Analisi: è troppo presto per Verstappen per andare in un top team?
Max Verstappen è spesso indicato come uno dei più grandi talenti della Formula 1, passata e presente. Ma sarebbe già pronto per trasferirsi in un top team nel 2017?
Foto di: XPB Images
Max Verstappen è un pilota che è andato contro le convenzioni piuttosto che rispettarle nella sua brillante carriera.
Il suo passaggio dalla Formula 3 alla Formula 1 ha imposto alla FIA di stabilire nuovi criteri per le superlicenze, anche se il suo talento non è mai stato messo in dubbio.
In realtà, il suo impatto sulla Formula 1 è stato tale che hanno iniziato subito a circolare speculazioni circa un suo possibile approdo in Ferrari, Mercedes o Red Bull per il 2017 ed oltre.
Ma, nonostante le lodi, i risultati e la promozione intorno a lui, un uomo pensa che Verstappen potrebbe anche non essere ancora pronto per un salto in un top team, e quell'uomo è il suo team principal Franz Tost.
Un piano triennale
Il team principal della Toro Rosso conosce una o due cose riguardo alla carriera dei giovani talenti, avendo svolto un ruolo chiave nella crescita di altri ragazzi del vivaio Red Bull come Sebastian Vettel, Daniel Ricciardo e Daniil Kvyat.
E la sua esperienza gli dice che ci vogliono almeno tre anni per prendere le misure al mondo della Formula 1, quindi prima che siano in grado di fare i risultati richiesti da un top team.
Quando gli è stato chiesto se ritiene che Verstappen possa essere pronto per un top team nel 2017, Tost ha detto a Motorsport.com: "Non lo so ancora. Ancora una volta dico che normalmente un pilota ha bisogno di tre anni per capire la Formula 1. Se sono sono pronti per passare in un'altra squadra, è nelle loro mani".
Guidare è semplice
La prospettiva di Tost su Verstappen è affascinante, perché la sua argomentazione non è basata sui risultati che l'olandese ottiene in pista, ma su come gestisce il lavoro al di fuori di essa.
Per Tost guidare una Formula 1 è la parte più naturale del lavoro per un giovane, perché è un qualcosa che hanno affinati fin da quando sono saliti sul kart.
"In Formula 1, è questa è una cosa che a volte i piloti sottostimano, non si tratta solo di guidare" ha spiegato. "Dire che per questa nuova generazione guidare è la cosa più facile".
"Perché? Perché la maggior parte di loro hanno corso per più di 10 anni, perché cominciano quando hanno solo quattro o cinque anni. Questo significa che per loro guidare non rappresenta un problema, si adattano molto velocemente".
"E' un po' più difficile in qualifica. Perché per fare un giro di qualifica perfetto bisogna sapere quali sono le curve in cui si può andare oltre il cordolo, quanto sfruttare il cordolo, quali sono i punti che garantiscono una maggiore aderenza e così via. Queste cose le puoi dire un centinaio di volte ad un pilota, ma hanno bisogno di sperimentarle".
"In gara devi avere esperienza su come usare le gomme. Questo non è facile. Anzi, è davvero difficile. Serve parecchia disciplina per farlo".
"Si può dire cento volte ad un pilota che nella curva sette è necessario prestare attenzione al pneumatico anteriore destro o cose simili. Ma poi alla fine è lui che si mette il casco, chiude la visiera e va a correre con la voglia di stare davanti, rischiando di esagerare. Per questo serve tempo".
Flusso di lavoro
Per Tost la sfida più importante per avere successo in Formula 1 viene dal cercare di tirare fuori il massimo dalla propria squadra.
Tost ha aggiunto: "La cosa più complicata in Formula 1 è tutto quello che c'è intorno. Hai cinque, sei, sette ingegneri che stanno lavorando per te".
"C'è l'ingegnere dei dati, quello del telaio, quello del motore, quello della power unit, quello delle gomme".
"Per ottenere il massimo, è necessario ottenere informazioni da ogni lato. Come si fa per sfruttarle al massimo? Non è facile, perché ogni pilota è diverso. Questo richiede tempo".
