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Dakar, fuori anche la seconda Duster. Sousa non è partito per la Tappa 8

La Direzione Gara ha fermato Sousa perché arrivato fuori tempo massimo al bivacco di Uyuni. Sousa si è poi lamentato del team argentino: "Dopo il ritiro di Spataro hanno perso interesse nella corsa".

#315 Renault: Carlos Sousa, Pascal Maimon

#315 Renault: Carlos Sousa, Pascal Maimon

A.S.O.

Dakar 2018: Auto

Tappa dopo tappa, seguite le auto in lotta per la vittoria alla Dakar 208

Carlos Sousa
Carlos Sousa
Renault Duster #315: Carlos Sousa, Pascal Maimon
#315 Renault: Carlos Sousa, Pascal Maimon

Anche la seconda Renault Duster esce di scena dalla 40. Dakar. Carlos Sousa non è riuscito a ripartire in tempo questa mattina nella Tappa 8 insieme a Pascal Maimon nella prima parte della tappa Marathon e quindi ha raggiunto il temporaneo bivacco di Tupiza in trasferimento, ormai fuori gara.

Peccato, perché l'equipaggio non se la stava cavando male ed occupava la 25esima piazza assoluta nella classifica al momento del via da La Paz. Purtroppo ieri hanno rotto il radiatore dell'olio e dell'acqua e diversi altri pezzi sbattendo violentemente il muso della Duster sulla parte sinistra e si sono fermati a ripararlo mettendoci moltissimo tempo.

Quando hanno finito però hanno raggiunto il bivcco marathon di Uyuni ma hanno scoperto di essere già fuori tempo massimo e stamattina la direzione gara non ha permesso loro di ripartire. Però delusione a parte Carlos Sousa e il suo copilota non sono particolarmente disperati perché la convivenza con il team argentino non è stata facile in questi giorni.

Uscito di scena Emiliano Spataro a squadra ha perso interesse alla corsa. Una scelta assurda visto che è stato il team a cercare Carlos Sousa pochi mesi prima del via della Dakar. “Avevo risposto di no inizialmente quando mi hanno chiamato – spiegava Sousa al bivacco di Tupiza, in attesa di rimettersi in marcia verso Salta – ero fermo da 2 anni e non avevo voglia di ripartire e di rimettermi in gioco. Ma loro hanno insistito tantissimo.

"Ti facciamo provare la macchina prima, faremo test per almeno 1000 chilometri", e mi hanno convinto. Peccato poi che i chilometri siano diventati solo venti e che noi si sia partiti senza neanche conoscere il mezzo”.

Ma quando uno si chiama Carlos Sousa, con 16 Dakar sulle spalle e per ben 11 volte, con Mitsubishi, Nissan e Volkswagen, nei primi dieci in classifica, basta poco per prender confidenza con il mezzo. Ma il team, tutto votato all'assistenza di Spataro, li ha lasciati praticamente soli. “Non hanno esaudito una sola delle nostre richieste. Abbiamo viaggiato per due giorni senza bere – racconta Pascal Maimon perché le cannucce dei camel back erano troppo corte. Poi abbiamo chiesto, nelle tappe sulle dune, con il gran caldo, di raddoppiarci la quantità d'acqua per bere, aggiungendo una seconda borraccia, ci hanno detto di sì ma poi non l'hanno mai fatto”.

Cose assurde che nessuno dei due sa spiegarsi. “Siamo partiti due giorni fa senza le piastre per disinsabbiarsi. Le ho chieste – prosegue Maimon – ma mi hanno detto che non ne avevano più. Allora sono andato da altri amici nel bivacco e le ho trovate. Le ho caricate tutte e quattro sulla nostra Renault ma al momento del via mi sono accorto che ne mancavano due. Le avevano prese e le avevano nascoste nel loro camion”.

Sono talmente arrabbiati tutti e due – Sousa e Maimon - che ora che la macchina è fuori gara non vedono l'ora di tornarsene a casa. “Anche uno degli ingegneri francesi che seguiva il progetto due giorni fa se n'è andato” a sottolineare come la convivenza non sia stata semplice con gli argentini.

Peccato davvero, anche secondo l'equipaggio, perché la vettura ha delle buone potenzialità ma il team nasce e lavora unicamente per il pilota di casa, Emiliano Spataro, gli altri sembrano quasi essere un fastidio.

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