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Analisi

Alpine: il colpo Brivio per tornare a vincere in Formula 1

Il ritorno di Fernando Alonso ed il rebranding Alpine sono indici della volontà del costruttore di tornare presto al successo, ma l'ingaggio di Davide Brivio è l'elemento chiave che potrà consentire alla squadra di puntare in alto.

Davide Brivio

Davide Brivio

Gold and Goose / Motorsport Images

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Nella giornata di mercoledì Motorsport.com ha lanciato la bomba anticipando la notizia che Davide Brivio, il boss del team Suzuki in MotoGP, avrebbe abbandonato il suo ruolo all’interno della squadra giapponese campione del mondo 2020 per unirsi alla Alpine in Formula 1.

Questa è stata una mossa del tutto inaspettata, decisa solo di recente. A poco più di un mese dall'inizio dei primi test pre-campionato per la stagione MotoGP 2021, la Suzuki dovrà sbrigarsi per trovare il suo successore anche se, nel frattempo, il capo progetto Shinichi Sahara guiderà la nave.

Suzuki ha annunciato l’addio di Brivio giovedì mattina, e anche se non ci sono stati commenti da parte di Renault, l'italiano è pronto a diventare CEO di Alpine F1.

La notizia di Brivio ha fatto scalpore sui social media, ma ha anche inevitabilmente sollevato molte domande da parte di chi non ha familiarità con le logiche del Motomondiale.

Brivio è un veterano nel mondo delle moto. Ex giornalista motociclista, nel 1990 ha diretto il team satellite Pirovano Yamaha nel Mondiale Superbike ed il rapporto di collaborazione con il costruttore giapponese sarebbe durato 20 anni, continuando a gestire le Yamaha nel WSBK dal 1995 al 2000.

Nel 2001, sempre con Yamaha, Brivio è passato in MotoGP supervisionando la preparazione del reparto corse presso la sede italiana. Ben presto, però, è diventato team manager della squadra ufficiale ed è stata la figura chiave per interrompere il digiuno di successi nel Mondiale che durava dal 1992.

Brivio è riuscito in questa impresa convincendo Valentino Rossi - all'epoca tre volte campione del mondo di MotoGP - ad unirsi alla Yamaha per il 2004.

Valentino Rossi, Camel Yamaha M1.  Brivio è riuscito a strappare il

Valentino Rossi, Camel Yamaha M1. Brivio è riuscito a strappare il "Dottore" alla Honda per portarlo in Yamaha

Photo by: Camel Media Service

Con il consolidato equipaggio tecnico di Rossi, guidato dal capo equipaggio Jeremy Burgess, Valentino ha vinto la inaugurale della stagione in Sud Africa per poi conquistare lo stesso anno il titolo mondiale.

A questo trionfo iridato ne sarebbero seguiti altri tre nel 2005, 2008 e 2009, prima di passare alla Ducati alla fine del 2010. Nello stesso periodo anche Brivio ha lasciato il suo posto alla Yamaha.

Dopo essere riuscito a trasformare la Yamaha e renderla un team vincente, Brivio è stato scelto della Suzuki per il guidare il ritorno della Casa giapponese nel 2015.

Gli inizi non sono stati promettenti. La GSX-RR, apparsa come wildcard al GP di Valencia del 2014, ha rotto tutti i suoi motori in quel weekend quando alla guida c’era Randy de Puniet, ma nel 2016 la Suzuki è tornata alla vittoria in occasione del GP di Gran Bretagna grazie a Maverick Vinales.

Quattro anni dopo la squadra diretta da Brivio è riuscita ad imporsi in campionato conquistanto il titolo con Joan Mir.

Alpine potrebbe davvero ottenere qualcosa grazie a quella magia di Brivio. Quando la Renault è tornata in F1 nel 2016 è riuscita ad ottenere soltanto otto punti, mentre il team di Enstone, precedentemente noto come Lotus, ha cercato di ricostruirsi dopo un periodo di gravi problemi finanziari ereditati dal precedente proprietario Genii Capital.

