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Analisi F.1: 12 domande in cerca di risposta da qui a fine stagione

Mancano cento giorni alla fine del Campionato Mondiale di Formula 1 2017, poco più di tre mesi che si preannunciano intensi non solo per l’attesa che precederà i verdetti in chiave Mondiale.

Sebastian Vettel, Ferrari SF70-H al comando alla partenza della gara

Foto di: Sutton Motorsport Images

Sono tante le domande a cui il Circus dovrà rispondere in questo periodo di tempo, interrogativi che definiranno il volto della Formula 1 nel breve e (in alcuni casi) nel lungo periodo. Ne abbiamo riassunti dodici, spaziando dal fronte tecnico a quello sportivo, ed ovviamente tenendo sempre presente quel mercato piloti che, pur senza colpi sul fronte top-driver, è destinato a riservare molte sorprese.

La SF70H supererà l’esame delle piste d’efficienza?

Kimi Raikkonen, Ferrari SF70H
Kimi Raikkonen, Ferrari SF70H

Photo by: Zak Mauger / LAT Images

Poche volte in passato si è visto un mondiale in cui il track-effect (ovvero l’impatto della configurazione di un circuito sul rendimento di una monoposto) è stato così marcato. Il duello Mercedes-Ferrari è anche un confronto tra due filosofie differenti: tanto carico per la creatura di Maranello, massima efficienza per la Mercedes. La SF70H ha trionfato (a punteggio pieno) sulle piste dove il carico aerodinamico risulta determinante ed il drag costa poco, ovvero Montecarlo, Budapest e (si dice nel paddock) sarà lo stesso anche a Singapore, mentre la Mercedes ha fatto il vuoto su tracciati come Silverstone e Barcellona. Ora la domanda è chiara: come si comporterà la Ferrari su piste come Spa, Sepang, Suzuka e Austin? Calendario alla mano, nella seconda pare del Mondiale i circuiti d’efficienza sono più di quelli che premiamo il carico aerodinamico, quindi sarà cruciale per lo staff tecnico diretto da Mattia Binotto cercare l’ultimo determinante colpo di reni per giocarsi tutto fino alla fine.

Bottas entrerà nel club dei top driver?

Valtteri Bottas, Mercedes AMG F1 W08
Valtteri Bottas, Mercedes AMG F1 W08

Photo by: Joe Portlock / LAT Images

Dopo undici gare sono diciannove i punti che separano in classifica Lewis Hamilton da Valtteri Bottas. Il confronto tra i due vede il tri-campione del mondo in vantaggio in qualifica (6-5) e nelle vittorie (4-2), ma la costanza del finlandese gli ha consentito di essere a meno di una vittoria dal plurititolato compagno di squadra. Ovvero, in caso di un imprevista battuta d’arresto di Hamilton, Bottas potrebbe superarlo in classifica già a Spa. Nella prima metà di Mondiale Valtteri ha brillato di un’intensità meno appariscente rispetto a Lewis, indubbiamente. Ma alzi la mano chi avrebbe scommesso ad inizio stagione che Bottas sarebbe stato in grado di essere in piena corsa Mondiale alla sua prima stagione in Mercedes. La sensazione è che la sua parabola di crescita sia ancora in ascesa, ed è lecito attendersi una seconda parte di 2017 da protagonista. A differenza di Raikkonen, Bottas non solo un fedele scudiero, ma va anche forte. E questo ha fatto la differenza nella classifica costruttori, almeno finora, aprendosi la strada della riconferma.

É solo il motore a frenare la Red Bull?

La monoposto di Daniel Ricciardo, Red Bull Racing RB13 viene recuperata dai marshal
La monoposto di Daniel Ricciardo, Red Bull Racing RB13 viene recuperata dai marshal

Photo by: Sutton Motorsport Images

La cantilena del terzetto Horner-Marko-Newey è ben nota: siamo dove siamo per colpa della Renault. Ovvero: con una power unit competitiva saremmo li davanti a giocarci il Mondiale. E’ questo il leitmotiv di casa Red Bull da quando la Formula 1 è entrata nell’era ibrida. Non sono parole a caso, perché nel 2014 ed anche lo scorso anno l’impressione è stata quella di una Red Bull capace di portare in pista una monoposto molto competitiva ma in deficit di cavalli. Nel 2017 però la stessa percezione che era stata chiara lo scorso anno dice che qualcosa in casa Red Bull anche sul fronte telaistico non ha funzionato come era nelle premesse. La rivoluzione regolamentare sembrava un assist importante per lo staff tecnico diretto da Adrian Newey, ma la delusione che ha suscitato la RB13 alla sua prima apparizione (al punto da far credere che si trattasse di una vettura ‘fake’ in attesa di quella definitiva) è proseguita anche nella prima fase del campionato. La Red Bull è la terza forza del campionato, ha vinto una gara e nelle prime undici gare ha conquistato sei piazzamenti sul podio. Ma la distanza dal tandem Ferrari-Mercedes nella classifica costruttori è maggiore del vantaggio che al momento vanta sulla Force India.

