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Targa Florio: Gemma Amendolia avrebbe provato a proteggere il padre!

La profonda ferita al braccio sinistro evidenzia che la figlia di Mauro Amendolia ha cercato di intervenire per evitare la tragedia: il padre, forse colto da un malore, ha travolto il commissario di percorso Laganà. Ecco le foto del posto della tragedia.

Mauro Amendolia, Gemma Amendolia BMW Mini Cooper JCW, R1T

acisportitalia.it

I resti della MINI Cooper JCW di Mauro Amendolia e Gemma Amendolia sul luogo dell'incidente
Il luogo dell'incidente di Mauro Amendolia e Gemma Amendolia
Mauro Amendolia, Gemma Amendolia BMW Mini Cooper JCW, R1T
Mauro Amendolia
Gemma Amendolia, MINI Cooper JCW
Il luogo dell'incidente di Mauro Amendolia e Gemma Amendolia
Il luogo dell'incidente di Mauro Amendolia e Gemma Amendolia
I resti della MINI Cooper JCW di Mauro Amendolia e Gemma Amendolia sul luogo dell'incidente
I resti della MINI Cooper JCW di Mauro Amendolia e Gemma Amendolia sul luogo dell'incidente
I resti della MINI Cooper JCW di Mauro Amendolia e Gemma Amendolia sul luogo dell'incidente
Il luogo dell'incidente di Mauro Amendolia e Gemma Amendolia: segni di impatto su un palo
Il luogo dell'incidente di Mauro Amendolia e Gemma Amendolia: segni dell'impatto su un palo dell'alta tensione
Una coperta termica usata durante i soccorsi
Sul luogo dell'incidente di Mauro Amendolia e Gemma Amendolia vengono lasciati fiori e una lettera
Sul luogo dell'incidente di Mauro Amendolia e Gemma Amendolia vengono lasciati fiori e una lettera
Conferenza stampa Finale Targa Florio 2017
Mauro Amendolia, Gemma Amendolia BMW Mini Cooper JCW, R1T

Un taglio lungo e profondo all'interno del braccio sinistro. Gemma Amendolia, dal sedile di destra della Mini Cooper R1 con la quale stava correndo la Targa Florio, avrebbe istintivamente sporto il braccio sinistro per proteggere il padre Mauro (o avrebbe tentato di dare un colpo di sterzo) mentre la macchina 29 nel tratto in salita della speciale numero 3, Piani Battaglia, stava uscendo di strada come se ormai fosse priva di controllo.

La ferita che i soccorritori hanno suturato sul luogo dell'incidente, dopo che la ragazza messinese di 26 anni è stata estratta dall'abitacolo, è in un punto che testimonia come la figlia di Mauro Amendolia abbia cercato di proteggere il genitore prima del tremendo impatto mortale.

La manovra disperata

Un disperato tentativo di evitare un'uscita di strada che ha avuto un tragico epilogo: il decesso quasi sul colpo di Mauro Amendolia e del commissario di percorso, Giuseppe Laganà, travolto dalla Mini Cooper R1, mentre stava svolgendo il suo compito alla postazione CP30.

I soccorritori si sono trovati davanti una scena raccapricciante: i due uomini morti e la copilota incastrata nelle lamiere della Mini per cui ci sono voluti più di venti minuti per l'estricazione prima di disporne il trasporto al vicino ospedale di Petralia dove gli è stata praticata la TAC che ha rivelato un leggero edema cerebrale.

Le condizioni di Gemma sono stabili

Gemma è stata trasferita in eliambulanza all'ospedale civile di Palermo dove risulta ricoverata nel reparto di rianimazione: è in coma farmaceutico per cui la sua prognosi resta riservata, ma l'ultimo bollettino medico diramato dal medici parla di condizioni stabili. Gli ultimi esami hanno mostrato anche la presenza di una contusione in regione epatica che è tenuta sotto controllo dai sanitari, ma che non dovrebbe essere preoccupante.

La speranza è che nelle prossime 48 ore, qualora il decorso fosse regolare secondo le aspettative, la giovane messinese possa essere indotta al graduale risveglio, visto che, per fortuna, non avrebbe subito danni cerebrali.

