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Dakar, Rautenbach: "È difficile rimanere concentrati per così tanto tempo!"

Conrad Rautenbach è alla prima esperienza alla Dakar. Quest'anno corre con una Toyota Hilux preparata dal team Imperial e i risultati sono confortanti, anche se la difficoltà principale del pilota è rimanere concentrato per ore.

Toyota Hilux #320: Conrad Rautenbach, Robert Howie

Foto di: Elisabetta Caracciolo

Toyota Hilux #320: Conrad Rautenbach, Robert Howie
#320 Toyota: Conrad Rautenbach, Robert Howie

Conrad Rautenbach arriva al bivacco di Uyuni sorridente e apparentemente rilassato. 11° di tappa con la sua Toyota Hilux preparata dal team Imperial il sudafricano ora in classifica generale occupa la 14° piazza e non è niente male per uno che sta affrontando la sua prima Dakar. Certo non è un pilota di primo pelo e di esperienza ne ha tanta, però una gara come la Dakar è tutt'altra cosa. E lui lo ha capito subito, fin dal primo giorno. “E' la mia prima Dakar ma è fantastica, il rally è una cosa completamente diversa. Avevo provato a fare qualche gara in Sud Africa con un 4x4, ma niente in confronto, la Dakar è diversa da qualsiasi altra gara. Non è solo un rally, la Dakar è proprio una esperienza da vivere divertendosi, affrontando ogni giorno qualche cosa di diverso”.

Si riferisce anche al tempo, nel senso di meteo, cambiato così sovente in questi giorni, e ha un pensiero gentile e raro da parte di un pilota per il Paese che la gara sta attraversando in questi giorni, la Bolivia: “Abbiamo sofferto per la tanta pioggia in questi giorni e sicuramente era qualche cosa che non ci aspettavamo però la Bolivia aveva bisogno di acqua perché stava patendo per la siccità e quindi sono contento per loro. L'altitudine invece l'ho sofferta un po' il terzo giorno, sono stato poco bene, ma ora ho recuperato. La cosa più difficile per me in realtà – prosegue - è rimanere così tanto tempo concentrato all'interno della macchina. Devi pensare sempre con lucidità, tenere alta la soglia di attenzione, non distrarti, e non essere neanche troppo veloce perché la tappa è lunga e non devi fare errori. Devi trovare un giusto equilibrio”

Poi c'è anche, come raccontava lo scorso anno lo stesso Loeb, il silenzio all'interno dell'abitacolo, difficile da sopportare per un rallista che è abituato a ricevere sempre e costantemente una serie di informazioni e di note. “E' vero – ride Rautenbach – non mi chiama ogni curva. A volte mi dice vai dritto per 10 chilometri e io gli chiedo, per dieci chilometri cosa? E lui non parla allora io cerco di guardarlo e gli chiedo, ehi, sei sveglio o ti sei addormentato?”. Un feeling completamente diverso “Parliamo insieme e cerchiamo appunto un equilibrio fra noi all'interno dell'abitacolo e parliamo anche di strategia, che ovviamente è cambiata quest'anno perché la navigazione si è complicata parecchio, così ci dicono”.

Un feeling perfetto quello di questo ragazzo di 32 anni non solo con l'ambiente, con il bivacco ma anche e soprattutto con la sua vettura. “La macchina è fantastica, davvero facile da guidare. Reagisce subito e mi piace molto; credo tra l'altro che sia la macchina giusta per me per imparare e fare esperienza. E mi trovo anche benissimo con il team. Hanno fatto un ottimo lavoro e Giniel è stato fondamentale nel suo sviluppo. La Hilux è grandiosa ed è veloce o meglio è talmente facile da guidare che è facile andare veloci con questa Toyota”.

Poi si parla della vita di bivacco, altra cosa a cui un rallista forse fa un po' fatica ad abituarsi: “E' davvero diversa dalla vita che facevo abitualmente durante le gare. Ho dormito al bivacco e ho dormito in hotel in queste sere, dipende. Però ho capito che dormire è importante per recuperare, se cominci a perdere ore di sonno diventa tutto più complicato. Se arrivi troppo tardi, vai a letto tardi, non dormi abbastanza e poi non riesci a recuperare. Tutto ha la sua importanza in una gara come la Dakar”.

E poi parla di questa sua tappa marathon, la prima della sua carriera: “Oggi abbiamo avuto un'ottima giornata. Rob ha fatto un gran lavoro a livello di navigazione e non ci siamo praticamente mai sbagliati. Inoltre essendo una tappa marathon ci avevano consigliato di fare molta attenzione alla macchina e lo abbiamo fatto, evitando passaggi troppo violenti su pietre e spaccature del terreno. Ma la macchina si comporta bene e noi abbiamo un buon feeling al suo interno, ci siamo anche divertiti”.

Questo non significa che la navigazione oggi fosse più facile dei giorni scorsi: “In realtà non lo era – sorride il sudafricano – però la speciale era più corta, e questo aiuta. Certo ad inizio ps c'era un sacco di acqua e noi abbiamo fatto zig zag fra le pozze perché sappiamo che non fa bene alla nostra Hilux entrare troppo forte nell'acqua. Le pozze in certe zone si potevano evitare, e così abbiamo fatto”.

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