Verstappen è già arrivato al suo limite?

Max Verstappen, Red Bull Racing RB13
Max Verstappen, Red Bull Racing RB13

Photo by: Zak Mauger / LAT Images

Nel 2016 il suo trasferimento a stagione in corso dalla Toro Rosso alla Red Bull ha scatenato un terremoto. Verstappen è stato capace di un’impresa storica, ovvero vincere all’esordio con il team diretto da Christian Horner, completando poi la stagione con una gara epica ad Interlagos. Roba grossa, celebrata come tale, ma anche una base sulla quale creare una grande attesa per la stagione 2017. La Red Bull, è bene chiarirlo, non si è confermata quella monoposto che in molti si attendevano, ma anche Verstappen (pur con lampi di puro talento) è stato al di sotto delle aspettative. Tante le rotture meccaniche che lo hanno bloccato, ma anche errori che hanno vanificato delle chance. Opportunità che Ricciardo ha colto alla grande. La macchia più scura nella prima metà del 2017 è arrivata in Ungheria, con il baby olandese autore di un fallo di frustrazione ai danni del compagno di squadra. La Formula 1 corre veloce, ed anche Verstappen è chiamato nel girone di ritorno di questo Mondiale a rispondere alle critiche di chi lo vuole già al limite del suo precoce percorso di crescita, ma c’è da scommettere che la risposta (perentoria) sia dietro l’angolo.

Sarà divorzio tra McLaren e Honda?

Lando Norris, McLaren MCL32
Lando Norris, McLaren MCL32

Photo by: Joe Portlock / LAT Images

Se la terza stagione di un programma tecnico assomiglia tanto ad un anno zero non è un buon segno. “Immaginate se quello che è accaduto alla McLaren fosse successo alla Ferrari – commentava a Budapest un addetto ai lavori – sarebbero stati oggetto di lancio di uova all’uscita della sede di Maranello!”. Cosa non da escludere, perché la McLaren ha riscritto (al suo peggio) una storia che è stata splendente per molti anni. Via Ron Dennis, ora la palla è nelle mani di Zak Brawn, chiamato a dare una sua impronta (finora non vista) ad un team colpito nell’orgoglio. Sulla scrivania del manager statunitense c’è un bel quesito: Honda o non Honda? Il 2018 è alle porte, e nelle ultime gare qualche timido segnale di recupero da parte dei tecnici giapponesi si è visto. Difficile dire se si tratta di un punto di partenza verso un futuro migliore, meno difficile è valutare la presenza Honda nel McLaren Technology Center come vitale per la sopravvivenza di una struttura non più autosufficiente sul fronte economico. Il matrimonio McLaren-Honda potrebbe proseguire (l’alternativa sarebbe una fornitura clienti della power unit Renault), soprattutto perché un divorzio con la Honda richiederebbe soldi, tanti soldi, che la McLaren al momento non ha.

Fernando Alonso è pronto all’addio?

Fernando Alonso, McLaren MCL32
Fernando Alonso, McLaren MCL32

Photo by: Zak Mauger / LAT Images

Dispiace, un po’ a tutti. Negli ultimi tre anni Fernando Alonso ha corso senza esserci, lontano dai riflettori e oggetto di attenzioni solo da parte degli appassionati più incalliti. Una perdita per l’intera Formula 1, anche se il Circus ha tra le sue caratteristiche quella di guardare avanti lanciando alla ribalta nomi nuovi. La grande domanda, a cui i prossimi mesi risponderanno, è chiara: dove vedremo Alonso nel 2018? Lo spagnolo e i suoi collaboratori hanno lanciato messaggi in tutte le direzioni, da un ritorno al volante di una vettura competitiva (quale?) all’addio alla Formula 1. In mezzo c’è l’unica chance concreta, ovvero una conferma di un’ulteriore stagione in casa McLaren. Alonso ha però fatto intendere che difficilmente accetterà di proseguire la sua avventura con la power unit Honda, e la McLaren al momento ha come principale possibilità quella di confermare il suo accordo con la casa giapponese. Non sarà una decisione semplice quella di Fernando, che non paga solo la mancanza di competitività della power unit Honda, ma anche una gestione della sua carriera indubbiamente redditizia sul fronte economico ma anche deficitaria nei rapporti con gli attuali top-team del Circus.

