Buemi: “Nessun alibi e poche scuse, svelo dove ho perso il campionato”
Il pilota titolare di Renault e.dams e Toyota si racconta ai microfoni di Motorsport.com in un’intervista esclusiva alla “Virtually Live Racing Experience” presso il Red Bull Media World di Lucerna.
Foto di: Red Bull Content Pool
Di Sébastien Buemi si può dire tutto e di più, ma saranno pochi a non riconoscergli l’umiltà che da sempre lo contraddistingue e, soprattutto, la sincerità e la disponibilità cui si presta per interviste, autografi e fotografie assieme ai suoi estimatori.
Malgrado la ferita per aver mancato il secondo titolo in Formula E sia ancora aperta, il veloce driver di Aigle ha il sorriso stampato sul volto in occasione dell’evento “Virtually Live Racing Experience”, ospitato nella suggestiva area “Red Bull Media World” presso il Museo dei Trasporti di Lucerna, nel quale si invitano gli appassionati e i curiosi ad abbattere il miglior tempo messo a referto da “Séb” nell’ePrix di Parigi attraverso un’avventura in realtà aumentata.
Il portacolori delle Renault e.dams nella serie “full electric” e della Toyota nel WEC ha parlato a 360 gradi ai microfoni di Motorsport.com Svizzera, partendo dalla delusione per il titolo passato nella mani di Lucas Di Grassi fino ad arrivare ai passi avanti compiuti dalla Confederazione Elvetica per (ri)avvicinarsi al motorsport.
Sébastien Buemi come descriverebbe se stesso, se dovesse fare uso di tre soli aggettivi?
“Viene sempre difficile parlare di se stessi, ma direi che tre aggettivi che mi possano rispecchiare sono: grintoso, irascibile, la prova l’avete avuta a Montréal (ride, ndr) e generoso, perché mi piace aiutare gli altri. Nel WEC, ad esempio, dobbiamo collaborare assieme agli altri piloti, anche se è vero che in Formula E, così come nella maggior parte delle categorie, il compagno di squadra è il tuo primo rivale”.
Che cosa rimane della tua stagione 2016-2017 di Formula E, che non ha portato il secondo titoli piloti consecutivo accanto alla terza corona di fila della Renault e.dams fra le squadre?
“La rabbia l’ho smaltita, è rimasta soltanto la delusione. Non avere centrato il titolo con sei vittorie è motivo sufficiente per essere grandemente delusi: mai avevo vinto così tanto nelle precedenti stagioni. Chiaramente non aver preso parte al doppio ePrix di New York non mi ha aiutato, ma non è lì che ho perso il titolo...”.
E allora… dove è “scappata” la conquista del titolo? Il pilota e la squadra hanno da recriminarsi qualcosa?
“La Renault e.dams non ha da rimproverarsi nulla: ci ha fornito (il riferimento al plurale è allo storico coéquipier Nicolas Prost, ndr) una vettura altamente competitiva e nell’ambito dei costruttori ha svolto il proprio dovere in maniera impeccabile. Io come pilota qualcosa da recriminare ce l’ho. Prima di tutto in Canada ho avuto un incidente che ha dimezzato le possibilità di vittoria, in subordine ritengo che avrei dovuto meglio affrontare la corsa in Messico. Sapevo fin dall’inizio che sarebbe stata ostica. Sono arrivato tre ore prima del primo turno di prove libere. Senza trovare scuse e alibi, credo che sia lì che ho perso il campionato”.
Che cosa si aspetta Sébastien Buemi dalla Formula E del futuro? E qual è, a tuo avviso, il prossimo traguardo da raggiungere nello sviluppo del motorsport sostenibile?
“Direi che la stagione quattro sarà molto importante per l’intero movimento ‘full electric. Il campionato inaugurale è andato bene, il secondo si è messo a posto qualche piccolo dettaglio e nell’ultimo abbiamo avuto un’esplosione grazie anche agli annunci dell’arrivo di Porsche, BMW, Audi e Mercedes. È adesso che la Formula E deve svilupparsi meglio e avere più spettatori e svolgere un buon lavoro con le emittenti televisive”.
Nel futuro prossimo potremmo assistere a corse in circuiti?
“Direi di no, almeno per adesso. Ad andare in pista si fa un immediato paragone con la Formula 1, e questo è sbagliato. Le monoposto elettriche sono vetture che devono gareggiare in tracciati cittadini: quello è il loro habitat naturale. La ‘problematica’ relativa alla batteria è soltanto uno dei tanti motivi. A tal proposito, la stagione 5 rappresenterà uno snodo cruciale per la Formula E...”.
