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Intervista

Dakar 2021, Gerini: "Che paura, ho rianimato CS Stantosh!"

L'imperiese con la Husqvarna comanda la classifica dei motociclisti che corrono la Dakar senza alcuna assistenza: si devono fare tutto da soli. Maurizio è pilota professionista e olivicoltore che non resiste di tornare ogni anno al Rally raid più difficile del mondo. Nella tappa 4 ha salvato la vita a CS Stantosh: "E' caduto nello stesso punto mio: era svenuto, con gli occhi sbarrati, il sangue che colava dalla bocca. E alllora gli ho fatto il massaggio cardiaco".

Maurizio Gerini

Foto di: Maria Guidotti

Primo della Malle Moto. Maurizio Gerini con la Husqvarna del team Solarys è arrivato al giorno di riposo primo della classe che meglio rispetta lo spirito delle origini di questo rally leggendario. “La banda della cassa”, malle in francese, quella dove ancora oggi corrono gli avventurieri veri, senza team di assistenza e una classifica separata.

Arrivare fino a Ha’Il non è stato uno scherzo, perché la grande maratona per il ligure è iniziata ben prima.

“Il 2020 è stato un anno difficile per tutti, ma io volevo esserci a tutti i costi”.

Pilota professionista — e olivicoltore — di Chiusanico, un paesino dell’imperiese, Gerini ha radunato amici e sostenitori ed è riuscito a mettere insieme il budget necessario. Il primo degli azzurri lo scorso anno, Maurizio è uno dei volti più noti nel panorama italiano rally-raid.

“Cosa mi spinge a tornare ogni anno? La sfida. Con me stesso e la natura. Sono un tipo cocciuto ed è questa testardaggine che mi ha aiutato a mettere insieme il budget e che mi permette di andare avanti anche per 6-7 ore di speciale quando lo sforzo supera i normali limiti della sofferenza umana”.

E con il dolore e la sofferenza, Maurizio ha un conto in sospeso. Il ricordo non può non andare all’amico e conterraneo Fausto Vignola, con cui aveva affrontato e finito la sua prima Dakar in Sud America nel 2018. Fausto se n’era poi andato pochi mesi dopo in un incidente in moto mentre si allenava nella sua terra.

Pochi giorni fa, nella tappa 4, Gerini si è confrontato ancora con la pericolosità di questo folle sport.

"Stavo andando a 100 km/h su un piattone infinito quando ho centrato una roccia color sabbia. Sono volato via io e la moto era a 200 metri. Mi stavo ancora riprendendo dal botto, quando è arrivato CS Stantosh a manetta. Mi sono sbracciato per avvertirlo del pericolo, ma non mi ha visto e si è schiantato. Sono corso sul posto. Santosh era svenuto, gli occhi sbarrati, il sangue che colava dalla bocca. Ho chiamato i soccorsi e poi ho cercato di fargli il massaggio cardiaco il meglio che potevo. Dentro di me pregavo, lo chiamavo: sveglia Santosh, sveglia!".

"È stato brutto. Molto brutto. Temevo per la sua vita. Quando finalmente sono arrivati i soccorsi ha ripreso a respirare. Ma non era un respiro come il nostro, rantolava”.

Ma come si fa a rimettersi in moto dopo uno spavento così.
“Sappiamo che siamo appesi ad un filo. Si va avanti e chilometro dopo chilometro la testa piano piano si libera”.

Non si torna mai uguali da una Dakar...
“Questa pazza corsa mi ha insegnato a rincorrere i sogni e a realizzarli. Tutto ha un prezzo. E questa gara richiede una tenacia incredibile. Guarda Picco, ha 65 anni, ma è un carrarmato. Una forza della natura, un concentrato di determinazione”.

Il tempo di mangiare un panino e Gerry si rimette al lavoro, perché alla malle moto sono i piloti stessi a occuparsi della meccanica della moto...
“L’ambiente di questo angolo di bivacco è meraviglioso. Ho trovato gli appassionati veri, siamo coccolati dall’organizzazione. E poi questa ulteriore sfida mi ha aiutato a gestire meglio la gara perché occorre rispettare ancora di più la moto. Il rispetto, appunto. Anche questa è un’altra lezione di questa folle corsa”.

#142 Solarys Racing Husqvarna: Maurizio Gerini, #101 HT Rally Raid Husqvarna Racing: David Knight

#142 Solarys Racing Husqvarna: Maurizio Gerini, #101 HT Rally Raid Husqvarna Racing: David Knight

Photo by: A.S.O.

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