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Dakar 2019: la favola di Dutto è stata interrotta per un fraintendimento

Nicola è stato escluso dalla quarta tappa insieme ai suoi "angeli custodi" Villarubia e Toral per aver raggiunto il bivacco saltando il secondo tratto di speciale: "Avremmo dovuto arrivare al CP3 prima di giocare il jolly - spiega il paraplegico - e così siamo out. Peccato!"

Nicola Dutto

Nicola Dutto

Nicola Dutto

“Bendita locura”, benedetta follia. La definisce così Julian Villarubia, l’impresa di Nicola Dutto alla Dakar. Al suo fianco dalla Baja Aragon 2012, quando Nicola, pilota professionista KTM, è tornato a correre in moto per la prima volta dopo l’incidente del 2010 che lo aveva costretto alla sedia rotelle, Julian è uno dei tre angeli custodi che hanno accompagnato Nicola a Lima.

L’avventura, che ha dell’incredibile, era stata preparata nei minimi dettagli.
“La moto mi ha tolto tanto, ma mi ha anche ridato una seconda vita. Quando metto il casco, sono felice, ritrovo la libertà” raccontava Nicola alla vigilia. “Sono tornato in moto nel 2012. Ho partecipato a tutte le gare che avevo fatto da normodotato. Mi mancava la Dakar, la regina dei rally. Se me l’avessero proposta qualche anno fa avrei risposto che era una follia. Ma in questi anni ho ritrovato la facilità di guidare ad alte velocità e a controllare la moto sui percorsi più tecnici, fra sassi e insidie di ogni tipo”.

Nicola ha adattato la sua KTM da enduro con un telaio multitubolare ed un guscio contenitivo per le gambe, e modificato i comandi avere tutto i controlli sul manubrio (frizione automatica, i bottoni per cambiare le marce nella mano sinistra, la strumentazione per navigare sulla destra) ed infine una sella modifica con un cuscino antidecupito sviluppato da Vicair.

Tappa dopo tappa, Nicola e i suoi tre angeli custodi, gli spagnoli Julian Villarubia, Pablo Toral e Victor Rivera, pronti a rialzarlo in caso di caduta, hanno emozionato tutto il bivacco della Dakar.

“Le tappe sono lunghe ma mi diverto. Un’esitazione o uno stupido errore da principiante mi sono costati qualche caduta di troppo, ma sono contento perché se affronto deciso le dune, le supero senza troppe difficoltà”.

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La doccia fredda è arrivata alla quarta tappa Arequipa – Moquegua, 351 km di prova cronometrata divisi da una neutralizzazione. Al km 70 la moto di Victor, l’apriprista, si è spenta nel fesh fesh. Dopo aver perso un paio d’ore per rimetterla in moto, sono stati costretti a lasciare Victor e continuare in tre con anche la moto di Pablo che aveva dei problemi.

Giunti al CP2 (km 136 dei 347 di gara) prima del tratto di neutralizzazione che li avrebbe condotti alla seconda parte della speciale (146km di prova cronometrata), hanno chiesto di poter raggiungere il bivacco per strada normale. I commissari hanno chiesto al PC Course, il quale, come da regolamento, ha confermato che occorreva proseguire per tutta la prova o almeno fino al CP3 in via eccezionale.  Invece il commissario di percorso deve aver frainteso dando a Nicola il permesso di continuare per asfalto. Arrivati al bivacco, l’esclusione dalla gara è arrivata come una doccia fredda.

"La forza della motivazione dei noi quattro ci avrebbe portato fino a Lima!", ha commentato tristemente Nicola, "stavo bene, mi sentivo in forma e guidavo bene. Continuare in due sarebbe stato troppo rischioso, per questo volevamo raggiungere il bivacco per riparare la terza moto. Sapevo che potevamo giocarci un jolly prendendoci una penalizzazione, ma l’esclusione è stata una doccia fredda".

Finire così un’impresa straordinaria animata da una “benditalocura” lascia l’amaro in bocca…

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