"Poi c'è il marketing e c'è la stampa. E tutto questo insieme. Come dico sempre, è molto importante che un pilota abbia la mente libera alle 14 di domenica. Che non sia stanco. Dobbiamo prenderci cura di questo".
"Quindi diciamo sempre che gli eventi di marketing dovrebbero essere lunedì, martedì e mercoledì. Anche le conferenze stampa dovrebbero essere lunedì, martedì, mercoledì, giovedì un po' meno, e venerdì ancora meno, in maniera tale che sabato e domenica possano recuperare ed essere pronti a correre".
"Perché altrimenti domenica quando si spengono le luci...Sono stanti. Ecco perché la Formula 1 non è così facile e la guida stessa non è il problema più grande".
Emozioni
Un qualcosa che ha evidenziato un aspetto in cui Verstappen può ancora imparare e migliorare è la vicenda della radio avvenuta in Australia.
Max ha sfogato la sua furia sul team per la strategia adottata nella seconda parte della gara, comportamento per cui si è scusato più tardi.
Per Tost, che si è scontrato più volte con la furia giovanile nel corso degli anni, quello che è successo in Australia non è qualcosa fuori dall'ordinario, ma solo un segno che Verstappen non ha ancora imparato a tenere le sue emozioni sotto controllo durante la guida.
"Le emozioni non sono nulla di negativo, dimostrano solo quanto prende seriamente ciò che fa" ha spiegato. "Nell'abitacolo a volte è necessario tenere le emozioni sotto controllo per non perdere la concentrazione".
"In Formula 1 in particolare, il livello di concentrazione necessaria è molto elevato, quindi serve sapere riuscire a rimanere emotivamente sotto controllo".
La prova di quanto spiegato da Tost sta nel fatto che Vestappen ha colpito il posteriore del compagno di squadra Carlos Sainz, danneggiando anche la sua ala anteriore.
"Se tu cominici a parlare con insistenza nella radio, ti concentri su qualcosa di diverso e non solo sulla guida" ha detto. "Ma ancora una volta, anche questo fa parte del processo di apprendimento".
"Perché dico sempre che ad un pilota servono tre anni per comprendere la Formula 1? Con tutti i piloti con cui ho lavorato, ci è voluto più o meno quel tempo. Sono emotivi ed ogni tanto questa emozione viene fuori. Ma serebbe meglio se fosse dopo la gara e non quando sono in macchina".
"Ma questo è normale. Non c'è nulla di sbagliato. Per me fa parte del processo di educazione. Non ci si può aspettare che tutto, specialmente in Formula 1, che è una competizione con un alto livello di pressione, fili sempre liscio. Non è possibile, almeno nella mia opinione".
E, se un pilota dal talento sublime su una vettura vincente è un sogno, se un team ha bisogno di una svolta per una monoposto che va meno del previsto, un pilota inesperto, per quanto possa essere veloce, potrebbe non essere l'ideale.
"Se sei seduto in una vettura fantastica, non c'è problema" ha aggiunto Tost. "Se invece sei seduto su una più difficile da guidare e più difficile da assettare, è normale che per un pilota con più esperienza sia più facile colmare le carenze. E' troppo presto per pensare e parlare di questo".
Il pilota decide il suo futuro
Tost sa che la decisione finale su Verstappen non dipenderà solamente da lui: coinvolgerà sia i piani della Red Bull per i piloti del futuro che cosa vuole il talento olandese.
"Io dico sempre: entrare in Formula 1 è una parte del gioco, ma poi il pilota ha il destino nelle sue mani e decide per il suo futuro".
"Il lavoro del team è fornirgli i migliori ingredienti possibili, con cui possa fare il miglior lavoro possibile. Poi a decidere è sempre il pilota".
Quindi, tutti gli occhi saranno puntati a capire come andrà la stagione 2016 di Verstappen e se l'olandese sentirà di essere pronto subito per il prossimo grande passo o se penserà che sia meglio finire prima il suo apprendistato.
"L'anno prossimo avrà già alle spalle due anni con noi" ha aggiunto Tost. "Spero almeno che abbia imparato molto, il resto poi si vedrà".
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