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Intervista

Dakar, Coma tranquillizza tutti: "Non metteremo a rischio la gara"

Il direttore sportivo traccia un bilancio positivo della prima settimana della 40esima edizione della Dakar ed è convinto che non ci saranno problemi a portare a termine tutte le tappe boliviane senza tagli.

Marc Coma

Foto di: A.S.O.

Il direttore sportivo Marc Coma è il personaggio più gettonato da intervistare in questa 40esima Dakar durante la tappa di riposo. A Motorsport.com vengono concessi sei minuti, fatti di domande a raffica e di risposte a volte dirette, a volte meno.

La prima, ovviamente, riguarda le previsioni del tempo che non sono per niente buone per il proseguo della gara: "Davvero? - chiede il direttore sportivo della Dakar – allora io ho delle previsioni diverse. Abbiamo preparato delle tappe in Bolivia sapendo quello che ci aspetta, ma spero sinceramente di poterle portare tutte e termine nel miglior modo possibile. Ieri, nella tappa che portava a La Paz, abbiamo avuto una prima complicazione, ma penso che le cose andranno bene nei prossimi giorni".

"Per il momento non abbiamo in mente di cambiare niente rispetto al previsto. Certo partiamo con una idea ambiziosa e sappiamo che le condizioni si possono complicare, ma la prospettiva è quella di fare al cento per cento quello che ci siamo riproposti di fare sul percorso. Se poi dovremo operare dei cambiamenti, di certo lo faremo, non metteremo a rischio la gara, è ovvio".

Si parla poi delle penalità del primo giorno, della diversa interpretazione delle penalità da parte delle due direzioni di gara, auto e moto: "Il regolamento è applicato dalla direzione gara e dalla giuria in una gara ed io come direttore sportivo della Dakar ne sono estraneo . La verità è che ci sono due regolamenti diversi, che prevedono cose diverse a seconda che siano auto o moto, possono essere interpretati diversamente, ed anche il sistema di navigazione usato da un'auto o una moto è diverso, per questo l'interpretazione può essere diversa. E' anche vero che oltre al numero del WPT sul sistema GPS c'è anche il punto chilometrico ed anche quello va controllato".

Proprio quest'anno che la Dakar assomiglia veramente ad una odissea è stato cambiato il suo nome e non si usa più Odissey: "Non credo che questa Dakar sia una odissea – spiega Coma, vincitore di cinque Dakar in moto prima di passare in ASO – credo piuttosto che sia una Dakar allo stato puro. Credo che se andiamo un po' più indietro negli anni con i ricordi questa è sicuramente la Dakar. Chi dice no è troppo dura...no, questa è la Dakar. Certo il profilo dei Paesi che stiamo attraversando ci ha aiutato: abbiamo spremuto il Perù tirandone fuori tutto quello che abbiamo potuto perchè l'obiettivo era esattamente quello di fare una Dakar veramente dura".

L'esperimento di far partire le auto davanti è stato interessante, anche se i piloti delle moto non sembrano averlo gradito troppo: "Abbiamo fatto partire davanti le auto perchè arriva un momento in cui fai un'analisi generale della gara. Nel secondo giorno sapevamo che la sabbia era molle e abbiamo pensato di aiutare le auto perchè sono quelle che soffrono di più in queste situazioni, che hanno più difficoltà. Nello stesso tempo abbiamo dato modo ai copiloti di lavorare meglio, di trovarsi su un terreno vergine, senza tracce davanti, abbiamo dato loro più importanza. I piloti moto lo sanno che la Dakar è difficile e sono abituati a trovare terreni puliti, intonsi, ma credo che non sia stato complicato per loro un tracciato su cui erano già passate auto e camion. L'idea ci è piaciuta e credo che sia stata un buon esperimento".

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