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Intervista

Pons: "Ora che ho provato la Dakar, una non basta!"

Lo spagnolo, al debutto sulla Ford, si è goduto molto questa esperienza e vuole riprovarci tra un anno

#320 Ford: Xavier Pons, Ricardo Torlaschi

willyweyens.com

#320 Ford: Xavier Pons, Ricardo Torlaschi
#320 Ford: Xavier Pons, Ricardo Torlaschi
#320 Ford: Xavier Pons, Ricardo Torlaschi
#320 Ford: Xavier Pons, Ricardo Torlaschi
#320 Ford: Xavier Pons, Ricardo Torlaschi

Xavi Pons in questa sua prima Dakar è stato sinceramente sfortunato. Dopo un prologo ad altissimo livello lo spagnolo è rimasto intrappolato come molti altri piloti più esperti di lui nella pozza di fango della seconda tappa della Dakar e ha pagato un prezzo altissimo. 45 minuti di ritardo che poi si è portato dietro per tutta la gara e che hanno pesato come un macigno su tutta la sua performance. Ha chiuso trentesimo assoluto ma, pur sapendo che poteva far molto meglio, ha raggiunto il traguardo della sua prima Dakar, che forse è stata un po' diversa da come se l'aspettava.

"In realtà – spiega lo spagnolo - non è stata diversa da quello che mi avevano raccontato, sono state semplicemente due gare racchiuse in una. La prima parte bene, con un prologo chiuso in terza posizione, e poi il pasticcio nel fango che mi ha fatto perdere tantissimo tempo, dopo soli due giorni, e ancora la rottura del cambio con il mio compagno di squadra che mi ha trainato fuori dalla speciale. Il tutto mi è costato tantissimo tempo e mi sono ritrovato quindi, poi, a ripartire molto indietro in classifica. E la gara appunto, è costituita in realtà da due gare: quella che si corre davanti, bellissima, e quella infernale che invece si combatte dopo il trentesimo".

Lui le ha vissute tutte e due, a fasi alterne, fino al giorno delle dune dove per problemi di alte temperature Xavi ha dovuto attendere il camion T4 di assistenza alle sue spalle che lo ha trainato fuori dalla speciale e fino al bivacco, dove è arrivato alle 4 di mattina. Una vera Dakar, di quelle vissute intensamente, ma non era questo in realtà che Xavi aveva in mente quando è partito: "E' vero, ho vissuto una Dakar profonda, reale, ma è un tipo di Dakar che può vivere un privato, un amatore perchè è davvero durissima. E' sicuramente complicato stare con i piloti in testa, ma è ancora più difficile stare dietro, con gli ultimi. Un inferno. Però mi è piaciuto tutto moltissimo e lo voglio rifare".

E anche le dune dove non aveva mai guidato prima d'ora gli sono piaciute: "Direi bene per essere uno che non aveva mai guidato prima in mezzo alla sabbia e alle dune. Mi sono insabbiato un paio di volte, ma non di più e non per molto tempo. Più difficile invece per me la navigazione: nei rally hai tante informazioni di più, curva dopo curva conosci tutto e qui no, e non è facile per noi".

E aggiunge un concetto interessante: "La Dakar non richiede più o meno concentrazione rispetto ad un rally tradizionale, è semplicemente diversa. Anche in un rally normale stai concentrato, parecchio, ma è tutto molto veloce e la concentrazione è costante. Nella Dakar le tappe sono più lunghe, ci sono speciali da sei ore, cosa a cui non siamo abituati e ovviamente la preparazione deve essere soprattutto fisica e a volte vale di più della concentrazione. Per questo mi sono reso conto che nei prossimi anni dovrò allenarmi di più per la Dakar: ho bisogno di una maggiore forza e resistenza fisica, di sicuro".

E non nasconde che l'angolo dei rallisti, in questa Dakar è esistito davvero: "Mi sono trovato ogni tanto a chiacchierare con Sebastien Loeb e con Martin Prokop e tutti dicevamo più o meno le stesse cose. Quello che più è stato difficile per noi rallisti è stata proprio la navigazione: non sapere dove stai andando, dove metti le ruote, che cosa c'è dietro quella montagna, piuttosto che dietro quella curva. Per noi è impensabile!".

E in chiusura si parla della sua Ford Ranger, del team South Racing, riportata da Xavi sempre in perfetto - quando possibile – stato al bivacco: "La prima settimana si, di sicuro perchè la gara era veloce e quindi ho rispettato molto il mio mezzo. E' stata davvero un'esperienza positiva per me". E che questo sia il suo futuro Xavi Pons lo ammette con grande candore: "Mi è piaciuta tantissimo questa avventura e ora che l'ho provata non mi basta certo una sola Dakar. Ora che ho l'esperienza voglio proseguire e provare anche altri rally raid, magari il Marocco e anche qualche Baja. Non ho dubbi che questo sarà il mio futuro e che alla Dakar 2017 io ci sarò, di nuovo".

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