Vettel tornerà a fare il Vettel?

Podium: race winner Sebastian Vettel, Ferrari, third place Valtteri Bottas, Mercedes AMG F1
Podium: race winner Sebastian Vettel, Ferrari, third place Valtteri Bottas, Mercedes AMG F1

Photo by: Glenn Dunbar / LAT Images

Sebastian Vettel è andato in vacanza con quattordici punti di vantaggio su Lewis Hamilton, guardando dall’alto gli avversari di un Mondiale che lo ha visto in testa sin da Melbourne. Tutto bene, quindi, ma non proprio del tutto. In realtà in un campionato che potrebbe concludersi sul filo del punto, la capacità di non commettere errori è importante come il carico aerodinamico o i cavalli delle power unit. E Vettel di errori nella prima parte del campionato ne ha commessi, non tutti evidenti come lo ‘sbrocco’ di Baku, ma ugualmente cruciali. La partenza di Silverstone, la qualifica del Red Bull Ring, e altre sbavature che in altre occasioni sarebbero passate inosservate, ma nell’economia di questo Mondiale fanno la differenza. Non servirà solo una super SF70H per consentire alla Ferrari di giocarsi il titolo, ma anche un Vettel in versione “cecchino”, freddo e preciso. Facile a dirsi, ovviamente, ma non impossibile per un quattro volte campione del Mondo chiamato a dare il suo meglio.

Quale sarà il futuro di Sainz e Kvyat?

Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR12, Carlos Sainz Jr., Scuderia Toro Rosso STR12
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR12, Carlos Sainz Jr., Scuderia Toro Rosso STR12

Photo by: Charles Coates / LAT Images

La Toro Rosso è stata per molti anni la porta d’ingresso in Formula 1 per i giovani del vivaio Red Bull, nonché la strada verso il sogno di guadagnarsi il volante di una monoposto di Adrian Newey. Tante le storie a lieto fine, iniziate con Sebastian Vettel fino alla promozione di Max Verstappen. Ora, però, il meccanismo sembra essersi inceppato a causa dell’intoccabile tandem Ricciardo-Verstappen che è ben saldo nel team di punta di casa Red Bull. Per Helmut Marko i prossimi saranno mesi in cui dovrà prendere decisioni di peso, che saranno determinanti per le carriere di Carlos Sainz e Daniil Kvyat. Lo spagnolo ha visto trasformarsi la chance Toro Rosso in una gabbia dorata che ormai gli sta stretta. Le offerte di Renault e McLaren (se partirà Alonso) sono da top-driver, ma la Red Bull non intende liberarlo, conscia che Sainz potrebbe tornare utile a fine 2018, se Ricciardo o Verstappen prenderanno altre strade. Ma Carlos non ci crede più, e sbatte i pugni per liberarsi dai vincoli contrattuali. Più a rischio carriera è invece Kvyat, che al contrario di Sainz spera in una conferma che per lui potrebbe essere l’unica chance di restare in Formula 1. E intanto Pierre Gasly si scalda….

La Ferrari punterà su Leclerc e Giovinazzi?

Charles Leclerc, Ferrari SF70H
Charles Leclerc, Ferrari SF70H

Photo by: Sutton Motorsport Images

Dopo diversi anni la Ferrari è tornata ad avere nel suo vivaio dei giovani molto appetibili per chi è interessato alle future star del Circus. Antonio Giovinazzi e Charles Leclerc sono due nomi caldi, con le carte in regola per puntare ad una presenza in pianta stabile in Formula 1. Il monegasco, grazie ad una superba stagione in Formula 2, è in forte ascesa, ed anche il positivo test svolto con la Ferrari 2017 a Budapest ha rafforzato le convinzioni di chi lo vede in Formula 1 in tempi brevissimi. Nei prossimi mesi a Maranello sarà deciso il suo futuro, che concretamente sembra essere un ruolo da pilota titolare con la Sauber nel prossimo Mondiale. Anche per Giovinazzi le prossime saranno settimane importanti. Dopo l’ottimo esordio di Melbourne con la Sauber, è arrivato il weekend nero a Shanghai, ma non può essere un fine settimana a giudicare una carriera, nel bene e nel male. Giovinazzi merita una chance nel lungo periodo, senza saltare da una monoposto all’altra a zero chilometri, con l’assillo di dover essere sempre giudicato per il rendimento di giornata. Un tandem tutto Ferrari-junior nella Sauber 2018 sarebbe il sogno, ma non è una scelta facile considerando gli investimenti finanziari necessari per poter convincere il team svizzero a fare a meno di Marcus Ericsson.

