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Dakar, Coma: "La navigazione sarà sempre fondamentale"

Il direttore sportivo dell'ASO rivela alcune caratteristiche della gara dell'anno prossimo, sottolineando che sarà molto interessante la prima settimana in Perù, che porterà nuovi scenari alla Dakar.

Marc Coma, race director Dakar

Foto di: A.S.O.

Marc Coma, Dakar race director
Atmosfera
Tobias Henschel, Nani Roma, Marc Coma e Marcus Walcher
Atmosfera
Marc Coma, race director Dakar
Marc Coma, race director Dakar
Marc Coma, race director Dakar
Romain Grabowski, Tobias Henschel, Nani Roma, Leslie Raiwoit, Marc Coma, Marcus Walcher, Joseph Charlot, and Camilo Polimeni Solis, Olivier Pain e Marc Coma
Vetture storiche della Dakar
Christian Lavieille, Tobias Henschel, Marcus Walcher and Nani Roma
Wilma Alanoca Mamani, Bolivia Cultures and Tourism minister

L'ultima volta che Marc Coma era stato in Perù correva l'anno 2013 e lui aveva vinto la Dakar già tre volte. Da allora tante cose sono cambiate: il catalano ha vinto, sempre con KTM, altre due Dakar e poi è passato a lavorare nelle fila di ASO, direttore sportivo al posto dell'uscente, David Castera.

Ma il Perù è rimasto nel suo cuore e le ricognizioni di quest’anno alla ricerca del percorso 2018 sono state spettacolari: "La Dakar aveva poca esperienza relativamente al Perù e doveva quindi conoscere di più questa terra. Il deserto del Perù, per esempio, è bellissimo ma noi avevamo bisogno della massima collaborazione da parte delle autorità per saper dove si può passare e dove no, viste le ricchezze di questo Paese a livello storico, culturale e archeologico. Abbiamo fatto un gran lavoro, questo è sicuro e adesso non vediamo l'ora che cominci la gara. Ho concentrato tutte le mie energie in questa edizione della gara".

E prosegue: "Il Perù è bello davvero. Abbiamo fatto un lungo lavoro di ricognizione e abbiamo trovato dei posti bellissimi, ci saranno delle immagini nella prima settimana di questa Dakar che non si sono ancora mai viste da quando veniamo in Sud America".

Allegro, più rilassato nella sua veste di direttore, anzi si potrebbe dire oggi a suo agio, con la sicurezza di chi sa quello che fa. E la frase detta con il cuore, come ammette lui stesso, "un percorso per soffrire che però invita a sognare" lo sottolinea: "E' la verità, e quando esce il sentimento mentre una persona parla si sente subito. La Dakar è una gara così, con alti e bassi, ci sono momenti in cui sei felice e altri in cui sei depresso, è come una relazione di odio e amore. E' facile che accada quando parli con il cuore, ti nascono frasi filosofiche" sorride il campione.

E poi prosegue: "Abbiamo lavorato tanto per questa prossima Dakar e abbiamo un profilo dei Paesi molto buono: la prima settimana in Perù sarà bella, con tanto fuoripista, dune, e questo è un bene. Tracciare un percorso lavorando così è più facile. Dopo, con questi presupposti abbiamo elaborato tanto anche gli ordini di partenza perchè sappiamo bene che non piace a nessuno partire davanti alla mattina, senza alcuna traccia, così si è cercato di far contenti un po' tutti. In questa maniera gestire la gara sarà difficile per tutti i concorrenti in ugual modo e fare strategia sarà importante. La navigazione però sarà sempre fondamentale, e anzi è questa la direzione in cui si sta lavorando. La decisione di far partire le auto davanti in alcune tappe servirà proprio a dare maggior responsabilità al copilota".

E già perchè una delle grandi novità della Dakar 2018 sta proprio nell'ordine di partenza: niente paura, le moto saranno sempre le prime a prendere il via alla mattina prima dell'alba, ma in qualche occasione toccherà alle auto fare da apripista: "Noi continueremo con la stessa filosofia iniziata l'anno scorso relativamente alla navigazione" dice Coma e si riferisce ai famosi wpt che lo scorso anno avevano sollevato tante polemiche, ma che nello stesso tempo avevano effettivamente complicato le cose in pista. "Non abbiamo cambiato nulla e credo che quest'anno sarà ancora più complicato navigare bene".

Quello che preoccupa sempre di più gli organizzatori, ed in questo caso ASO, sono i Map man e la possibilità di studiare il terreno e le prove speciali con troppa attenzione nei giorni prima della tappa. Per questo al recente OiLibya Rally in Marocco gli organizzatori a sorpresa si erano inventati una nuova soluzione: consegna del road book al pomeriggio al pilota, un tempo limitato per prepararlo e poi il ritiro dello stesso fino al giorno dopo, per riconsegnarlo solo al momento del via.

Ovvio che in una gara come la Dakar la cosa sia impossibile, visto l'alto numero dei concorrenti, ma Marc Coma cosa ne pensa di questa idea? "Ogni organizzazione sta pensando a come risolvere il problema. Ci sono tante idee e proposte, per cercare di non lasciar spazio ai Map Man, credo che a tutti quelli che corrono i rally raid non piaccia quello che fanno queste figure perchè si perde il gusto della gara stessa, però ad oggi è impossibile fermarli. Per questo ognuno si fa venire delle idee, e le mette in atto alla ricerca di buone soluzioni, ma al momento noi ci stiamo ancora lavorando. Credo personalmente che fino a che non arriverà l'era digitale per il road book sarà impossibile per noi arginare i Map Man".

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