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Analisi

Alfa Romeo: oggi di Racing c'è solo un adesivo

La Casa del Biscione è solo all'apparenza impegnata in F1, ma di ingegneristico non c'è praticamente nulla, mentre nel turismo sono tante le realtà che in questi anni hanno provato a rilanciare il marchio, ma solo coi propri investimenti.

Logo Alfa Romeo

Logo Alfa Romeo

Franco Nugnes

La data del 1° febbraio 2019 ha segnato un momento importantissimo per il marchio Alfa Romeo: la nascita della scuderia di Formula 1, Alfa Romeo Racing, ha riportato ufficialmente il Biscione nel circus.

In realtà, il prosieguo di questa iniziativa si è rivelato molto ben diverso dietro le quinte rispetto a quello che all'apparenza ci si poteva aspettare e - probabilmente - si voleva far credere.

Analizzando di seguito i fatti non vogliamo dare un dispiacere agli "Alfisti", ossia gli "ultras" e appassionati Alfa Romeo, ma portare alla luce una serie di domande e situazione che - logicamente - non possono essere ignorate.

C'è un mondo oltre la F1

Tanto per cominciare, stiamo parlando di un gloriosissimo marchio che ha fatto la storia delle corse Turismo, specialmente tra gli anni '90 e 2000.

E' vero che gli inizi sono principalmente legati alla Formula 1 (non per niente, la prima Ferrari creata dal mitico Enzo derivava proprio da una Alfa Romeo!), ma col passare degli anni e la nascita del Gruppo Fiat, le gerarchie hanno avuto una loro ben precisa definizione: Ferrari in F1, Lancia-Abarth nei rally e Alfa Romeo nel turismo.

Da qui è cominciata una epopea fatta di trionfi su scala globale, ricordando nei tempi più recenti le fantastice 155 che hanno trionfato tra DTM e British Touring Car, e la 156 che dopo le affermazioni nei campionati europei ha presenziato nel WTCC fino al 2007 con il team ufficiale.

La crisi economica e ingegneristica affrontata dal 2008 in avanti ha di fatto tolto dalle scene dell'automobilismo le Alfa, che pure con la 159 e la Brera (senza scordare la 147) avrebbe potuto dire senz'altro qualcosa.

Alessandro Nannini, Alfa Romeo 155 V6 Ti

Alessandro Nannini, Alfa Romeo 155 V6 Ti

Photo by: HOCH ZWEI

Una nuova speranza

L'attesa è perdurata fino al 2015, quando la Romeo Ferraris ha abbracciato il nuovo concetto delle corse turismo ideato da Marcello Lotti, il TCR, che con l'International Series ha rivisto in pista in un campionato internazionale di alto livello una macchina del Biscione.

Attenzione però: mentre praticamente ovunque le Case hanno colto la palla al balzo per avere visibilità e promuovere in primissima persona i loro mezzi tramite le corse (Honda, Seat/Cupra, Audi, Volkswagen, Hyundai, Lada, Opel, Peugeot e Lynk & Co), la scuderia di Opera si è vista costretta ad arrangiarsi nella costruzione e sviluppo della propria Giulietta TCR, ricevendo giusto i telai e qualche pezzo.

La domanda è sorta spontanea fra tutti gli appassionati: possibile che Alfa Romeo non intervenga in prima persona, avendo una storia e una eredità così importante in questo settore?

Kevin Ceccon, Team Mulsanne Alfa Romeo Giulietta TCR

Kevin Ceccon, Team Mulsanne Alfa Romeo Giulietta TCR

Photo by: WTCR

L'impero (F1) colpisce ancora

Dopo una apparizione del logo sul cofano motore delle Ferrari, nel novembre del 2017 una (mezza) risposta alla domanda precedente è arrivata: il marchio Alfa Romeo sarebbe tornato l'anno dopo in Formula 1 come sponsor principale della Sauber. Ma certo, allora Sergio Marchionne e compagnia stanno investendo le risorse per tornare nel circus, che visti i costi non può garantire altri programmi.

Questo fu ciò che praticamente tutti pensarono all'epoca e mai ragionamento (o speranza?) si è rivelato più sbagliato. Nel 2019 la Sauber è stata ribattezzata ufficialmente Alfa Romeo Racing e così è tutt'ora. Ma a fronte di cosa?

I fatti dimostrano che queste monoposto, di Alfa Romeo Racing - adesivi a parte - non hanno praticamente nulla. Le vetture continuano ad essere progettate e costruite in Svizzera nella sede Sauber di Hinwil, tant'è che sulle fiancate delle auto di Kimi Räikkönen ed Antonio Giovinazzi è chiara la dicitura 'Sauber Engineering' e non 'Alfa Romeo squadra corse'.

Inoltre ai più "integralisti" non sarà piaciuta per niente la livrea che di Rosso Alfa ha molto poco, perché bisognava lasciare tanto spazio al bianco Sauber, la quale giustamente l'ha preteso. E, infine, il nome della monoposto continua a riportare le sigle della squadra elvetica e 'C41' per il 2021 è solamente l'ultimo esempio.

E allora di Alfa Romeo cosa c'è, oltre agli sticker? Quasi nulla, un semplice accordo commerciale che prevede anche studi di sviluppo per le evoluzioni più spinte delle stradali Giulia e Stelvio nella galleria del vento e nella sede di Hinwil, ma nessun legame con il marchio a livello ingegneristico.