La madre Rosaria e la sorella Valentina sono costantemente in Ospedale a Palerno, in attesa di aver informazioni su quando verrà disposta l'autopsia al marito Mauro e al commissario di percorso Giuseppe Laganà, 56 anni di Lentini, sposato con Silvana Marchese e padre di figli (Luca, Valentina e Santo).

L'autopsia di Mauro e Giuseppe solo mercoledì

L'esame autoptico non è previsto se non nei prossimi giorni (si parla di mercoledì) e solo quello riuscirà a chiarire il giallo di un incidente che per il momento resta un vero mistero, anche se prende sempre più corpo l'ipotesi del malore improvviso che avrebbe colpito Mauro Amendolia, 52 anni, messinese, organizzatore di gare, pilota e titolare del team Messina Racing.

Era un grande appassionato di corse e aveva coinvolto nell'automobilismo tanto la moglie che le due figlie maggiorenni. Non era certo un campione, ma era apprezzato per le sue doti di guida che aveva voluto affinare fino a diventare un istruttore di guida veloce. Insomma, era un pilota che sapeva come agire sul volante in caso di un problema.

Un rettilineo senza insidie

Motorsport.com è andato sul posto della tragedia questa mattina per cercare di capire cosa fosse successo alla Mini Cooper numero 29. La macchina è uscita di strada in un tratto rettilineo nel quale la carreggiata è larga almeno quattro metri e il fondo, specie in traiettoria, non mostrava particolari buche o avvallamenti, tali da giustificare uno scarto della vettura.

Sull'asfalto non ci sono segni di frenata: la Mini Cooper R1 si sarebbe schiantata in velocità prima contro un albero sul lato sinistro della strada e poi sarebbe rimbalzata sul masso sul quale aveva trovato riparo Giuseppe Laganà, prima di entrare in rotazione e colpire il palo dell'alta tensione e ripiombare in terra dopo essere rimbalzata per aria a quasi due metri di altezza. Un crash inspiegabile...

Laganà falciato alle gambe

Qualcuno ha pensato che il commissario di percorso avesse cercato riparo dalla pioggia sotto alle piante e si sia messo in una posizione di sicurezza sul masso che era un paio di metri all'esterno della carreggiata, pochi metri più avanti rispetto al punto del CP30 che era molto più scoperto.

L'uomo, abile autista di escavatori per il movimento terra, aveva la passione per i rally e svolgeva in modo dilgente il ruolo del commissario di percorso da anni: Giuseppe Laganà non era uno sprovveduto, ma non ha potuto fare niente per evitare il suo tragico destino.

C'è chi sostiene che fosse seduto sul masso e per questo gli sarebbero stati tranciati di netto le due gambe all'altezza delle ginocchia dopo lo schiacciamento della Mini impazzita (gli arti sarebbero stati ritrovati a diversi metri di distanza!), ma altri ritengono che la macchina in volo può aver prodotto gli stessi danni all'incolpevole Giuseppe che è morto subito dopo il tremendo impatto.

Il tempo si è fermato dopo Piano Zucchi

Ci sono ancora pezzi della Mini che sono sparsi per una decina di metri a raggiera oltre il punto del crash: in quell'angolo di bosco oltre Pian Zucchi sembra che il tempo si sia cristallizzato al momento della tragedia. Un amico si Giuseppe Laganà è arrivato a deporre un mazzo di fiori e una lettera all'amico perduto.

E una pozza di sangue al centro della carreggiata testimonia dove è stato composto il corpo del povero Mauro Amendolia. Guardando l'andamento rettilineo del tracciato e l'assoluta mancanza di manovre di emergenza, è lecito pensare che non ci sia stato alcun cedimento meccanico, per cui è giusto avvalorare la tesi che il pilota messinese sia stato colto da un malore e la figlia abbia cercato di intervenire per evitare il drammatico impatto.

Il caso è nelle mani della magistratura: toccherà al procuratore di Termini Imerese, Alfredo Morvillo, e al sostituto procuratore, Silvio Napolitano, trovare delle risposte, anche se decisivo potrà essere il responso dell'autopsia che è stata disposta per mercoledì.

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