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Dakar: c'è il caso del copilota abbandonato nel deserto!

Ricardo Ramilo con il buggy #438 nella tappa di giovedì ha lasciato il suo navigatore, Xavi Blanco, lungo la speciale dopo un alterco ed è ripartito per completare la tappa da solo. Il 56enne galiziano si è perso e si è dovuto ritirare, mentre il catalano è stato recuperato dopo un'ora da un mezzo di assistenza del team Buggy Masters. Ecco una storia incredibile vissute sulle dune dell'Arabia Saudita.

#438 Buggy Masters Team: Ricardo Ramilo, Xavi Blanco

#438 Buggy Masters Team: Ricardo Ramilo, Xavi Blanco

Buggy Masters

La Dakar non è solo una storia di mezzi capaci di affrontare le insidie del deserto con una preparazione sempre maggiore, tale da trasformare anche un Rally raid come quello in Arabia Saudita in una sorta di gara sprint divisa in tredici giorni.

Però la Dakar è anche una sfida di uomini e questa edizione ha messo in evidenza le grandi difficoltà di navigazione del percorso. I concorrenti accumulano la stanchezza con il passare dei giorni e nella seconda settimana si sono moltiplicati i ritiri a riprova di una selettività che non ha messo a dura prova solo le parti meccaniche.

Nella penultima tappa della Dakar 2021, la gara ha vissuto una situazione a dir poco paradossale, che raramente si è vista prima prima: vale a dire quella di un pilota che lascia il suo copilota in mezzo al deserto dopo un litigio.

Sì, avete letto bene: al chilometro 170 della speciale che giovedì che portava la carovana da Al-Ula a Yanbu, il Can-Am #438 preparato dal team spagnolo Buggy Masters si è fermato in pieno deserto. La ragione? I disaccordi tra Ricardo Ramilo e il suo copilota, Xavi Blanco.

Il catalano - che ha debuttato alla Dakar nel 2012 – è sceso dal Maverick X3 dopo una forte discussione con il suo pilota. E il 56enne galiziano lo ha piantato in asso, riprendendo la pista come se niente fosse per completare la tappa.

Ricardo Ramilo era al debutto alla Dakar con un Buggy, ma ha trascorso una vita in sella alle moto da fuoristrada. Ha fatto la sua fortuna commercializzando le gomme ricoperte per le due ruote. È un tipo molto particolare che si fregia di essere stato uno dei tedofori della Torcia Olimpica ai Giochi di Barcellona del 1992 e che vanta un record in apnea di 4 minuti e 35 secondi.

"Dopo km 40 di speciale abbiamo forato la prima gomma – ha spiegato Blanco – e, allora, gli ho detto di rallentare visto che mancavano due giorni all’arrivo e non avevamo niente da guadagnare e molto da perdere”.

I consigli del navigatore sono stati ignorati perché Ricardo Ramilo ha continuato a tirare come se niente fosse…

“Non mi ha ascoltato, ma anzi ho notato che ha cominciato a mettere in pericolo la mia vita, facendo sorpassi molto pericolosi fuori pista. So benissimo quali sono i rischi che si corrono in gara, ma quando senza un vero motivo si supera il limite non lo si può accettare".

"Al chilometro 170 dopo il CP1 gli ho chiesto di fermare la macchina così potevo respirare un po' senza la scia di polvere: stavamo cercando un Way Point nascosto e la tensione nell’abitacolo era salita ai massimi livelli”.

Ricardo ha fermato il buggy: “Sono sceso e ho fatto in tempo a prendere la mia borsa che è ripartito per la pista sabbiosa con la portiera aperta!”.

Xavi Blanco è rimasto impalato nel deserto: "Per fortuna avevo il cellulare e ho potuto parlare con la squadra che aveva organizzato un’assistenza al CP1: nel giro di un’ora sono venuti a prendermi in mezzo al nulla. Mi hanno portato fino al bivacco, così sono potuto andare a spiegare ai commissari sportivi quello di incredibile che era successo”.

Il pilota di Vigo, invece, contava di arrivare al traguardo di tappa, ma ha patito mille peripezie senza il copilota a bordo e si è perso più volte, tornando spesso sui suoi passi. Alla conclusione della seconda neutralizzazione di giornata, situata al km 343, imbestialito per la situazione in cui si era venuto a trovare, ha deciso di abbandonare l’ultimo tratto di speciale per raggiungere il bivacco di Yanbu sulla strada che costeggia il Mar Rosso.

“Era da un paio di giorni che Xavi aveva un atteggiamento strano e poi c’è stato l’epilogo quando mi ha chiesto di scendere dal buggy. Già all'uscita di un controllo mi aveva detto di pagare un anticipo per fare in modo che i tre camion davanti a noi non ci spolverassero. Ma io non volevo prendere una penalizzazione”.

“Dopo pochi chilometri mi ha detto di voler scendere. L’ha fatto ed è sparito. Ho provato a cercarlo ma si è nascosto e non sono più riuscito a trovarlo - ha detto Ramilo a Motorsport.com - Dato che eravamo vicini a una postazione di soccorso ho deciso di ripartire. Ma mi sono subito reso conto di non avere nemmeno un cavetto per caricare il mio cellulare. Ciononostante ho deciso di fare il tratto di speciale da solo, ma i commissari non me lo hanno permesso”.

Il regolamento Dakar è chiaro: l’equipaggio di un buggy deve essere sempre formato dai due concorrenti, pena l’esclusione come poi è avvenuto. I due avevano patito molte tribolazioni nella seconda frazione della tappa Marathon: hanno patito tre forature, rotto due cuscinetti e la trasmissione a 120 km dal traguardo, per cui hanno optato per il ritiro, rientrando in gara grazie alla Dakar Experience che permette di proseguire la gara fuori dalla classifica.

Poi l’alterco e lo strano… divorzio. L’unica situazione simile si è vissuta nell’ultima Dakar africana, quando il portoghese Carlos Sousa ha abbandonato il suo copilota, il tedesco Andreas Schulz per diversi minuti nel deserto. Ma quella volta, il pilota era tornato indietro a riprendere il suo navigatore…

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