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Ricordo

Fausto Vignola addio: il ricordo straziato di Elisabetta Caracciolo

Il ligure di 37 anni che ha partecipato alla Dakar in moto è morto ieri durante un allenamento nell'entroterra di Loano. Ecco il ritratto della nostra inviata alla maratona sudamericana che Fausto l'aveva incontrato ancora pochi giorni fa.

Fausto Vignola

Fausto Vignola

Elisabetta Caracciolo

Fausto Vignola
Fausto Vignola
Fausto Vignola
Fausto Vignola e Maurizio Gerini
Fausto Vignola e Maurizio Gerini
Fausto Vignola
Fausto Vignola e Maurizio Gerini
Fausto Vignola e Maurizio Gerini
Fausto Vignola
Fausto Vignola
Husqvarna #108, Fausto Vignola
Husqvarna #108, Fausto Vignola
Fausto Vignola, Husqvarna
Fausto Vignola
Maurizio Gerini,, Husqvarna, e Fausto Vignola, Husqvarna
Maurizio Gerini,, Husqvarna, e Fausto Vignola, Husqvarna

Nel 1994 fu Angelo Cavandoli. Nel 1999 Flavio Agradi. Entrambi al Rally di Tunisia, nel mese di aprile. Poi Richard Sainct nell'ottobre del 2004 e Fabrizio Meoni, l'11 gennaio del 2005. Allora non c'erano gli smartphone e i video li giravano solo i cameraman. Le interviste le registravamo su nastro e tutto era meno immediato. Avvolto in una atmosfera di silenzio e dolore sospesi per aria, accompagnati solo dalle parole di chi restava e soffriva.

Oggi non è più così, ed è forse per questo che il dolore è ancora più bruciante, che penetra in profondità, strisciando semplicemente lo schermo di un telefono e rivedendo un amico che fino a poche ore prima rideva e scherzava con te.

Oppure rispondeva alla battuta di un altro amico, scrivendo poche parole su Facebook. L'eco della sua risata, della sua voce ora è più vivo che mai perchè un semplice clic, su un computer, su una tastiera, su uno schermo, rende tutto più vivido. Più feroce.

Fausto Vignola se n'è andato ieri pomeriggio, durante un allenamento, in compagnia di altri due amici. Uno schianto fatale, in moto, su una pista sterrata, quelle che lui faceva cento volte, e altre cento ancora, e che conosceva tanto bene.

Se n'è andato lasciandoci tutti in sospeso... perchè di cose da dire ne aveva ancora tante, tantissime, e non solo in una gara, o su due ruote. L'anima della compagnia, un sorriso contagioso e la voglia di scherzare, sempre, anche quando lui per primo, quasi senza crederci, chiedeva agli altri di esser seri.

Tante cose da dire, tante cose da fare, prima di tutto con la sua famiglia, che era la cosa per lui più cara, e a cui pensava continuamente e che ora, senza di lui, come troverà la forza di andare avanti?
I suoi amici sono sgomenti. Ma lo siamo tutti.

Ieri sera, dalle otto in poi è stato un continuare di messaggi, di brevissime frasi e di telefonate ancora più brevi. Perchè non c'erano parole, solo nasi, che tirano su, e voci che si incrinano.
Difficile anche solo articolare un pensiero, connettersi alla realtà che ieri sera nessuno voleva accettare.

Ho personalmente fatto fatica a crederci per almeno un'ora. Ma anche in questo caso è la tecnologia che ti dice che ci devi credere. Una volta non avevi conferme, aspettavi ore intere, a volte anche giorni, per sapere cosa era accaduto. E se era accaduto. Ora bastano poche parole chiave, l'ennesimo clic e la realtà si palesa davanti ai tuoi occhi. E in quel momento capisci che è vero. Fausto non c'è più.

Lo conosco – non riesco a dire lo conoscevo – da più di dieci anni. Endurista, sempre con il sorriso e la voglia di scherzare addosso. Impossibile non essere suoi amici, anche dopo soli pochi minuti che lo avevi incontrato. Timido a modo suo, ma sempre pronto a gettarsi nella mischia quando c'era da divertirsi, da tirar tardi.

Tanti anni nelle gare e poi il grande passo, la Dakar, quest'anno, condivisa in ogni singolo minuto di ogni singola giornata. Alle 4 di mattina, alle 5, e poi a fine tappa, o anche durante, magari ad un rifornimento per strada.

E alla sera, sotto il tendone di Pedrega, il team a cui lui e Maurizio Gerini si erano appoggiati per l'assistenza della gara che non esitavano a definire “la più importante della loro vita”. Appoggiati sul tavolo mentre Fausto e l'immancabile Gerry, preparavano il road book. La voglia di parlare, una carica inesauribile di energia, sempre positiva. Anche quando le cose magari erano andate storte.

Poi il traguardo, la festa a Cordoba, a ricordare le cose vissute solo poche ore prima, ridendo, scherzando, bevendo e mangiando. A fine gennaio il ritorno a casa e le feste, continue. Il suo paese, i suoi amici, gli altri piloti, il moto club. Una festa a sera e il ritmo quei due – Gerry e Fausto – lo tenevano bene.

Sempre presenti, anche quando i chilometri da fare erano tanti. Come a Roè Volciano, alla serata organizzata per Livio Metelli, altro compagno di avventura di questa Dakar 2018, il 16 marzo.
Una serata trasmessa in diretta su Facebook e che ieri sera è stata condivisa, cliccata, guardata e riguardata da centinaia di persone.

Per placare un dolore. Per far finta che non sia successo nulla. Per ridere delle battute di Fausto e di Gerry come avevamo riso poche sere prima, durante, dopo e anche la mattina dopo, mentre si faceva colazione di nuovo tutti insieme.

Mentre i due amici si facevano fretta uno con l'altro ripetendo “è tardi, dobbiamo tornare a casa” e poi prima l'uno e poi l'altro, tornavano indietro, per raccontare l'ultima storia, per ridere ancora per una battuta.

Non saprei dire se questa mole di fotografie, queste interviste video, questi tanti momenti di vita vissuta aiutino a lenire un dolore, o se invece non facciano altro che aumentarlo, che scavare ancora più in profondità un solco.

In gara. In allenamento. Camminando per strada, o pedalando su per una salita. Non c'è un modo migliore per morire, per lasciare tutto quello che hai costruito faticosamente nella tua vita. In gara forse lo metti in conto – così si dice e si ripete ogni volta – accetti il rischio, sai che esiste. Così come dovresti accettarlo ogni mattina, quando metti i piedi fuori dal letto. Ma non è facile, e forse non fa neanche parte della natura umana.

Noi che restiamo, invece, dobbiamo sapere accettare. Dobbiamo stringerci gli uni agli altri e trovare il coraggio di proseguire. E quelle immagini, la voce di Fausto che insiste, che interrompe, che ride, che scherza, devono aiutarci a non dimenticare.

Forse oggi siamo più fortunati perchè abbiamo queste immagini. Forse no. Non sono in grado di giudicare. Ciao Fausto, sei ancora qui con noi. Con tutti noi. Continua a raccontare le tue storie, le tue avventure. Mantieni intatto il tuo sorriso. Ti servirà. Ci servirà...

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