La Renault ha fatto passi avanti, arrivando sesta nella classifica dei costruttori nel 2017 e quarta nel 2018 e quando ha ingaggiato Daniel Ricciardo nel 2019, sottraendo l’australiano alla Red Bull, ci si aspettavano grandi cose.

Il 2019, però, ha visto la Renault chiudere con meno punti rispetto alla stagione precedente finendo anche dietro la McLaren dotata della stessa power unit. Nel 2020 Daniel Ricciardo è riuscito a conquistare i primi podi per la squadra dal 2015, ma il team ha chiuso la stagione in quinta posizione nel Costruttori dietro la McLaren ed anche la Racing Point.

Daniel Ricciardo, Renault F1 Team R.S.20. La scuderia francese ha deluso nel 2020 chiudendo al quinto posto

Daniel Ricciardo, Renault F1 Team R.S.20. La scuderia francese ha deluso nel 2020 chiudendo al quinto posto

Photo by: Zak Mauger / Motorsport Images

Senza voler sminuire lo sforzo che serve per gestire un team di Formula 1, è chiaro che la Renault abbia messo in campo prestazioni inferiori rispetto alle risorse a disposizione.

Se facciamo il paragone con la MotoGP possiamo vedere come la Suzuki sia una squadra dotata di un budget decisamente inferiore rispetto a Yamaha ed Honda, oltre ad essere l’unico team insieme ad Aprilia a non avere una squadra satellite.

Queste limitazioni, però, hanno consentito a Brivio di sfruttare al massimo le risorse a disposizione lavorando in modo più intelligente.

“Il budget che riserviamo alle corse non è paragonabili a quello degli altri costruttori”, ha ammesso Brivio lo scorso novembre.

“E’ vero, però, che non avere risorse illimitate o risorse enormi ti costringe a essere più creativo, a cercare di pensare di più”.

“Se guardiamo anche al personale probabilmente abbiamo meno risorse di altri. Naturalmente, a volte vorremmo aumentare il numero di persone, ma dall'altro lato così abbiamo una situazione meno caotica. Bisogna trovare il giusto equilibrio tra avere abbastanza persone e non troppe. Quindi, diciamo che siamo bravi. Abbiamo tutto quello che ci serve”.

Il progetto Suzuki MotoGP è diviso tra Italia e Giappone, proprio come quello della Yamaha. Quest’ultima ha vinto metà delle 14 gare della stagione 2020, ma non ha portato a casa né il campionato piloti, né quello squadre, né quello costruttori, mentre il suo pilota di punta è stato Franco Morbidelli su una M1 satellite vecchia di un anno.

La M1 2020 migliore in classifica è stata quella di Maverick Vinales in sesta posizione, quattro posti dietro a Morbidelli. 

Suzuki ha vinto solo due volte con Mir e Alex Rins, ma la GSX-RR si è rivelata un pacchetto molto più consistente, con Mir che nel 2020 ha ottenuto il maggior numero di podi di chiunque altro.

Mentre alla Suzuki tutto sembrava roseo, lo scenario era totalmente opposto alla Yamaha. Rossi ha anche detto che gli ingegneri della Yamaha in Giappone fanno semplicemente quello che vogliono, indipendentemente dal feedback che i piloti danno loro.

L’elemento chiave nel successo di Suzuki è stata l’abilità di Brivio nell’unificare la squadra italiana con la divisione giapponese. Visto l'impegno di Alpine, che si divide tra Enstone per il telaio e Viry Chatillon per i motori, si capisce perché la scelta di Brivio è stata interessante.

“Suzuki lavora molto bene perché penso che Brivio abbia fatto un lavoro fantastico. E’ in grado di fondere il lavoro del Giappone con quello dell'Italia”, ha detto Rossi l'anno scorso.

