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Olivetto, il sogno si realizza: sarà al via della Dakar 2017 su KTM!

Il 40enne Matteo Olivetto, professione vigile del fuoco, sarà alla prima partecipazione della carriera alla Dakar. Il padovano correrà in sella alla sua KTM 450 Rally.

Matteo Olivetto

Foto di: Matteo Olivetto

Matteo Olivetto posa con il suo numero di gara
La Ktm 450 Rally di Matteo Olivetto
Matteo Olivetto

Nel 1985, alla tenera età di 9 anni, un bambino di nome Matteo Olivetto (allora in quarta elementare) fece un tema: La mia Dakar. Descriveva la sua gara, in macchina, quindi insieme ad un copilota, con tanto di descrizione della vettura - una Peugeot - le velocità di punta, le tappe giorno per giorno, i tipi di terreno che incontrava e poi ovviamente il traguardo sulle rive del Lago Rosa poco lontano dalla capitale del Senegal.

Oggi Matteo di anni ne ha 40 e sta per partire da Padova per la sua prima, vera, Dakar. “Erano anni che sognavo di partecipare e quel tema, da bambino, era un segno premonitore. Quando mi sono reso conto che quest'anno avrei compiuto quarant'anni ho detto a mia moglie 'io devo andare', e lei ha capito”.

Un impegno gravoso quello della Dakar non solo a livello fisico ma soprattutto a livello economico ed è giusto e sacrosanto che una famiglia debba affrontare ogni singolo passo insieme, cercando di capire che cosa si può fare e quale sia il limite da non superare.

Così Matteo ha creato una pagina su internet e su Facebook per farsi aiutare, una sorta di semplice "crowd funding" che lo aiuta nell'impresa che finalmente si realizzerà nel 2017. Inoltre sulla sua strada, quasi per caso, mentre cercava un trip master da acquistare, ha incontrato un veterano della Parigi Dakar, quel Massimo Chinaglia che tante gare ha affrontato negli anni Novanta, anche in sella al fantastico Gilerone bicilindrico, e che si è rivelato fondamentale per la sua preparazione.

Una sorta di Obi Wan Kenobi che lo ha guidato nei meandri dell'iscrizione e soprattutto della preparazione mentale per una gara che, da quando è approdata in Sud America è diventata – soprattutto a livello fisico e psicologico – ancora più difficile.

Matteo fa il vigile del fuoco e ha cominciato a chiedere le ferie più di un anno fa, anche se in realtà in caserma il suo sogno era già compreso e condiviso dai più. “Prima di essere un pilota sono un motociclista a 360 gradi – racconta Matteo – e la mia è una famiglia di motociclisti. In realtà ho cominciato da pochissimo a fare gare, qualche motorally, da 4 o 5 anni. E mi sono sempre detto che a 40 anni avrei fatto la Dakar”.

E al suo fianco c'è una donna intelligente perché quando lui le ha detto che ormai doveva fare questa gara lei ha risposto: “Vedi te. Devi andare altrimenti questo tarlo ti resterà dentro e ti mangerà e tu non smetterai mai di parlarne e di sognarla”. E così eccolo qui questo vigile del fuoco iscritto nella categoria Malle moto: “Per risparmiare un po' ma anche e soprattutto perché quella è la Dakar vera – e mette già le mani avanti – e se dovessi tornare a farla mi iscriverei sempre in questa stessa categoria”.

Deciso, caparbio, non sembra essere spaventato da nulla: “Mi preoccupa forse un po' la moto. Io ho una KTM 450 Rally comprata di seconda mano, di due anni. Sbaglio forse a pensare che sarà la moto a tradirmi, forse sarà il fisico, o magari mi perderò. Io ho cercato di allenarmi il più possibile, lavoro permettendo. Sono già stato in Bolivia e in Paraguay in passato, in viaggio, in vacanza, e so che cosa vuol dire altitudine... così come so che cosa vuol dire il grande caldo di Asuncion, e del Paraguay”.

E la sua filosofia, insegnata anche dal guru Chinaglia è “vivere un giorno per volta”. Per il momento sto pensando solo ad arrivare a La Paz, penso solo alla prima settimana anche perché la seconda parte della gara sarà completamente diversa. Mi spaventa tanto la moto perché non sono padrone del mezzo, non sono un gran meccanico ma mi so arrangiare. La prenderò come un grande viaggio quando lo scopo principale è, alla

sera, trovare da dormire. L'importante è arrivare prima che faccia buio e raggiungere il bivacco, giorno dopo giorno. Come in un grande viaggio. Pazienza se arriverò tardi, e se avrò ancora tante cose da fare. Però avrò raggiunto il fine tappa e potrò riposarmi. Poi comincerò a pensare al giorno dopo”. Proprio come diceva Rossella O'Hara in "Via col vento".

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