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Intervista

Dakar, l'impresa di Espinasse: all'arrivo su una 125

Il pilota francese, alla terza Dakar, ha dovuto sostituire la bellezza di 5 pistoni, ma non si è mai arreso

Non era la sua prima Dakar, e non sarà neanche l'ultima. Ma probabilmente sarà quella che più gli resterà impressa nella memoria, e senza dubbio alcuno, anche la più dura. Sylvain Espinasse, 46 anni ha affrontato la Dakar 2016 in sella ad una Husqvarna 125.

"Sono contento, anzi contentissimo – dichiarava appena sceso dal palco – ma è stata dura, anzi iperdura", usando quell'accrescitivo che i francesi amano tanto. "E' stata una scelta pazza la mia perchè questa Husqvarna 125 ovviamente è meno potente delle moto che avevo usato in precedenza. La prima volta sono venuto con una Sherco, una moto che conoscevo poco per una gara che non conoscevo, invece, per niente. Non mi sono trovato con il mezzo ma la Dakar invece mi è piaciuta fin da subito, me ne sono innamorato".

Arrivò in fondo, nel 2012, 91esimo assoluto. Nel 2014 ha deciso di tentare di nuovo: "Sono tornato e mi sono iscritto nella categoria più difficile, quella delle “Malle Moto”: se sfida deve essere, mi sono detto, che sfida sia". Finii anche quella, 71esimo assoluto. Di due anni in due anni Sylvain è tornato per questa Dakar 2016 chiedendosi ancora una volta, dopo la sfida vissuta e vinta del Malle Moto: che cosa può esserci di più difficile ancora? La risposta è stata immediata: correre la Dakar con una 125!

E il bello è che il suo problema più grosso in questa Dakar non è stata l'altitudine, ma le dune: "In altitudine me la sono cavata, andavo piano, anzi pianissimo e in certi tratti non raggiungevo neanche i 40 all'ora, ma le dune sono state molto molto più difficili per me. Tra l'altro sono anche rimasto senza benzina, e ho temuto di dover abbandonare. Invece no, sono partito dal CP2 alle otto di sera e sono arrivato la mattina dopo, al traino di un quad, alle 4,20, per ripartire meno di un'ora dopo".

Ma ad aiutarlo, a dargli la forza di continuare, e a fornirgli la giusta motivazione, sono state tante cose diverse: "L'organizzazione stessa, tutte le persone che vi lavorano, a cominciare dai ragazzi che danno il via alla mattina, per finire ai responsabili della strumentazione: mi hanno sostenuto tantissimo, mi hanno coccolato come se fossi una specie di mascotte. Ed è stato bellissimo". Cinque pistoni in tutto ha cambiato durante tutta la gara, e quando in attesa di salire sul palco d'arrivo di Rosario lo racconta, gli altri piloti restano meravigliati: "Solo?!"

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