Analisi Alfa Romeo Sauber C37: pance e sospensioni con scelte ardite
La monoposto svizzera che sarà spinta dal motore Ferrari 2018 disporrà anche del nuovo cambio del Cavallino. Le prese d'aria sdoppiate sulle fiancate, le aperture sul muso e il roll bar centrale denotano scelte molto personali.
Foto di: Sauber
F.1 analisi tecnica di Giorgio Piola
Giorgio Piola è l’esperto di tecnica di Formula 1 che segue i Gran Premi dal 1964. Il giornalista italiano è considerato il più autorevole divulgatore dei segreti delle monoposto: i suoi disegni e le animazioni permettono di scoprire le novità introdotte dai team ai Gp.
Non passerà certo inosservato il ritorno dell’Alfa Romeo in Formula 1: la Casa di Arese ha deciso di cavalcare il rilancio della Sauber portando in dote oltre alla sponsorizzazione anche un campione in erba come Charles Leclerc che dovrebbe portare la C37 lontano dalle secche dell’ultima fila dello schieramento alla quale la monoposto svizzera dello scorso anno era relegata.
L’Alfa Romeo Sauber C37 sembra un taglio netto con il passato recente e ha l’ambizione di ricollocare la squadra svizzera dove merita potendo contare sulla power unit Ferrari che avrà gli stessi aggiornamenti di quelli della Scuderia, mentre nel 2017 doveva accontentarsi del propulsore di un anno prima.
Eric Gendelin e Luca Furbatto sotto la direzione tecnica di Jorg Zander hanno sviluppato una macchina con alcune soluzioni interessanti che denotano una certa creatività del gruppo aerodinamico elvetico che dispone di una delle migliori gallerie del vento del Circus.
Tralasciamo l’ala anteriore che rispecchia quelli che sono i canoni recenti, ma gli upper flap curvilinei somigliano al “cactus” della McLaren. In realta il primo elemento di interesse si trova già nel muso che, all’altezza del nasino, mostra un profilo che congiunge i due piloni e crea due bocche che alimentano il flusso sotto alla scocca e lo indirizzano alla volta dell’S-duct.
Le aperture sono nettamente più piccole di quelle che si sono viste l’anno scorso sulla Force India VJM10. Il muso sale con un andamento quasi rettilineo anche se nalla parte centrale è più scavato per ridurre la resistenza all’avanzamento.
La sospensione anteriore ci mostra uno schema push rod con soluzioni piuttosto estreme: il puntone non si infulcra al porta mozzo ma al bracket esterno, riprendendo il concetto che si è visto da metà stagione sulla Ferrari SF70H.
Il triangolo superiore è disassato verso dietro rispetto a quello inferiore perché si può notare un pivot simile a quello della Mercedes W08 e della Toro Rosso STR12 che spunta dal cerchio e si trasforma anche in un elemento aerodinamico. Il braccio dello sterzo è rimasto fra i due triangoli. I tecnici Sauber contano di riuscire a sfruttare al meglio le gomme Pirelli con cinematismi delle sospensioni particolarmente curati e spinti alla ricerca delle prestazioni.
Poco avanti al vistoso tubo di pitot c’è lo sfogo d’aria dell’S-Duct. I bargeboards sono seghettati nella parte superiore per pettinare i flussi. Si attaccato al prolungamento in avanti del fondo nel lato più esterno, dove prendono corpo i deviatori di flusso verticali: sono tre candelabri con svergolature e altezze diverse, utili a far riattaccare i filetti verso il diffusore posteriore.
Molto interessante è la forma delle pance: le bocche dei radiatori sono ogivali (tipo quelle dei caccia) ma hanno due ingressi separati: quella sotto al cono antintrusione è al filo con la protezione laterale, mentre quella superiore è spostata una ventina di centimetri più indietro.
Proprio come sulla Red Bull RB14 vista ieri c’è un profilo alare a far una sorta di coperchio in quella che è una delle zone nevralgiche della macchina. Le fiancate sono piuttosto pronunciate e, come la Haas, hanno uno sfogo dell’aria calda dei radiatori che è a megafono e che arriva a carenare il triangolo superiore della sospensione posteriore.
È evidente che ci sono dubbi sull’affidabilità della power unit Ferrari che deve avere una vita di 7 GP per cui alla Sauber hanno preferito adottare una soluzione conservativa anche se poco efficiente dal punto di vista aerodinamico.
L’Halo che campeggia sopra all’abitacolo è già personalizzato: la squadra elvetica, infatti, già nei test di Abu Dhabi aveva provato una pelle aggiuntiva con un soffiaggio per ridurre gli effetti negativi delle turbolenze che sporcano l’aria diretta alla presa d’aria del motore e all’ala posteriore.
Molto accurato è stato lo studio aerodinamico intorno al roll bar che è centrale come avevano proposto Mercedes e Force India nel 2010: la presa dinamica del motore è scomposta, quindi, in due parti e tanto sotto che sopra ci sono altre prese per il raffreddamento dell’ERS. La seconda apertura a tutto tondo è spostata più verso il retrotreno. Il cofano, a dire il vero, sembra un po’ più massiccio di altre realizzazioni e ha una cresta in carbonio che diventa la deriva verticale concessa dalle regole al posto della pinna di squalo.
Al lato della vela c’è una piccola presa aggiuntiva che potrebbe servire a raffreddare la frizione: c’era anche sulla Ferrari di un paio di anni fa.
Il fondo è piuttosto complesso: ha un soffiaggio nel bordo d’uscita subito dietro ai candelabri e ha una finestra sul pavimento che ha una forma diversa dalla “scimitarra” ben nota sulle macchine di Maranello. Sono addirittura 11 gli slot che si aprono davanti alle ruote posteriori.
La sospensione posteriore a schema pull rod ha un bracket molto esposto nel triangolo superiore, mentre il puntone si protende verso l’anteriore segno che quest’anno è stato allungato il passo leggermente (pare 40 mm) inserendo uno spacer fra motore e cambio nel quale sono stati inseriti i cinematismi (ammortizzatori e terzo elemento).
L’alettone posteriore è supportato da doppi piloni con la forma del collo d’oca, tipici del Cavallino: in mezzo passa lo scarico con il terminale allungato. Non c’è traccia della T-wing bassa, mentre le paratie laterali dell’ala hanno addirittura sei soffiaggi alla ricerca del carico aerodinamico.
I cerchi OZ sono scuri segno che sono stati trattati con il Polysil per favorire il warm delle gomme Pirelli: davanti non c’è il mozzo soffiante. La pinza dei freni anteriore Brembo non è coricata, mentre quella posteriore è stesa.
Insomma, la C37 sembra una macchina che vuole dare una svolta alla Sauber, dimostrando di meritare l’abbinamento con l’Alfa Romeo…
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