Dakar: l'autore del roadbook "perfetto" Torrallardona teme la tappa di Belen
Moises Torrallardona, navigatore di Gerard De Rooy nel team Iveco Petronas De Rooy e autore del roadbook perfetto secondo il suo pilota, racconta a Motorsport.com le difficoltà della seconda settimana di gara della Dakar 2017.
Foto di: Team de Rooy
PETRONAS
La vittoria nell'edizione 2016, fanno del PETRONAS Team De Rooy Iveco il favorito per la vittoria finale. Gerard De Rooy e il Powerstar vanno a caccia del back to back.
Moises Torrallardona è il copilota di Gerard De Rooy per il secondo anno alla Dakar. In passato ha lavorato come Mapman ed è stato più volte il navigatore di Pep Vila, sempre nel team Iveco Petronas, ma quest'anno Gerard lo ha confermato sul suo Iveco Powerstar. Uno dei migliori copiloti del momento, Moises studia giorno per giorno le mappe del territorio per preparare il road book e soprattutto avere una visione completa di quella che sarà la speciale del giorno dopo.
Gerad De Rooy nei giorni scorsi ha affermato durante un'intervista che il road book di questa Dakar è fatto benissimo, ha utilizzato addirittura la parola "perfetto" e siccome è l'unico ad averlo detto, mosca bianca contro un bel gruppo di piloti, di qualsiasi categoria che lamentano esattamente il contrario, viene spontaneo chiedere a Torrallardona se anche lui è di questo parere.
A domanda diretta "Moi" Torrallardona cerca di essere quanto meno diplomatico: “Il roadbook quasi sempre ha dei dettagli che non sono corretti però si vede chiaramente in questa edizione della Dakar che c'è una mano differente nella sua preparazione. E' vero però che quest'anno è proprio tutta la Dakar ad essere diversa, c'è proprio una filosofia diversa secondo me. In certe zone per esempio devi fare più attenzione devi andare più piano e soprattutto pensare bene e decidere dove andare. Non puoi andare troppo veloce senza pensare e sapere esattamente dove andare, loro vogliono che cambiamo il chip della nostra testa – spiega in maniera originale - che cominciamo a vedere le cose e a viverle in gara diversamente”.
Poi si parla della loro gara, fino ad oggi: “Non abbiamo avuto problemi di altitudine in questi giorni – riprende parlando della gara - solo all'inizio abbiamo sofferto per la rottura del sistema gonfia/sgonfia e questo ha pesato ovviamente su di noi perché non potevamo usarlo dall'abitacolo, mentre il terzo giorno è stato quello del disastro”. Però, disastro o no, ora il loro equipaggio è primo in classifica: “E' vero abbiamo perduto mezz'ora però come sempre accade nella Dakar le incognite ci sono per tutti, e quindi anche gli altri hanno avuto qualche problema, di conseguenza siamo riusciti a risalire in classifica”.
Mentre studia le mappe con un monitor molto grande applicato al suo computer, all'interno di uno dei camion hospitality del team olandese, Moises controlla anche i prossimi giorni: “La seconda settimana sarà molto dura, perché la zona di Belen è messa veramente male, soprattutto per un navigatore. In quei posti è sempre molto difficile fare una buona navigazione ed è al momento la tappa che più mi preoccupa”.
E ovviamente anche Torrallardona parla dei nuovi WPC e di questo rivoluzionato sistema di navigazione: “E' un wpt difficile, ma non tanto per il discorso del raggio di 300 metri, quanto perché non puoi vedere esattamente dove sta il wpt, magari tu lo stai cercando, lo riesci anche a validare e quindi lo prendi, ma non riesci comunque a capire esattamente dove si trovi e questo mi confonde le idee. E poi ritengo che sia anche pericoloso perché si ritrovano più mezzi nello stesso posto alla ricerca di un punto e quest'anno abbiamo addirittura trovato più di venti veicoli nella stessa zona, che giravano in tondo per prendere questo wpt”.
Pericoloso dunque, per il copilota del team olandese e non solo: “Vogliono fare una Dakar più dura e più difficile però per farla dura e difficile si perdono talvolta i requisiti di sicurezza, e questo secondo me è il problema reale quest'anno”.
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