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Intervista

Dakar, Amos strepitoso quinto: "Risultato costruito alla partenza"

L'italo-canadese è stato la rivelazione della quarta tappa tra le auto (ora è sesto nella generale) e ci ha raccontato la strategia adottata al via per non avere traffico e polvere. Eugenio esulta, ma rimane con i piedi per terra.

#335 Ford: Eugenio Amos, Sébastien Delaunay
#335 Ford: Eugenio Amos, Sébastien Delaunay
#335 Ford: Eugenio Amos, Sébastien Delaunay
#335 Ford: Eugenio Amos, Sébastien Delaunay
Eugenio Amos
#335 Ford: Eugenio Amos, Sébastien Delaunay
#335 Ford: Eugenio Amos, Sébastien Delaunay
#335 Ford: Eugenio Amos, Sébastien Delaunay

Eugenio Amos è al settimo cielo. Ma resta con i piedi ben piantati in terra. Il quinto posto nella quarta tappa ripaga tutto il suo piccolo team 2WD delle fatiche e dei sacrifici anche economici fatti per esser qui, anche se la Dakar 2018 è ancora lunga. "Penso che questo quinto posto oggi lo abbiamo conquistato con il primo chilometro di gara, alla partenza".

Stamattina infatti, le auto, così come le moto e tutte le altre categorie partivano in linea, in questo caso a gruppi di 4 e insieme al 2WD di Amos-Delanuay c'erano Kuba Przygonski su Mini, Al Qassimi su una Peugeot DKR clienti, e Lucio Alvarez su Toyota Overdrive.

"Tre calibri non da poco – racconta al bivacco di San Juan De Marcona - ma noi abbiamo fatto strategia perchè la sabbia era davvero molto molto morbida. Siamo rimasti 40 metri più indietro quando hanno dato il via e poi ci siamo spostati verso il mare, sfruttando una piccola discesa. Lì la sabbia era più dura e, seppure smossa ed irregolare, era dura e ci ha dato subito un'ottima trazione. Dopo un chilometro eravamo primi e questo ci ha permesso di fare i primi sedici chilometri davanti agli altri, senza polvere".

Non si lamenta più come nei primi giorni del suo tempo di speciale e neanche della posizione, e ride quando glielo si ricorda: "Il risultato è nato lì stamattina perchè dopo la spiaggia ci sarebbero stati cento chilometri di piena polvere, che invece chiaramente hanno preso gli altri".

Ma dopo i cento chilometri di dune sono cominciati i canyon stretti e la 2WD di Eugenio Amos è davvero troppo larga: "Strettissimi e difficilissimi per la nostra macchina, tante rocce ovunque e subito dopo sono ricominciate le dune che erano difficili, sia perchè molto ripide e ravvicinate una all'altra sia per la navigazione perchè alcuni dei wpt erano in punti allucinanti. Quindi più della metà del merito del nostro risultato va data a Sebastien Delanuay, che come sempre ha fatto un ottimo lavoro".

Non sono però mancati gli insabbiamenti: "Ci siamo insabbiati un quarto d'ora in una duna ad imbuto e abbiamo dovuto faticare parecchio. Però ho visto che tante persone hanno avuto grossissimi problemi con la navigazione – prosegue – ho visto Despres fermo con la macchina devastata, poi ho visto Nasser Al-Attiyah che ci ha superati due o tre volte".

E quando gli si chiede se il pilota Toyota avesse avuto un problema alla vettura o se si fosse perso, lui sinceramente risponde: "Io penso che si sia perso perchè quando ci ha superato noi stavamo andando al nostro 80 per cento e lui stava andando al nostro 130 per cento – sorride – quindi direi che la macchina andava bene".

E non si può non pensare a domani all'ultima vera tappa del Perù, ancora fatta di dune: "Domani devo solo stare tranquillo e venir fuori dalle dune il prima possibile ed arrivare ai giorni in cui le speciali saranno veloci, dove do il meglio di me, perchè sulle dune non mi diverto e non sono neanche tanto bravo. Non ho molta confidenza e ho l'ansia per tutto il tempo e garantisco che guidare due o tre ore con l'ansia di fermarti non è piacevole. Ce l'abbiamo fatta anche oggi, la macchina è intera e sono contento perchè noi siamo una squadra piccola. Quattro meccanici e inclusi ci sono quelli che guidano il camion, siamo davvero piccoli rispetto agli ufficiali".

E porta ad esempio le gomme che monta il suo buggy: "Noi oggi abbiamo usato le stesse gomme dei giorni scorsi, le abbiamo consumate tutte e siamo partiti stamattina con quelle di ieri...Stasera me le cambiano" conferma tutto felice.

E per la quinta tappa di questa 40esima Dakar domani Eugenio Amos partirà alle spalle di quegli equipaggi che le gomme le cambiano anche due volte al giorno: "Da un professionista, da un pilota ufficiale questi risultati uno se li aspetta ma così come siamo noi, senza aria condizionata, piccoli e sporchi..." e lascia in sospeso la frase, perchè nella sua umiltà non vuole né autoincensarsi né esagerare. La Dakar è ancora lunga, ma un quinto posto stasera al bivacco di San Juan de Marcona conta come una vittoria.

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