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Analisi

Abiteboul: successi e fallimenti dell'uomo cacciato da Alpine

Il nuovo corso del team Alpine si è aperto con l'allontanamento di Cyril Abiteboul. Ripercorriamo i successi ed i fallimenti che hanno portato Luca De Meo a prendere questa decisione.

Cyril Abiteboul, Managing Director, Renault F1 Team, alla conferenza stampa dei team principal

Foto di: FIA Pool

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Si dice che tutte le carriere politiche finiscano con un fallimento. I giovani, spinti dall'ambizione, si allineano con le stelle più potenti e influenti del loro firmamento per soffrirne le conseguenze quando quelle stelle si spengono.

Questa sorte è toccata di recente a Cyril Abiteboul - o Cyril l’irritable, come un team principal di una squadra rivale lo aveva soprannominato - la cui partenza da Renault è stata annunciata tramite un sobrio un comunicato stampa all'inizio di gennaio.

La nomina di Luca de Meo lo scorso luglio come amministratore delegato del gruppo Renault, chiamato a sostituire Carlos Ghosn, aveva fatto intendere che un cambiamento sarebbe arrivato indipendentemente dal suo apparente entusiasmo per il progetto F1. Ma l'uscita di Abiteboul è arrivata come un fulmine a ciel sereno.

La prima apparizione di Abiteboul risale a metà degli anni 2000 quando fece arrivare sulla scrivania di Flavio Briatore una proposta di diritti digitali che aveva scritto per la Grand Prix Manufacturers' Association (una associazione nata a seguito dall'attrito tra i produttori di auto e Bernie Ecclestone).

Da qui ha iniziato la sua scalata che lo ha portato negli anni successivi ad essere soprannominato da un altro pezzo grosso della Formula 1 “Il ragazzo del tè di Flavio”.

Quando nel 2009 Briatore è stato cacciato dopo il "Crashgate", Cyril si trovava in un momento di frizione con le alte sfere della Renault e non è riuscito ad evitare lo stesso destino toccato al suo mentore.

Quello, però, era un periodo febbrile. La Renault aveva venduto la squadra a Genii Capital, mentre Ghosn era stato convinto che restare in F1 solo come fornitore di motori avrebbe garantito delle ottime entrate.

Il passaggio all’era ibrida avrebbe portato un cambiamento su quel fronte, ma nel frattempo Abiteboul ha trascorso 18 mesi come team principal della Caterham in F1.

In quel periodo il piano di Renault era quello di far risorgere Alpine attraverso una joint venture con la Caterham, e la presenza di Abiteboul era fondamentale per avere un uomo Renault in un ruolo attivo.

Quando la Caterham ha alzato bandiera bianca, un'ancora di salvezza è stata lanciata dal boss di Renault Sport, Jerome Stoll, che aveva bisogno di volti nuovi per stemperare un rapporto con la Red Bull sempre più tossico.

Abiteboul, però, non è stato in grado di ricucire questo rapporto e le critiche incrociate con Christian Horner sono diventate sempre più infuocate.

Le corse automobilistiche sono un piccolo ecosistema in cui non è saggio farsi dei nemici, anche se si hanno potenti alleati all'interno della propria organizzazione. Attaccare con “armi leggere” una struttura che possiede quasi un quarto delle auto sulla griglia non si è rivelata una decisione saggia da un punto di vista tattico.

Bisogna però dare credito ad Abiteboul di essere stato l’uomo che ha convinto Ghosn a far tornare la Renault in F1, anche se la sua previsione di conquistare il titolo in cinque anni si è rivelata completamente errata.

Sono stati commessi degli errori durante la sua gestione e probabilmente il più importante è stato l’ingaggio di Daniel Ricciardo. Il team non poteva fornirgli una vettura da titolo ed il suo ingaggio faraonico ha comportato la necessità di tagliare le spese da altre parti.

Se le promesse di successo si sono rivelate un flop,  Abiteboul è però riuscito a proteggere egregiamente la squadra durante il turbolento consiglio di amministrazione che ha seguito l'arresto di Ghosn.

Nonostante una fase finale di stagione in crescita, si è sempre pensato che dopo che Jerome Stoll, spinto al ritiro lo scorso dicembre, ulteriori epurazioni si sarebbero verificate e si sarebbero concentrate sui personaggi scelti proprio da Stoll.

De Meo ha già svelato i piani per la divisione auto stradali di Renault, e questi porteranno la Casa in una direzione radicalmente diversa da quella sposata da Ghosn.

Non sorprende, quindi, che De Meo abbia scelto un volto nuovo a capo del nuovo programma di Alpine.

Le altre domande che ci si deve porre sono: Davide Brivio sapeva in cosa si stava cacciando? L'organizzazione in cui è entrato corrisponde a quella che gli era stata presentata quando sono iniziate le trattative?

Dopo 20 anni di esperienza nel motociclismo, Brivio non solo ha dimostrato di essere in grado di valutare rigorosamente i rischi e le richieste quando cambia team, ma di essere analogamente in grado di stabilire il suo valore.

Non gli sarà sfuggito che quando Frederic Vasseur è stato assunto come team principal della Renault F1 nel 2016, l’attuale team principal dell’Alfa Romeo Sauber è durato solo pochi mesi nel ruolo. Al momento di lasciare, Vasseur ha parlato di una visione troppo diversa nella gestione della squadra e di differenze inconciliabili con Stoll e Abiteboul.

Brivio ha accettato il nuovo ruolo nella consapevolezza di poter essere determinante ed avere voce in capitolo, ma se si analizza tutta la tempistica della vicenda non si può non notare come tutto sia stato orchestrato da De Meo. Adesso è lui il vero comandante del team.

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