Se potessi dare pubblicamente un suggerimento ad Alejandro Agag per migliorare il Campionato FIA di Formula E, che cosa gli diresti?
“Alejandro sa benissimo su che cosa deve lavorare e credo che lo stia facendo nella maniera migliore. Non è un caso che grandi sponsor stiano investendo sul movimento del motorsport sostenibile. Questo è un suo grande merito”.
La Svizzera è un piccolo Paese, un po’ avulso dal motorsport: il ristretto numero di tifosi non è forse penalizzante ai fini del FanBoost rispetto a un avversario come Lucas Di Grassi, che può invece contare sull’intero movimento brasiliano?
“Fin da bambino sono sempre stato consapevole che in Svizzera l'automobilismo non è un sport facile da praticare. Il fatto di essere ‘emigrato’ all’estero per correre mi ha aiutato a raccogliere tifosi in giro per il mondo, come in Francia, Italia, Germania. La Svizzera sembra avvicinarsi sempre di più al motorsport. Oltre all'ufficializzazione dell’ePrix di Zurigo, l’emittente televisiva MySports trasmetterà in diretta la stagione quattro. Si tratta di un bel passo in avanti! Non credo comunque che possa in qualche modo penalizzarmi ai fini del FanBoost”.
Che cosa pensi dunque dell’ePrix in Svizzera? Dopo i tentativi di Lugano, il ghiaccio si è rotto con il semaforo verde da Zurigo nell’estate 2018…
“Correre una corsa nella propria nazione è motivo di grande orgoglio. In Svizzera lo è ancora di più. Sono davvero eccitato e non vedo l’ora di abbracciare i miei connazionali”.
Ti manca la Formula 1? Ufficialmente, sei ancora il terzo pilota della Red Bull Racing per il Circus. Ti aspetti ancora una chiamata per correre nei Gran Premi oppure il ruolo di pilota Toyota nel WEC e conduttore Renault in Formula E sono sufficientemente gratificanti?
“Ho fatto due giorni di test per la Pirelli a bordo della RB13 con i pneumatici della prossima stagione. Ciò dimostra che la Red Bull ha fiducia in me e di questo ne sono grato. Chiaro che la massima formula mi manca perché è il sogno di ogni pilota, anche se devo ammettere di trovarmi a mio agio in Formula E con la Renault e nel WEC con la Toyota”.
L’evento al Red Bull Media World di Lucerna rappresenta un interessante punto di contatto fra veri piloti e gamers. Che cosa possono dare i videogiochi alla realtà e che cosa può regalare un driver professionista alla simulazione?
“Credo che un pilota professionista possa fornire indicazioni utili a incrementare il livello qualitativo del gaming. I videogiochi forniscono al motorsport milioni di fan e appassionati. Il futuro sono le nuove generazioni, cresciute davanti a uno schermo a giocare con un volante o una consolle in mano. L’evento della Virtually Live al Red Bull Media World di Lucerna è qualcosa di fantastico. Il livello di dettagli della realtà aumentata è sensazionale: sembra di essere davvero a bordo di una monoposto di Formula E. Vanno ringraziati per l’iniziativa interessantissima che stanno promuovendo. Eventi come questo sono positivi per l’intero movimento automobilistico, soprattutto in Svizzera”.
Se ti trovassi a contatto con Doris Leuthard e gli altri sei membri del Consiglio Federale, li esorteresti ad agire affinché pongano fine al bando alle competizioni automobilistiche esistente in Svizzera dal 1955?
“Difficile dirlo. La costruzione di un autodromo in Svizzera non va vista come l’avvicinamento della Formula E, bensì come un’opportunità di guadagno per l’intera Confederazione Elvetica. Una gara, di qualsiasi categoria, porta introiti mica indifferenti. Ci sono alberghi in giro per i posti più isolati che campano grazie al flusso di appassionati che una corsa automobilistica comporta. Inoltre si esortano ed educano i giovani ad andare veloce in pista e non sulla strade...”.
Quale è la domanda che nessuno fa mai a Sébastien Buemi, che lui vorrebbe gli fosse fatta e che risposta si dà?
“Sicuramente ci sono tante domande che nessuno mi ha mai fatto, ma fatico a trovarne una alla quale saprei rispondere”.
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