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Intervista

Dakar, Gerini: "Quando si avvicina il traguardo iniziano tutte le paranoie"

L'esordiente italiano è stato una delle rivelazioni di questa 40esima edizione della Dakar. Ad una tappa dal termine è infatti 22esimo assoluto tra le moto e comanda la categoria Marathon.

#155 Macad Rally Team: Guillaume Martens, #42 Maurizio Gerini

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#42 Husqvarna: Maurizio Gerini
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Maurizio Gerini
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#155 Macad Rally Team: Guillaume Martens, #42 Maurizio Gerini
Maurizio Gerini
#155 Macad Rally Team: Guillaume Martens, #42 Maurizio Gerini

Maurizio Gerini è arrivato al bivacco di Cordoba ieri sera alle 20. Prima di lui, per pochi minuti, anche Jacopo Cerutti, tutti gli altri arriveranno più tardi, molto più tardi. Quasi 900 chilometri ieri per tutti i concorrenti di questa Dakar 2018, che alla penultima tappa ci è arrivata con 85 moto – delle 139 partite da Lima – 32 quad, 43 auto, 25 camion e 6 Utv.

E' sfinito, ma sorridente come da suo carattere questo ragazzo ligure che è alla sua prima esperienza alla Dakar: "Non finivano più questi chilometri oggi. Le ho pensate tutte mentre guidavo per cercare di star sveglio, di mantenere la concentrazione". In questo momento, mentre parte l'ultima prova speciale di questa 40esima edizione Gerini è 22° assoluto, primo della categoria Marathon, moto di serie cioè, e si trova a soli 2'45” dal primo italiano, Jacopo Cerutti.

Gerini, in gara con la Husqvarna del team Solarys Racing, ieri ha disputato un'ottima tappa: "E' andata bene perchè in realtà non ho spinto più di tanto, sono stato attento. Però quando si arriva vicino al traguardo cominciano tutte le paranoie: non avevo messo i tappi nelle orecchie e quindi sentivo molto forte il rumore della moto e mi sembrava sempre che ci fosse qualche cosa che non andava, qualche rumorino anomalo. Me li inventavo...sono stato un po' paranoiato!".

Ridacchiando racconta le due speciali della 13esima tappa: "La prima speciale era tosta, con sabbia ma piena di buche, e tanto caldo anche. Un po' stile motocross, bellissima ma molto stancante. Sono stato attento, ho gestito le energie perchè probabilmente sono piste su cui girano abitualmente e quindi erano molto scavate e bucate. Ho trovato un ritmo per divertirmi senza spingere più di tanto perchè oggi davvero non volevo cadere".

Una specie di immensa pista da cross insomma, mentre la seconda: "Era un grosso pistone, in stile WRC, e ho sinceramente pensato a quanto sarebbe stato bello avere una macchina da rally...certe spazzolate bellissime e punte di velocità incredibili. Sterratoni compatti e veloci, con un sacco di pubblico. Però con questa neutralizzazione da quasi 400 chilometri in mezzo la giornata è diventata lunghissima".

Ha viaggiato sempre da solo, ma questo gli è servito per fare pulizia nei suoi pensieri: "Ho pensato ad un sacco di cose, e me lo sono gustato di più questo arrivo a Cordoba...".

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