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Vi raccontiamo la nostra 24 Ore di Adria con Seat

Grande affidabilità delle vetture: tutte e 18 sono arrivate al traguardo dopo una gara durissima

Un’avventura. Questo è l’aggettivo più calzante per descrivere la nostra esperienza alla 24 ore di Adria targata Seat.

E’ ormai un classico; è la gara di fine anno che attira numerosi campioni che hanno battagliato per tutta la stagione nei circuiti di mezzo mondo: da Raffaele Gianmaria, a Thomas Biagi, poi Luca Rangoni, Domenico Schattarella e Michel Fabrizio, campione delle due, ma debuttante nelle quattro ruote.

Per il primo anno le auto scelte per maratona invernale sono state le Seat Ibiza Cup del monomarca organizzato dalla Seat Motorsport Italia di Tarcisio Bernasconi, regalando al pubblico una spettacolare griglia di partenza di 18 vetture che, strepitosamente, hanno tutte tagliato il traguardo.

Un test di affidabilità senza pari per queste piccole spagnole motorizzate con lo stradale 1.4 turbo benzina “pompato” fino a quasi 200 cv, cambio DSG a 7 marce di normale produzione, impianto frenante adeguato alle nuove prestazioni e Yokohama Neova semislick. Se la meccanica è volutamente vicina alla serie per testarne la qualità, il telaio è il punto forte della Ibiza: costruito nel reparto Motorsport spagnolo, il telaio è molto simile a quello della Leon Cup Racer, con un roll-bar saldato che irrigidisce la scocca rendendola all’altezza di auto da corsa ben più blasonate.

Questa la ricetta per auto divertenti e molto competitive dall’inizio alla fine: basti pensare che negli ultimi minuti di gara, le auto che occupavano le prime posizioni hanno continuato a far segnare gli stessi tempi delle qualifiche (anzi, addirittura più bassi!)

La differenza per salire sul podio, oltre al piede, l’hanno fatta soprattutto gli stili di guida che hanno saputo ottimizzare il consumo di carburante ed i tempi imposti per le soste obbligatorie, senza perdere secondi preziosi in pista; così fino all’ultimo giro il team Raton 2 si è giocato la medaglia d’oro con il team Adria Raceway, innescando un corpo a corpo fin troppo “fisico”, tanto da domandarsi se la gara fosse partita 24 minuti prima, piuttosto che 24 ore prima!

Il nostro team Seat Press era composto dalle punte di diamante della Seat Motosport Italia, ovvero Alberto Bassi, fresco campione italiano della Seat Ibiza Cup, Carlotta Fedeli, vincitrice delle classifiche Under 25 e Ladies, ed infine l’inossidabile Valentina Albanese, vincitrice del Campionato Italiano Turismo Endurance con la Leon Cup Racer, oltre ai colleghi Cesare Cappa, Giovanni Lopes, Camilla Ronchi ed il sottoscritto, che esattamente 10 anni fa, sempre in questo circuito e sempre con i Maggiolini Fun Cup gestiti da Tarcisio Bernasconi, faceva il suo debutto gare automobilistiche.

Le strategie possibili erano due: turni di guida tiratissimi, chiedendo il massimo all’auto con possibile usura eccessiva di freni e pneumatici, oppure turni più costanti, con un occhio al consumo di carburante ed al risparmio generale del mezzo. La scelta della seconda strategia è risultata a noi più idonea, sia per la formazione variegata dell’equipaggio che per limitare al minimo le soste ai box, sfruttando solo quelle obbligatorie.

Per le prime nove ore tutto è andato per il meglio: strategia azzeccata, stint di guida lunghi e costanti, buon consumo di carburante e di gomme; avevo appena terminato il turno di guida della notte e dopo cena me ne sono andato a letto tranquillo ed esaltato poiché al mio risveglio sarei dovuto tornare in pista per il turno dell’alba (il più bello), gasatissimo per la settima posizione conquistata che sicuramente sarebbe potuta diventare una quinta o una quarta posizione con l’aiuto dei veterani piloti del Trofeo in squadra con noi. Purtroppo il risveglio è stato amaro: pronto per salire in macchina, una volta sceso ai box ho scoperto che verso le 23.30 l’auto aveva avuto un incidente in cui si era rotto il differenziale ed era stata necessaria una sosta di oltre oltre quattro ore per essere riparata, grazie agli instancabili meccanici del team Seat. Piombati ultimi, senza ormai nulla da perdere, ci siamo goduti i turni di guida che restavano a fine gara, mettendo alla frusta la nostra Ibiza e girando più forte possibile.

Una volta presa confidenza con un pedale del freno dotato di ABS, da usare diversamente rispetto ad un freno “da corsa”, la guida è sempre divertentissima e tirata, senza esitazioni; poco sottosterzo, precisione di guida sia in ingresso che in uscita di curva e un’affidabilità sorprendente. Inoltre, le prestazioni uguali per tutte le auto hanno acceso divertenti duelli per tutte le 24 ore, lasciando qualche minuto di relax solo durante le safety car che sono entrate durante la notte, prima per ghiaccio poi per nebbia.

Come ogni 24 ore che si rispetti, ci dev’essere il colpo di scena: il nostro è stato un brutto colpo che ha fatto sfumare un bel risultato ma almeno abbiamo tagliato il traguardo. L’esperienza della 24 ore è decisamente emozionante: la capacità di guida deve essere accompagnata da strategia, conoscenza e rispetto del veicolo, costanza della prestazione, affidabilità e, come sempre, un pizzico di fortuna.

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