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Dakar: Lavigne traccia un bilancio positivo dell'edizione 2017

Secondo il direttore generale il clima avverso fa parte del gioco della Dakar e crede che quest'anno si sia visto un innalzamento generale del livello della corsa. Inoltre il nuovo sistema GPS ha ridotto le velocità ed aumentato la sicurezza.

Etienne Lavigne, Dakar race director

Foto di: A.S.O.

#27 Hero MotoSports Team Rally: Joaquim Rodrigues
#354 Suzuki: Tom Coronel
#123 KTM: Maikel Verkade
#268 Can-Am: Jan Bastiaan Nijen Twilhaar
#35 Husqvarna: Rob van Pelt
#300 Peugeot Sport Peugeot 3008 DKR: Stéphane Peterhansel, Jean-Paul Cottret
#309 Peugeot Sport Peugeot 3008 DKR: Sébastien Loeb, Daniel Elena
#309 Peugeot Sport Peugeot 3008 DKR: Sébastien Loeb, Daniel Elena
#14 Red Bull KTM Factory Racing: Sam Sunderland
#14 Red Bull KTM Factory Team: Sam Sunderland
#11 Monster Energy Honda Team: Joan Barreda
#11 Monster Energy Honda Team: Joan Barreda
#16 Red Bull KTM Factory Team: Matthias Walkner
#16 Red Bull KTM Factory Racing: Matthias Walkner
#307 Peugeot Sport Peugeot 3008 DKR: Cyril Despres, David Castera
#307 Peugeot Sport Peugeot 3008 DKR: Cyril Despres, David Castera

Appuntamento tradizionale di fine gara, la conferenza di chiusura dei vertici della Dakar si svolge quest'anno al bivacco di Rio Cuarto. Etienne Lavigne, direttore generale della Dakar ne approfitta per tracciare un bilancio completo di ogni aspetto di questa 39esima edizione.

"Il mio vuole essere un piccolo bilancio di questa Dakar, che è stato complicata per tutti, a cominciare dai concorrenti perchè abbiamo annullato due delle dodici tappe previste. Le tappe sono però state belle, difficili, tecniche e abbiamo constatato che i piloti va meno forte viste le novità nella navigazione, che hanno fra l'altro smosso molto le classifiche e sempre in un senso positivo, parlando ovviamente dell'aspetto sportivo. Perchè ancora una volta l'incertezza delle classifiche di ogni giorno rappresenta un forte interesse per noi, e non solo ma anche da parte dei piloti con cui ho parlato in questi giorni" ha detto Lavigne.

"C'è davvero una vera soddisfazione per tutti, sia per chi ha fatto buoni tempi sia per i privati. Secondo loro è stata una bella corsa, con dei paesaggi molto belli, interessante come gara e abbastanza difficile. Abbiamo visto le persone a fine tappa arrivare molto stanche perchè la Dakar è veramente la corsa più estrema negli sport motoristici. Emozioni sportive continue, per tutti e credo che questo sia il termometro con cui misuriamo la soddisfazione dei concorrenti. Se loro sono contenti delle tappe che hanno realizzato allora siamo contenti anche noi" ha aggiunto.

E poi parla dei Paesi attraversati da questa 39esima edizione, nona in Sud America, cominciando dalla new entry, il Paraguay. "Relativamente ai paesi che abbiamo attraversato e che ci hanno accolti c'è da registrare un entusiasmo fortissimo da parte del Paraguay, per questa partenza dell'edizione 2017, della Bolivia che ha rappresentato sicuramente uno dei momenti culminanti di questa edizione 2017 con quasi un milione di persone che si sono spostate per venire a vedere la gara. A La Paz siamo rimasti tutti molto toccati da così tanto entusiasmo e mai prima d'ora avevo visto una marea umana spostarsi per venire a vedere la Dakar". E ricorda: "Neanche all'epoca della Parigi-Dakar ho mai visto un milione di persone venire nella capitale francese per vedere partire la Dakar dal Trocadero".

Parla poi della parte sportiva della gara, di queste classifiche ancora da decidere in parte: "Un bilancio sportivo molto buono perchè ci sono in gara ancora 239 veicoli su 318 partenti da Asuncion, molti dunque ancora in corsa. Il livello si è innalzato quest'anno e mi riferisco soprattutto ai privati perchè quando si parla di top team sappiamo già che sono forti e che sono preparati, ma gli amatori sono delle persone che vengono oggi con una preparazione fisica molto buona, e che è uno degli elementi indispensabili per finire questa Dakar in buone condizioni".

Questa Dakar dice perchè in effetti questa competizione è stata più difficile delle precedendi: "Con una geografia complicata – sottolinea – basti pensare ad alcun tappe che abbiamo affrontato e a tutti i tipi di clima che abbiamo incontrato. Purtroppo ancora una volta abbiamo due belle tappe che non abbiamo potuto correre ma che avrebbero certamente creato ancora di più una sfida sportiva di alto livello, perchè erano delle tappe lunghe che avrebbero portato a dei cambiamenti nelle classifiche oltre che ad ulteriori ritiri".

Sottolinea poi il ritorno della navigazione: "Bisogna sapere che la navigazione fa parte della storia della Dakar, della disciplina, ed era molto atteso un cambiamento in questo senso. Abbiamo constatato che i concorrenti vanno meno veloci e questo ci rassicura sotto il punto di vista della sicurezza e crea anche un certo interesse proprio perchè questa Dakar ha innalzato il livello e soprattutto ha riportato in luce le doti dei copiloti, cosa estremamente importante perchè i copiloti spesso sono trascurati all'interno di una corsa auto".

E poi cita Daniel Elena, il copilota di Sebastien Loeb: "Ricordo a tutti che per Elena si tratta della seconda Dakar ed è qui che se la sta giocando con una vecchia volpe come Jean Paul Cottret, il navigatore di Stephane Peterhansel, che è una figura importante della competizione e tutti e due hanno un talento straordinario".

Infine un accenno alle condizioni meteo devastanti di quest'anno: "Per quanto riguarda le condizioni meteo voglio ricordare che, da quando io lavoro sulla Dakar, abbiamo conosciuto veramente di tutto: ho dei ricordi emozionanti dell'Africa, delle tempeste di sabbia, in particolare in Mauritania, che inseguivano e tempestavano la gara per giorni e giorni, ma non dimentico nenche quanto accaduto nel 2011 qui in Sud America con una traversata delle Ande sulla neve... ma fa tutto parte della competizione ed è veramente qualche cosa su cui noi non possiamo fare nulla. Il meteo fa parte della vita della Dakar e per tutti: i concorrenti, le assistenze, l'organizzazione, la stampa, tutta la carovana. E in Bolivia questo fenomeno quest'anno è stato particolarmente eccezionale".

E aggiunge: "E vorrei anche dire che in Argentina i temporali sono una costante. Io passo almeno 100 giorni in Argentina durante l'anno, per lavorare, per le ricognizioni, e le condizioni meteo sono fatte così, questa è la loro natura. In Cile non piove, ma fino ad oggi neanche in Bolivia. Questo è il nostro quarto passaggio e prima d'ora abbiamo trovato pioggia solo una volta sul Salar, in una occasione assai terrificante, è vero, lo riconosco". Questo non lo preoccupa e conclude dicendo: "E ancora una volta voglio dire che non esistono Paesi protetti dai fenomeni climatici”.

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