainz che era partito con le gomme da asciutto.

Il muretto Sauber doveva gestirlo meglio

Il muretto di Hinwil doveva essere più deciso nel consigliare a Giovinazzi di non prendere decisioni affrettate, consapevole che la C36 è la macchina con minore carico aerodinamico e che, quindi, impiega più di altre a mandare in temperatura le gomme. Il “consiglio” non c’è stato e con la VSC Antonio s’è accodato a Ericsson in corsia dei box per montare le slick.

A pneumatici freddi Ericsson è finito largo all’ultima curva e lo svedese dopo è rientrato in pista in modo scomposto: l’italiano, che aveva voltato regolarmente, ha allargato sulla sinistra per evitare sorprese dal compagno di squadra ed è finito su una pozza. La C36 si è intraversata per un aquaplaning, mentre il ragazzo era già con il volante dritto e l’impatto sulla barriere dei box è stato inevitabile. L’errore non è stato cambiare traiettoria, quanto montare le slick troppo presto.

Toccava alla squadra svizzera gestire l’avvio della gara di Antonio: per lui era importante finire la gara per cancellare l’errore del sabato. E, invece, alla matita rossa si è aggiunta una riga blu. Marchionne gli aveva perdonato il crash delle qualifiche, non quello del dì di festa. Alla Sauber hanno confidato troppo nelle capacità del pugliese (è grazie al suo 13esimo posto a Melbourne che il team elvetico è nono nel mondiale Costruttori davanti alla McLaren), ma il prezzo pagato è stato troppo elevato.

Da sostituto di Kimi a sfascia-macchine?

Da possibile sostituto di Kimi Raikkonen sulla Rossa 2018 a sfascia-macchine, il passaggio è breve. Ma ogni volta che Giovinazzi sale in macchina è sottoposto a pressioni troppo forti che nemmeno i piloti Red Bull devono sostenere (almeno a loro una stagione completa alla Toro Rosso è concessa).

FantAntonio deve prendere quello che gli arriva sul momento, senza programmazione (e finora senza prove libere). Se Wehrlein darà ancora forfeit avrà un terzo bonus da giocarsi in Bahrain, ma è chiaro che Monisha Kaltenborn preferirebbe mettere nella C36 il pilota tedesco supportato dagli euro della Mercedes (sia chiaro che anche la Ferrari paga per l’italiano, ma meno essendoci dei pregressi per i motori).

Il talento non va... bruciato

Di piloti di talento non ne abbiamo molti, per cui non ci possiamo permettere il lusso di “bruciare” Giovinazzi: se Wehrlein dovesse tornare, allora assisteremo ad alcuni “derby” fra gli junior di Mercedes e Ferrari che si giocheranno nelle libere del venerdì.

In ogni caso il pupillo tricolore non potrà salire sulla SF70H nei test post Bahrain riservati ai giovani ma potrebbe allargare la sua presenza nel Circus guidando pure la Haas VF-17 in qualche FP1 (la monoposto by Dallara sembra più interessante per valutare le virtù di Antonio).

E non è detto che la Ferrari non gli conceda di condurre la Rossa così avrebbe il privilegio di condurre tre vetture di dieci nello schieramento 2017 (la Ferrari da vertice, la Haas da centro classifica e la Sauber da coda del gruppo), ma alla fine sarebbe meglio se potesse proseguire l’apprendistato con la C36 avendo il tempo per acquisire il bagaglio minimo di esperienza per guardare più in alto. Gettando lo sguardo dove merita…

 

 

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