Kimi Raikkonen, Alfa Romeo Racing C39

Kimi Raikkonen, Alfa Romeo Racing C39

Photo by: Glenn Dunbar / Motorsport Images

La guerra dei cloni

Tutto quello di cui abbiamo parlato sopra è un aspetto terribile, pensando anche quanto in questi anni hanno investito i privati pur di riportare in auge nel turismo (dove poi starebbe benissimo - o dovrebbe stare) il glorioso Biscione.

Perché Romeo Ferraris è solamente uno dei tanti che hanno fatto almeno un tentativo. Nel Campionato Italiano Turismo (oggi TCR Italy) ci aveva inizialmente provato la Tecnodom Sport con la MiTo 1.4 per la Classe TCS, poi con l'avvento della Giulietta sono arrivati i preparatori Scuderia Giudici e Leone Motorsport. Nel BTCC addirittura la scommessa l'hanno fatta i ragazzi della Handy Motorsport dandone una a Rob Austin.

Nel frattempo, Autofficina Rally e Romano Bacci hanno costruito due Giulietta QV per la categoria TCT del nuovo TCR Italy, che sono poi sono state fermate perché troppo simili alla TCR per la quale, appunto, Romeo Ferraris ha l'esclusiva dalla Casa e dal promoter WSC Ltd dell'utilizzo del marchio Alfa Romeo.

Ma al di là di questo aspetto, in generale stiamo parlando di una serie di "cloni" che si sono dovuti mettere in proprio per realizzare i rispettivi progetti. Nessuno dei sopracitati ha mai avuto un centesimo dalla Casa madre, che però paga profumatamente un team svizzero quella che alla fine non è molto di più di una sponsorizzazione.

Ed è un peccato perché il budget per fare una stagione nel WTCR con due auto si aggira attorno al milione e mezzo di euro, che confrontato con le astronomiche cifre che richiede la Formula 1 è quasi una elemosina.

Gianni Giudici, Scuderia Giudici, Alfa Romeo Giulietta #18

Gianni Giudici, Scuderia Giudici, Alfa Romeo Giulietta #18

Foto di: acisportitalia.it

Leone-Massiroli, Alfa Romeo Giulietta 1.8-TCS 1.8 #206

Leone-Massiroli, Alfa Romeo Giulietta 1.8-TCS 1.8 #206

Foto di: acisportitalia.it

Kevin Giacon, Tecnodom, Alfa Romeo Mito-TCS 1.4 #403

Kevin Giacon, Tecnodom, Alfa Romeo Mito-TCS 1.4 #403

Foto di: acisportitalia.it

Handy Motorsport, Alfa Romeo Giulietta

Handy Motorsport, Alfa Romeo Giulietta

Foto di: Handy Motorsport

Andrea Bacci, Alfa Romeo Giulietta TCS

Andrea Bacci, Alfa Romeo Giulietta TCS

Foto di: Gianni Mazzotta

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Se il futuro non lo scrive la Casa

Non ultimo c'è anche il discorso legato alla Giulia. Appena uscita sul mercato, si sono sprecate le idee di livree "Martini Racing" e le richieste di una discesa in campo nel DTM (naturalmente cadute nel nulla più totale). La versione Quadrifoglio della Lanza Motorsport si era preparata per la 24h del Nürburgring 2020, poi saltata per una serie di motivi legati anche alla pandemia.

Romeo Ferraris, dopo aver portato a vincere nel WTCR la sua Giulietta, oggi ha intrapreso un percorso nuovissimo con la Giulia ETCR, non solo prima auto turismo elettrica fatta in Lombardia, ma anche unica nel genere del marchio, che ancora non ha in commercio nulla di simile.

Alfa Romeo Giulia ETCR, Romeo Ferraris

Alfa Romeo Giulia ETCR, Romeo Ferraris

Photo by: Pure ETCR

Chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane

A questo punto è chiara una cosa: la voglia di avere ufficialmente l'Alfa Romeo in pista c'è e più di una persona è disposta ad impegnarsi con la sua struttura o team per fare sì che questo avvenga. Ma non bisogna, per essa, diventare per forza matti.

Quello che manca è inspiegabilmente il sostegno del Costruttore, che però non dovrebbe ignorare quanto è riuscito a creare, vendere e affermare tramite le attività in pista svolte in prima persona nel corso dei decenni passati.

E' vero che la visibilità che dà la F1 è senza pari, specialmente in Italia dove il resto del panorama motoristico ormai è diventato di nicchia. D'altra parte, molti promoter dei campionati automobilistici internazionali oggi definiscono il Bel Paese la terra di F1, Ferrari e poco altro.

E questo è un peccato perché di altro invece c'è tanto, tantissimo. Costruito con le nostre mani e la nostra bravura. Ad oggi non esiste una Alfa Romeo Squadra Corse e in questi anni ci si è lasciati alle spalle tanto materiale su cui lavorare.

Stando così le cose, le occasioni perse con le varie 147, 159, Brera, 4C e 8C, MiTo e Giulietta andranno purtroppo a ripetersi con la Giulia, gestendo Alfa Romeo più come un puro marchio sportivo e glorioso specchietto per le allodole, anziché come un Costruttore "Racing" vero e proprio.

Altro peccato mortale se pensiamo che quasi 30 anni fa abbiamo dato un fantastico esempio della capacità di affermarci in qualcosa, mettendo insieme una eredità che non va sperperata pagando solo degli adesivi, ma investendo anche ingegneristicamente in quello che ha tutte le carte per essere un futuro glorioso quanto il passato.

D'altra parte, il petto degli "Alfisti" arde. E come diceva qualche anno fa la pubblicità della 159, il Cuore ha sempre ragione...

Giulia Lanza Motorsport - Scuderia Portello

Giulia Lanza Motorsport - Scuderia Portello

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