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Analisi

Paradosso Formula E: chi vuole sviluppare l'elettrico se ne va

L'addio di Audi per abbracciare una categoria che permetta di sviluppare l'auto e la tecnologia elettrica da zero è un campanello d'allarme preoccupante. E ora anche la Extreme E propone innovazioni che vanno oltre quelle in uso dalla Formula E.

Lucas Di Grassi, Audi Sport ABT Schaeffler, Audi e-tron FE07

Foto di: Zak Mauger / Motorsport Images

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A fine 2020 la Formula E ha dovuto fare i conti con la perdita di Case importanti, tra cui Audi. La realtà di Ingolstadt ha annunciato l'addio alla categoria full electric della FIA per intraprendere una nuova avventura. L'aspetto più strano della vicenda, è che lo ha fatto per iniziare una nuova avventura nel motorsport, ma sempre utilizzando una propulsione elettrica.

Questo ha fatto anche più scalpore dell'annuncio in sé, ovvero quello dell'entrata di Audi nei rally raid, in particolare alla Dakar. Può una Casa automotive abbandonare la serie elettrica per eccellenza del motorsport, intraprendendo un progetto elettrico in una categoria distante ancora anni luce da un tipo di motorizzazione così innovativo?

La risposta è sì. A questo punto vale la pena analizzare le motivazioni che hanno portato i vertici di Ingolstadt a prendere una decisione simile, che, con tutta probabilità, farà "giurisprudenza" per altre Case che nei prossimi anni avranno l'intenzione di puntare forte sull'elettrico sostenibile e di portarlo a un livello più alto di quello attuale sotto tutti i punti di vista.

Formula E: vietato sviluppare da zero

 

Non un aspetto da poco. Alla Dakar, per esempio, le Case devono sottostare ad alcune regole base, che però non implicano restrizioni insormontabili nella progettazione, così come nella ricerca e sviluppo. Il motorsport, che sia Formula 1 o altre categoria, è una piattaforma sperimentale per le Case e questo è un caso che dimostra come lo sia ancora.

Audi ha abbandonato la Formula E proprio per l'impossibilità di lavorare sul proprio powertrain. Nella serie a ruote scoperte della FIA è possibile costruire componenti proprie solo in minima parte per ciò che concerne il pacchetto motore. Il telaio e la carrozzeria sono standard progettati da Spark e il set di batterie è creato da McLaren Applied Technologies. Una limitazione valida per far partire la serie, quando tanti team erano privati e solo supportati dai marchi. Ma con l'ingresso delle grandi Case questo principio si è trasformato da virtù, a limite considerevole.

Un limite che, anno dopo anno, si è fatto sempre più fardello. Ecco perché Audi non si è fatta scrupoli e ha individuato nei rally raid la categoria giusta per sviluppare la propria propulsione elettrica, ma anche per avere una piattaforma che dimostri la bontà dei propri prodotti in scenari estremi qual è la Dakar.

"Mettiamola così: la chiave del successo alla Dakar è avere la migliore efficienza per fare la tappa e in questo concetto non è solo questione di batteria, ma anche il convertitore di energia. Il regolamento è molto elastico e possiamo sviluppare praticamente tutta la macchina da zero. In altre serie, come la Formula E, non è così aperto come nella Dakar", ha detto Julius Seebach, AD di Audi Sport GmbH.

Dunque non solo batterie, ma anche altre componenti del powertrain come il convertitore d'energia e altre parti vitali di un progetto che potrà vantare di essere interamente realizzato dalla Casa tedesca. Andreas Roos, Project Leader Factory Racing di Audi Sport, ha aggiunto: "E' proprio questo punto e il motivo per cui siamo andati ad abbracciare la Dakar, perché ci permette di avere le parti complete, tutto ciò che è necessario per la catena cinematica, completamente sviluppate da Audi. E lo stesso vale per la batteria".

Dakar: motore a combustione a servizio dell'elettrico

 

L'esperienza in Formula E di Audi, certo, non sarà buttata. Le cose apprese nella serie a ruote scoperte sarà utile per la realizzazione del powertrain elettrico della vettura che farà il suo esordio nei primi test nel mese di luglio. Ciò che però i regolamenti Dakar permettono è l'utilizzo di un motore termico.

No, non c'è nessun errore. Audi ha davvero intenzione di montare anche un motore a combustione sulla propria vettura completamente elettrica. Attenzione però, perché lo scopo di questo propulsore - derivante da quello utilizzato nel DTM - sarà ricaricare le batterie del motore elettrico.

"Il propulsore termico non farà muovere direttamente la vettura, ma ne avremo bisogno. Si tratta di un motore a combustione altamente efficiente e, poiché le tappe alla Dakar sono molto lunghe, dovremo riuscire a ricaricare le batterie. L'auto stessa avrà un aspetto simile alle auto usate per la Dakar", ha specificato Ross, capo progetto Audi Sport.