Il gruppo Audi-Vw annuncerà il suo ingresso dal 2021?

Audi logo
Audi logo

Photo by: Eric Gilbert

La storia si sussurra da un pezzo, ma nel weekend di Budapest si è parlato di qualcosa in più, ovvero di un progetto marchiato Porsche per tornare in Formula 1 nel 2021, ovvero quando sarà in vigore il nuovo regolamento tecnico sul fronte power unit. Non sono tempi economicamente buoni per il gruppo Audi-Vw, alle prese con la maxi-multa da dover pagare dopo il diesel-gate scoppiato negli Stati Uniti, ma si parla di meeting già avvenuti con la Red Bull per valutare una partnership comune nel lungo periodo. Sarebbe un gran colpo per tutto il Circus, soprattutto ora che la presenza della Honda sembra essere a rischio. Il costruttore giapponese è stato l’unico valore aggiunto portato dall’era ibrida, costata a tutti i motoristi degli investimenti pazzeschi, e ritrovarsi in pista solo i tre motoristi che erano già presenti ai tempi del V8 (Ferrari, Mercedes e Renault) sarebbe una sconfitta per la FIA. L’ingresso della Porsche sarebbe una grande boccata d’ossigeno per tutto il Circus, che da anni prova (invano) a riavere tra le sue file quelle case ufficiali fuggite nel 2009 in seguito alla grande crisi.

Si concretizzerà il sogno di Robert Kubica?

Robert Kubica, Renault Sport F1 Team RS17
Robert Kubica, Renault Sport F1 Team RS17

Photo by: Sutton Motorsport Images

L’interesse confermato dai media ed appassionati per il ritorno in pista di Robert Kubica ha confermato quanto la storia del pilota polacco abbia toccato il mondo della Formula 1. Il Circus è un rullo compressore che non fa sconti ai suoi ex, sempre proteso a guardare avanti, ma il caso di Kubica è qualcosa di diverso. Il dramma vissuto dal polacco ha colpito molto, e la conferma è arrivata il giorno in cui Robert è tornato in pista a Budapest per il suo primo test al volante della monoposto 2017 della Renault. Un test positivo, a cui però ha fatto seguito il silenzio. Ora sarà da capire cosa decideranno Kubica da una parte e Cyril Abiteboul dall’altra. Robert è un perfezionista, e vorrebbe avere la possibilità di macinare ancora dei chilometri prima di tornare al volante a tempo pieno, ma il regolamento non lo consente. La Renault potrebbe decidere di rischiare, puntando a carte ancora non del tutto scoperte sul suo ex pilota, ma al momento niente è ancora definito.

Chi la spunterà nel duello Perez-Ocon?

Esteban Ocon, Sahara Force India F1 VJM10, Sergio Perez, Sahara Force India F1 VJM10
Esteban Ocon, Sahara Force India F1 VJM10, Sergio Perez, Sahara Force India F1 VJM10

Photo by: Charles Coates / LAT Images

Sono settimi ed ottavi nella classifica Mondiale piloti, con Sergio Perez che al momento precede Esteban Ocon di undici punti. Se nei top-team il Mondiale 2017 finora non ha registrato dispute fratricide, non si può dire lo stesso in casa Force India, con Perez ed Ocon che hanno alzato progressivamente i toni arrivando dalle polemiche verbali ai contatti in pista. Ad essere maggiormente sotto pressione è stranamente il messicano, che dopo la dipartita di Nico Hulkenberg aveva dato per scontato il suo ruolo di prima guida con un vicino di box giovane e senza esperienza. Lo scenario si è però confermato ben diverso dalle aspettative, con un Ocon veloce ed aggressivo che sta crescendo gara dopo gara aumentano proporzionalmente il nervosismo di Perez. Il messicano ha commesso un grave errore nel Gran Premio del Canada, rifiutando la strategia di gara proposta dal team, pur di non concedere alcuna chance ad Ocon. Strategia che ha invece accettato Bottas in Ungheria, mostrandosi un professionista su cui il team può fare affidamento. La mancanza di fiducia di Perez ha incrinato un po’ i rapporti con la squadra, che ora sembra dirigersi sempre più nella direzione di Ocon. Per Perez ci saranno nove gare per riportare la Force India dalla sua parte, ma non sarà un’impresa semplice.

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