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Intervista

Dakar, Metelli: "Presi dei rischi nella seconda parte"

Dopo le difficoltà della prima giornata, ad una sola tappa dalla sosta Livio è a ridosso della top 50

#259 Yamaha: Camelia Liparoti
Paolo Ceci
#32 Honda: Paolo Ceci
#32 Honda: Paolo Ceci
#18 Yamaha: Alessandro Botturi
#18 Yamaha: Alessandro Botturi
#18 Yamaha: Alessandro Botturi
#18 Yamaha: Alessandro Botturi
#177 Yamaha: Francesco Catanese and #276 Yamaha: Jeremias Ferioli
#32 Honda: Paolo Ceci
#32 Honda: Paolo Ceci

Sesta tappa della Dakar 2015 conclusa da Livio Metelli in 52esima posizione oggi e insieme a lui in gara restano Alessandro Botturi, Paolo Ceci – eroe del giorno – Manuel Lucchese, Diocleziano Toia, Francesco Catanese e sui quad Franco Picco e Camelia Liparoti oltre all'italo argentino Carignani.

Livio arriva al bivacco con il sole ancora alto nel cielo della Bolivia, lucido, stanco e impolverato però chiaro nelle sue spiegazioni, quando al meccanico spiega cosa c'è da fare sulla sua KTM: "E' stata una tappa bella impegnativa oggi, però bella, guidata. Non mi è piaciuto tanto il primo pezzo perchè nella sabbia sono un po' negato e poi con questo motore.... Una sabbia non nel senso di dune ma nel senso di guidata, lenta, canali e carregge con sabbia altina e con pietre nascoste in mezzo, molto lento, dentro e fuori dai campi, con questa specie di vasche alternate a fesh fesh. Ogni tanto raggiungevo quelli davanti ma con la polvere finivo spesso fuori dalle curve, o in mezzo ai sassi, perchè non riuscivo a vedere bene".

Più adatto al suo stile di guida il secondo pezzo della ps lunga 542 chilometri: "Il secondo pezzo invece era molto più enduristico più guidato ma sempre nelle pietre e poi alla fine la speciale si faceva più veloce con un sacco però, di pietrone questa volta infilate nel terreno, di quelle che ti mettono non poca paura. Ho visto parecchia gente rischiare e ho preso anche io dei bei rischi oltre a qualche bella botta sulla gomma davanti".

Quando arriva al bivacco infatti, Livio spiega a Fernando Prades, il suo meccanico, di controllare bene la sua ruota anteriore perchè ha colpito spesso e volentieri grosse pietre e il cerchio e i raggi potrebbero aver sofferto, in realtà non è così. La gomma è messa bene, ed anche il cerchio cosa che invece non si poteva dire ieri, dopo la speciale che dall'Argentina saliva in Bolivia. "Il cerchio ieri ha patito parecchio e lo avevo proprio piegato anche perchè in un paio di occasioni la moto mi era letteralmente volata via".

Di nuovo niente problemi con l'altitudine per Metelli, anche oggi fra i 3.500 metri e i 4.000, perchè le pastiglie fornite dal servizio medico della gara sono davvero buone: "Quella che mi avevano dato ieri in realtà era diversa, stamattina ho preso questo nuovo medicinale e sinceramente non ho sentito nulla, come se fossi al mare". E' un po' provato a livello fisico, polveroso soprattutto, ma è lucido nel suo racconto, neanche la lunghezza – quella di oggi era la speciale più lunga di tutta la Dakar – ha pesato più di tanto su di lui. "No, in effetti ripensandoci non ho sofferto, mi è pesato molto di più sicuramente il trasferimento finale perchè era tutto a velocità controllata, con i 90 km/h imposti e terreno sul tipo tolè ondulée che ti sfascia le braccia".

Meno limiti di velocità oggi anche in prova speciale: "Rispetto ai giorni scorsi pochi devo dire, e quei pochi erano anche corti, giusto in prossimità di qualche paesino che ci siamo trovati ad attraversare". Ieri invece i tratti a velocità controllata erano stati non solo numerosi, ma anche lunghi: "Addirittura trenta chilometri abbiamo fatto con il limite imposto di 50 km/h ed è terribile perchè perdi di concentrazione e sai che se ti scappa la manopola del gas la pagherai a livello di penalità in minuti e anche a livello economico".

La gente sulla speciale oggi era molto meno rispetto all'Argentina: "Qualcosa sì, specie appunto in prossimità dei paesi, tante persone, però oggi per la prima volta abbiamo corso per lunghi tratti in solitaria, cosa che in Argentina non capita quasi mai". Poca polvere: "Più che altro perchè mi sono tenuto lontano da quelli che raggiungevo e anche quelli che mi si avvicinavano alla fine tenevano la distanza proprio per non trovarci costretti a viaggiare con la polvere addosso. Ho visto Barreda, al traino di Paolo Ceci, ed andavano così piano, chissà a che ora arriveranno stasera!".

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