"La nostra trasmissione sarà completamente elettrica, quindi la MGU sviluppata per la Formula 2021, di cui siamo davvero orgogliosi, sarà utilizzata anche per il progetto Dakar. Naturalmente avremo bisogno di fare alcune modifiche, perché correre nel deserto è diverso che farlo in città e avremo sfide specifiche da affrontare. Ma stiamo cercando di trasferire tutto ciò che abbiamo imparato in Formula E e alla 24 Ore di Le Mans".

Audi userà una MGU per ogni asse per avere trazione integrale. Quindi l'auto sarà completamente elettrica. La terza MGU sarà usata come generatore per caricare la batteria ad alta tensione, che è necessaria per lunghe distanze. L'ultimo componente sarà il convertitore d'energia, che sarà un motore a combustione convenzionale, derivante da quello utilizzato dalla Casa nel DTM. Stando a quanto affermato da Audi, si tratta di un motore molto efficiente per peso e consumo di carburante.

Extreme E: ricarica delle batterie sostenibile

 

Non solo Dakar, perché ci sono altre categorie del motorsport full electric che stanno per proporre novità dal punto di vista delle batterie che va oltre l'attuale tecnologia garantita e in utilizzo dalla FIA Formula E.

Si tratta della Extreme E, categoria collaterale alla Formula E che utilizza generatori in grado di ricaricare le batterie delle vetture da corsa molto interessanti. A differenza della Formula E, che carica le sue auto con generatori di glicerina per ridurre le emissioni di NOx e di carbonio, la Extreme E ha optato per le celle a combustibile a idrogeno per caricare le auto.

L'elettricità prodotta da queste celle è sostenuta fortemente in quanto in grado di garantire che i veicoli elettrici possano creare la loro energia da una fonte pulita e sostenibile, avendo l'acqua come unico sottoprodotto dopo la reazione di elettrolisi all'interno delle celle.

Adam Bond, amministratore delegato di AFC Energy, ha spiegato pro e contro di questa tecnologia che, di fatto, può rendere obsoleta quella della Formula E: "In termini semplici, il sistema di ricarica su misura che AFC Energy ha sviluppato per Extreme E è costituito da quattro componenti primari: la produzione di carburante, la cella a combustibile alcalino, un'unità di stoccaggio della batteria e il caricatore stesso”.

"Nei giorni che precedono ogni weekend di gara, l'idrogeno sarà generato da una combinazione di pannelli solari portatili che alimentano gli elettrolizzatori. L'idrogeno generato sarà immagazzinato in cilindri di idruro metallico a bassa pressione pronti per l'uso durante il fine settimana. Per la gara la nostra cella a combustibile utilizzerà l'idrogeno verde per generare energia pulita che sarà poi in grado di essere alimentata in ciascuno dei SUV ODYSSEY 21 attraverso un'unità di stoccaggio della batteria per accumulare energia al fine di soddisfare i tempi di ricarica di picco tra le gare".

Formula E, è ora di rifarsi il look?

 

Insomma, dall'ottima idea iniziale che ha portato alla creazione della Formula E, il motorsport e la tecnologia hanno fatto passi avanti considerevoli. A quanto pare, però, a essere rimasta non ferma, ma indietro rispetto al progresso legato ai powertrain e a tutti i dispositivi collegati, sembra proprio essere la Formula E stessa.

Ci sono Case che, nel corso delle ultime settimane, hanno creduto ancora nel progetto di Alejandro Agag confermando la loro presenza anche in futuro. Ma, se nulla o poco dovesse cambiare nel corso delle prossime stagioni, quanto potrà essere ancora attrattiva per le Case.

L'addio di Audi ha segnato un passo importante. Un primo segnale indicativo che i vertici della competizione, così come la FIA, non dovranno ignorare. Il rischio, almeno a breve termine, sembra non esserci. Ma la Formula E deve garantirsi un futuro solido, acquisendo Case e non dando loro modo di abbandonare per lidi più floridi e permissivi in ricerca e sviluppo. Per fare ciò ci si dovrà concentrare su concessioni legate allo sviluppo dei powertrain e, magari, dare minor importanza all'estetica di monoposto che, a oggi, fanno sembrare la categoria un surrogato competitivo di medio livello, non certo una serie che punta all'Olimpo del motorsport.

La Formula E è nata come categoria all'avanguardia. Per continuare a esserlo, dovrà non solo tornare al passo con i tempi - che sembrano averla superata - ma anche andare oltre e puntare a obiettivi sempre più ambiziosi, sostenibili e interessanti anche in ottica Automotive. Se così non sarà, è probabile che l'addio di Audi non rimanga un caso isolato.

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