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Mick Schumacher fenomeno in EuroF3: ecco perchè è diventato un vero rullo compressore

René Rosin, team principal del team Prema che dal 2016 accompagna la crescita di Schumy jr, rivela come mai il 19enne tedesco ha infilato una raffica di pole e ben 8 successi in 13 gare passando in testa alla classifica: "E' consapevole dei suoi mezzi e sente meno la pressione"

Podio: Mick Schumacher, PREMA Theodore Racing Dallara F317 - Mercedes-Benz

Podio: Mick Schumacher, PREMA Theodore Racing Dallara F317 - Mercedes-Benz

FIA F3 / Suer

Il vincitore della gara Mick Schumacher, PREMA Theodore Racing Dallara F317 - Mercedes-Benz
Prema Racing Team Manager, Rene Rosin
Mick Schumacher, PREMA Theodore Racing Dallara F317 - Mercedes-Benz
Il vincitore della gara Mick Schumacher, PREMA Theodore Racing Dallara F317 – Mercedes-Benz
Il vincitore della gara Mick Schumacher, PREMA Theodore Racing Dallara F317 - Mercedes-Benz
Mick Schumacher, PREMA Theodore Racing Dallara F317 - Mercedes-Benz
Mick Schumacher, PREMA Theodore Racing Dallara F317 - Mercedes-Benz
Mick Schumacher, PREMA Theodore Racing Dallara F317 - Mercedes-Benz
Mick Schumacher, PREMA Theodore Racing Dallara F317 - Mercedes-Benz
Mick Schumacher, PREMA Theodore Racing Dallara F317 - Mercedes-Benz

Prendiamo un pilota di diciannove anni, al suo secondo anno nel campionato Europeo di Formula 3, una serie di 30 gare in dieci weekend. Dopo la quarta tappa della stagione, il nostro pilota poteva vantare come migliori risultati due terzi posti, e una serie di piazzamenti che gli avevano garantito un anonimo decimo nella classifica generale. Poi è accaduto qualcosa, e ha preso forma una rimonta poderosa: una raffica di pole position e ben otto successi in tredici gare, con l’arrivo in vetta alla classifica.

Oggi, ad una tappa dal termine della stagione, vanta 49 punti di vantaggio sul secondo nella graduatoria generale, il pupillo di Helmut Marko, Dan Ticktum, per cui deve tirare un calcio di rigore visto che manca un solo fine settimana al termine del campionato.

Raccontata così è già una storia, ma lo diventa decisamente di più se il protagonista di cognome fa Schumacher, figlio proprio di quel Michael che ha vinto come nessun’altro nella storia della Formula 1.

Negli ultimi due mesi il secondogenito di Schumy è diventato un po' più Mick e un po' meno il figlio di Michael, conquistando rispetto e stima in pista grazie ad uno straordinario momento di forma.

Il repentino cambio di passo (ovviamente) ha dato anche voci a speculazioni: cosa è successo a Schumy jr.? Possibile che di colpo si sia trasformato da comprimario in mattatore solitario con il passo tipico di chi è poi diventato un grande? A cosa è dovuta questa metamorfosi?

A parte il diretto interessato, c’è solo una persona che può rispondere con cognizione di causa a questa domanda. È René Rosin, team principal del team Prema, squadra scelta dalla famiglia Schumacher a partire dal 2016 per guidare Mick nella crescita passata dalla Formula 4 fino alla Formula 3.

E Rosin ha spiegato cosa c’è dietro il momento d’oro del diciannovenne figlio d’arte.

“A volte si tratta di mettere tutto insieme, come i pezzi di un mosaico – ha rivelato Rosin - sin da inizio stagione abbiamo visto che c’era un grande potenziale in Mick, ma emergeva senza continuità: un exploit in prova libera, una buona qualifica, ma seguita magari da una gara non eccezionale. C’è stato anche qualche errore, da parte nostra e di Mick, con il risultato che fino alla tappa di Zandvoort (la quarta in calendario) erano arrivati solo due piazzamenti sul podio in dodici gare”.

Poi è arrivata la svolta di Spa:
“Nel weekend belga è arrivato il primo successo, nella terza gara del fine settimana, e da quel momento è cambiato tutto. Mick ha rotto il ghiaccio, acquisendo quella sicurezza senza la quale è difficile esprimersi al meglio in una serie così competitiva. Ha avuto fiducia nei suoi mezzi, probabilmente ha messo da parte un po' di pressione che accusava in precedenza, ed ha iniziato a tirare fuori il cento per cento del suo potenziale, come dimostra chiaramente la classifica di campionato”.

Chiamarsi Schumacher ha ovviamente portato molti vantaggi a Mick, che può permettersi di gestire la sua carriera autonomamente, senza dover firmare contratti eccessivamente vincolanti indispensabili per entrare in programmi junior dei team di Formula 1.

Sceglierà quando vorrà, se vorrà. Ma allo stesso tempo entrare in pista con il nome Schumacher sulla monoposto vuol dire essere sotto riflettori potentissimi, pronti a proporre paragoni impossibili. Su questo fronte non deve essere stato semplice per Mick trovare una sua dimensione, una sua storia personale, lontana da confronti e libera di concedersi i suoi tempi di crescita e gli inevitabili errori che comporta questo percorso.

Ovviamente Mick sarà sempre il figlio di Michael, ma iniziare a scrivere un proprio curriculum personale è un passaggio importante per ogni uomo, e soprattutto per uno sportivo che vive sotto il riflesso di un’icona assoluta.

Ed è ciò che baby Schumy ha iniziato a fare alla grande dopo la vittoria di Spa, togliendosi un peso enorme e guidando (probabilmente) a mente libera dopo molto tempo. E qualcosa sta venendo fuori, qualcosa che ha sorpreso e continua a sorprendere. Il 13 e 14 ottobre, sul circuito di Hockenheim, Mick sarà in pista per la conquista del titolo Europeo nella categoria che vide papà Michael vincere la serie tedesca e poi quella Continentale in gara unica nel 1990 prima di essere escluso.

Poi, a dispetto di tanti rumors, sarà tempo per preparare un 2019 in Formula 2, seguendo una strada che sembra ben chiara. Schumy sr. bruciò le tappe esordendo n Formula 1 meno di un anno dopo il suo successo in Formula 3, Mick (nonostante la superlicenza già in tasca) sembra volersi preparare al meglio per affrontare un mondo molto diverso rispetto a quasi trent’anni fa. A modo suo, come è giusto che sia...

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