“Soprattutto è in grado di convincere i giapponesi a lavorare insieme agli europei e agli italiani e tutto ciò rende il team molto forte. Non è un caso che la moto sia così veloce e che sia migliorata così”.

Con la F1 pronta per una rivoluzione regolamentare nel 2022 si prospetta una grande opportunità per Alpine che può puntare alla vittoria.

I numerosi cambi di personale della squadra, con l'arrivo di Pat Fry e Marcin Budkowski, così come l’enorme investimento nelle infrastrutture di Enstone, dimostrano che il team fa sul serio.

A dimostrazione di questa teoria si può pensare al fatto che la scuderia francese sia riuscita a convincere Fernando Alonso al ritorno in Formula 1. Lo spagnolo sarà un valore aggiunto per la squadra, ma se le cose non dovessero andare come previsto il suo ingaggio potrebbe rivelarsi controproducente.

Fernando Alonso, Renault F1 Team R.S.20. Lo spagnolo tornerà in F1 nel 2021 ancora un volta col team transalpino

Fernando Alonso, Renault F1 Team R.S.20. Lo spagnolo tornerà in F1 nel 2021 ancora un volta col team transalpino

Photo by: Zak Mauger / Motorsport Images

Brivio sembra la persona ideale per tenere sotto controllo uno spirito focoso come quello di Alonso, e i suoi molti anni al fianco di Rossi in MotoGP lo rendono altamente qualificato nella gestione delle leggende.

Guardando al futuro, Brivio porta con sé anche l'altra caratteristica che ha reso il ritorno di Suzuki in MotoGP un grande successo.

Fin dall'inizio, Brivio ha insistito sui giovani talenti. Ha portato Maverick Vinales in MotoGP nel  2015, dopo che il campione del mondo della Moto3 del 2013 aveva fatto solo un anno in Moto2, e lo spagnolo ha consentito alla Suzuki di tornare al successo.

Quando Vinales è andato in Yamaha, Brivio ha scelto Alex Rins prendendolo dalla Moto2. Da allora lo spagnolo ha vinto tre gare, regalando alla Suzuki la prima doppietta di vittorie in una stagione nel 2019.

E naturalmente non si può dimenticare l’arrivo di Mir sempre dopo un solo anno in Moto2. In Suzuki sono  così certi del loro potenziale che Brivio, prima ancora che il campionato 2020 iniziasse, ha convinto Rins e Mir ad impegnarsi con la squadra fino alla fine del 2022.

La Renault ha investito molto sui suoi giovani piloti, ma le prestazioni viste in Formula 2 da Guanyu Zhou e Christian Lundgaard hanno fatto capire come entrambi non siano ancora pronti per il passaggio in Formula 1.

Questa situazione si pone in grande contrasto con l’ampia scelta di giovani piloti vista in casa Ferrari. Alonso, con tutta probabilità, non andrà oltre il 2022, mentre Esteban Ocon non è in una posizione di stabilità vista la sua deludente stagione 2020 al fianco di Ricciardo.

Mentre la Ferrari ha puntato su Charles Leclerc come speranza per il futuro, la Red Bull ha Max Verstappen e George Russell è quasi certo di guidare la Mercedes a breve, la Renault non ha nessuno su cui poter contare per i prossimi 5-10 anni.

L'occhio acuto di Brivio per i giovani talenti e la sua ardente convinzione di offrire loro un’opportunità è un qualcosa di cui Alpine e Renault trarranno beneficio.

Tutti i pezzi del puzzle sono pronti ad incastrarsi per Alpine Renault per tornare a vincere in Formula 1 e Davide Brivio è l’uomo che potrà garantire che tutti questi pezzi vadano ad incastrarsi correttamente pensando, però, anche al futuro.

Suzuki e la MotoGP hanno perso un vero e proprio gigante, ma Alpine ha messo a segno un grande colpo di che potrebbe averla messa sulla strada della conquista di un campionato del mondo che manca ormai dal 2006.

 

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