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Dakar, la logistica del team MINI X-Raid è affidata all'italiano Pastorino

Marco è giunto quest'anno alla 12esima Dakar della carriera dopo aver occupato posizioni di rilievo anche nel Mondiale Rally accanto a Tommi Makinen, nel team Mitsubishi WRC.

Marco Pastorino, Direttore Sportivo X-raid Team

Marco Pastorino, Direttore Sportivo X-raid Team

Elisabetta Caracciolo

Dakar 2018: Auto

Tappa dopo tappa, seguite le auto in lotta per la vittoria alla Dakar 208

#307 X-Raid Team Mini: Orlando Terranova, Bernardo Graue
Marco Pastorino, Direttore Sportivo X-raid Team
#305 X-Raid Team Mini: Mikko Hirvonen, Andreas Schulz
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Marco Pastorino, Direttore Sportivo X-raid Team
#305 X-Raid Team Mini: Mikko Hirvonen, Andreas Schulz
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Marco Pastorino capo della logistica del team MINI X-Raid, è una vecchia conoscenza della Dakar. Per la sua posizione di prestigio, per la sua "anzianità di servizio"; nel senso buono del termine visto che questa è la sua dodicesima Dakar. Ha iniziato nel 2007, la sua storia dakariana, ma vanta un curriculum fino a quel momento davvero incredibile. E l'inizio della sua carriera in questo ambiente è legata alla casualità, come spesso accade e come soprattutto accadeva negli anni Ottanta.

I suoi primi passi nel mondo del Motorsport li ha mossi come fotografo, dapprima appassionato, poi al servizio di Photo4, per diversi anni “Quando tornai a casa dopo la festa di laurea mia mamma mi mise in mano i moduli per il concorso nelle Ferrovie dello Stato: già aveva capito - racconta al bivacco di San
Juan - che la mia vita avrebbe preso una certa direzione e quindi cercava di tenermi legato a casa, o quantomeno più vicino in questo modo”.

Non ha mai corso Pastorino, non gli è mai interessato. Fotografava e univa la passione per le corse a quella della fotografia, guadagnando qualche soldo. “Un giorno il team di Alessandrini – ai tempi di Piero Liatti - mi chiese di seguirli, ero il loro fotografo allora, nella gara seguente e io gli dissi "no mi dispiace non posso".

Avevo un altro "piccolo" impegno. In quei giorni dovevo discutere la mia tesi di laurea. E lui mi sorprese dicendomi "Ma a noi serve proprio un ingegnere". Poi il servizio di leva, obbligatorio, mi rallentò perché le cose intanto erano cambiate. ma io ormai volevo proseguire in questo mondo e mandai il mio curriculum ovunque: in tutto il mondo e a tutto tondo, spaziando fra tutte le specialità, Indy compresa. Mi risposero in pochi, gli stranieri quasi tutti, ma gli italiani no”.

L'unico che rispose si rivelò davvero interessato a lui: “Era Mauro Pregliasco e cominciai a lavorare all'Astra”. Il suo inglese fluente lo trasportò di colpo in una posizione importante perché teneva i rapporti con Tommi Makkinen e coordinava la sua squadra. Alla fine la mamma aveva ragione.

Non ha mai fatto davvero l'ingegnere Marco Pastorino che ha viaggiato in tutto il mondo, Australia e Nuova Zelanda comprese, anche se in realtà la sua laurea era quella che oggi si chiamerebbe "Gestionale"; “Ho sempre avuto la passione di organizzare le cose e infatti la mia laurea era ad indirizzo economico organizzativo, ingegneria meccanica sì, ma rivolta verso la gestione. E pur giovane ed inesperto appena entrato in questo mondo mi sono trovato a tradurre i contratti dei personaggi più importanti del mondo dei rally“.

Tre i desideri di questo cinquantaduenne di Imperia: la Pikes Peak, la Dakar e la Le Mans e al momento solo quest'ultima manca all'appello. Alla Dakar è arrivato dopo aver lavorato con Mitsubishi RalliArt Italia, Rally, “ad un certo punto mi ha portato a fare il team manager di Mitsubishi WRC, nel 2004 e nel
2005”.

Il Team Principal in quel momento era Sven Quandt: “Quando la Mitsubishi Giappone decise di chiudere Sven mi disse "Vieni a fare la Dakar con noi“. E così cominciò un'avventura che dura da 12 anni. “Ho avuto la fortuna enorme di partire con un team di ottimo livello: al suo interno il primo anno c'erano un vincitore, anzi una vincitrice, Jutta Kleinschmidt e un futuro vincitore, Nasser Al-Attiyah, oltre a Guerlain Chicherit, non potevo cominciare meglio. E oggi sono ancora qua e c'è anche un po' di orgoglio nazionale quando lo racconto. Non dico che i tedeschi abbiano una particolare propensione nel mettere un italiano in un posto di comando in un certo senso, di coordinamento e responsabilità, e il fatto che Sven Quandt continui ad aver fiducia in me fa piacere”.

Non bisogna dimenticare i risultati che hanno ottenuto insieme: 4 vittorie consecutive e un altro traguardo di cui andar fieri: “In cinque anni su 36 vetture partite ne abbiamo portate 35 al traguardo. E ne siamo fieri. Sono numeri difficili da ottenere in un campionato minore, in un rally piccolo, figuriamoci alla Dakar”.

Ma in X-Raid c'è anche un altro italiano che però ora non è più qui perchè è già andato a casa: Claudio Centenari seguiva il buggy di Yazeed Al Rajhi e ha lavorato come un pazzo prima della gara per terminare il mezzo e poi durante, trascorrendo le prime quattro notti insonni, a lavorare come capo meccanico del Buggy numero 314.

Dopo il ritiro di Al Rajhi nei giorni scorsi, X-Raid ha deciso di regalargli qualche giorno di vacanza in più e lo ha fatto rientrare a casa. Adesso potrà recuperare almeno un po' del sonno perduto in questa Dakar 2018. Marco Pastorino invece, dovrà aspettare ancora qualche giorno per farlo.

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