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Intervista

Olivier Pain torna alla Dakar, ma riparte dalla "Malle Moto"

Il francese è il primo big nella storia della Dakar a tentare di correre senza assistenza. Terzo tra le moto nel 2014, alla fine dell'edizione 2016 aveva detto basta, ma il richiamo è stato troppo forte...

Olivier Pain

Foto di: A.S.O.

#10 KTM: Olivier Pain
#10 KTM: Olivier Pain
Olivier Pain, KTM
#10 KTM: Olivier Pain
#10 KTM: Olivier Pain
Olivier Pain
#3 Yamaha: Olivier Pain
Alain Duclos, Fabien Planet, Olivier Pain
#3 Yamaha: Olivier Pain
#3 Yamaha: Olivier Pain
#3 Yamaha: Olivier Pain
#3 Yamaha: Olivier Pain
#3 Yamaha: Olivier Pain
#3 Yamaha: Olivier Pain

E' sicuramente una delle storie più interessanti della prossima Dakar, la quarantesima. Sì perchè dopo la Dakar del 2016 Olivier Pain aveva deciso di attaccare il casco al chiodo e di impegnarsi nel lavoro per mandare avanti l'impresa di famiglia. Di Dakar allora ne aveva già fatte dieci, arrivando a conquistare un terzo posto assoluto nel 2014, dopo esser stato in testa della classifica generale per ben 4 giorni.

Più volte piazzato nei primi dieci assoluti della Dakar – cinque volte su dieci – Olivier ha deciso di ritornare nel 2018 rispondendo ad un impulso e iscrivendosi per la prima volta nella storia della Dakar nella "Malle Moto", confermando il suo record: la prima volta di un pilota Elite nella categoria del Camion casse.

La Malle Moto è quella categoria a cui si iscrivono i piloti che non hanno un meccanico, un'assistenza al seguito, né un veicolo a loro dedicato: caricano il loro bagaglio e una cassa di ricambi su un camion oltre a due ruote di ricambio e poi contano sulle loro proprie forze.

"Eh sì, è la prima volta che accade – conferma il pilota di Niort – avevo voglia di tornare alla Dakar, una gara che mi è sempre piaciuta, perchè sono sempre stato un vero appassionato e mai un professionista. Fare una pausa di un anno alla fine mi ha fatto bene perchè adesso ho ancora più voglia di prima di correre".

Al momento dell'iscrizione Olivier ci ha pensato su: "Correre con un'assistenza avrebbe significato per me una gara più confortevole, più sicura, ed è quello che in questi anni ho sempre consigliato agli altri piloti, agli amatori. Meglio aspettare un paio di anni e mettere insieme un budget che partire senza assistenza... però nello stesso tempo cercavo uno stimolo, una nuova sfida, e mi sono reso conto della fortuna di non aver mai corso prima da 'privatone'. In realtà era una cosa che avevo in mente già da un po' e allora, ho deciso di farlo in occasione del 40° anniversario. Sono ancora l'ultimo francese ad essere salito sul podio alla Dakar e ho pensato che la mia presenza nella 'Malle Moto' avrebbe dato una mano anche agli altri piloti/colleghi che correranno nella stessa categoria. L'obiettivo ovviamente è arrivare in fondo per capire se un pilota Elite è ancora in grado di finire la gara con le sue sole forze".

Una sfida interessante ed entusiasmante che gli sponsor hanno compreso appieno: "Sono ripartito da zero e tanti sponsor mi hanno seguito, cosa che mi ha caricato ancora di più. Però so perfettamente quello che mi aspetta e questo in parte complica un po' le cose".

La prima difficoltà, soprattutto per un pilota che ha sempre potuto contare sulla sua assistenza personale e quindi un veicolo di supporto, è far stare tutto il bagaglio nelle due casse consentite ai piloti che corrono nella "Malle Moto": "Devo preparare i bagagli con grande attenzione stavolta: posso portarmi al massimo due completi perchè di più non ce ne stanno nella borsa e se pioverà avrò difficoltà a farli asciugare".

Ma valigia a parte Olivier Pain pensa anche alla moto perchè sa quanto lavoro c'è da fare ogni sera al bivacco, specialmente se il mezzo non è preparato bene: "La moto non è nuovissima e quindi ho investito un po' di soldi per farla mettere a posto, completamente, proprio per non dover lavorare troppo alla sera, dopo la tappa. Ho cambiato il motore e ne ho messo uno nuovo e l'ho fatto da solo perchè volevo vedere se riuscivo a cambiare un motore da solo, senza aiuto esterno. Mi ha seguito un amico che mi ha dato qualche consiglio prezioso sulla KTM spiegandomi anche che cosa dovrò fare ogni sera al bivacco a livello di manutenzione".

La cosa più difficile per Olivier sarà partire senza suo papà, presenza costante in tutte le sue gare: "Sarà veramente la cosa più complicata – sorride il francese - perchè l'ho mandato in pensione anzitempo decidendo di correre da solo. Ma so che lui soffrirà moltissimo lontano da me e dalla gara e allora stiamo cercando di organizzare almeno un breve viaggio fino a Lima. Lui ha voglia di venire, magari di passare ogni tanto sul bivacco. Potrebbe fare un giretto turistico con mia mamma e magari venire al bivacco nel giorno di riposo, solo a vedere, seguendo la carovana del rally in parallelo".

Le cose su cui concentrarsi in questi giorni che precedono la partenza sono tantissime ma non si può distrarre Olivier Pain perchè il suo obiettivo è solo uno: "Il risultato è secondario, prima di tutto devo finire e vincere la mia sfida. Sarà una Dakar in versione marathon tutti i giorni per me con il vantaggio che proprio nelle due tappe marathon io sarò più a mio agio rispetto agli ufficiali perchè sarà semplicemente una sera come un'altra". Senza alcuna assistenza esterna, appunto.

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